ESODATO

La parola esodato si è diffusa nella cronaca e nella lingua italiana in particolare nel 2011 in occasione del dibattito successivo alla Legge di riforma della previdenza del Ministro Elsa Fornero (vedi Legge Fornero). I lavoratori esodati sono quei lavoratori che avevano stabilito di allontanarsi dal proprio lavoro in anticipo rispetto all’età pensionabile (es. 60 anni), dopo un accordo con i datori di lavoro e con contratti individuali o collettivi. L’accordo prevedeva di solito la corresponsione da parte dell’azienda di una percentuale (es. il 70%) degli stipendi per gli anni mancanti alla pensione (es. 60 anni anagrafici).
In seguito alla riforma pensionistica del 2011 del Ministro Fornero che ha portato a compimento la riforma Dini e Maroni, c’è stato un significativo innalzamento dell’età minima per accedere alla pensione, da 60 a 65 anni anagrafici. In seguito a questa riforma, un certo numero di lavoratori si è trovata nella condizione di non poter riprendere il lavoro, avendo firmato l’accordo volontario di esodo, ma non aveva neanche diritto all’assegno previdenziale; queste persone erano quindi senza stipendio, senza assegno di pensione e non potevano richiedere neanche gli ammortizzatori sociali (assegno disoccupazione).
Il Governo Monti e i successivi hanno risolto la condizione di oltre 100mila esodati che hanno potuto così percepire l’assegno previdenziale.
Il termine “esodato” nella lingua italiana fa riferimento alla popolazione istriana e giuliano-dalmata, circa 300.000 persone, che improvvisamente aveva dovuto lasciare le proprie terre per timore di rappresaglie da parte della nuova Yugoslavia.
Gli esodati che non percepiscono l’assegno previdenziale dal 2019 possono richiedere il Reddito di Cittadinanza oppure la Pensione di Cittadinanza.

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