NEW ECONOMY (Enciclopedia)

Abstract

New Economy è un’espressione nata negli anni novanta per descrivere il risultato di un processo di sviluppo che ha sancito il passaggio, nei paesi occidentali, da un patrimonio industriale/produttivo basato su un’economia di produzione a un settore dei servizi basato principalmente su asset immateriali, quali il talento e le idee innovatrici. Persone brillanti e qualificate e un sempre più spiccato spirito imprenditoriale si sono dunque configurati, nel corso degli anni, come gli elementi più rilevanti per il successo della New Economy.

Descrizione

Per comprendere a fondo cosa si intende per New Economy è importante, per prima cosa, analizzare in che modo essa si differenzia dalla cosiddetta Old Economy.

Nella Old Economy crescita e sviluppo erano trainati da compagnie industriali con gran disponibilità di macchinari di produzione. Il settore economico di una determinata area veniva definito sulla base della sua struttura industriale e della sua abilità di accumulare “vecchio capitale” (macchinari, attrezzature, terra, capacità di credito, ecc.). A causa delle enormi spese di capitale e dello sviluppo di piani di lungo periodo per la costruzione di depositi industriali, le comunità mantenevano per lungo tempo, ogni tipo di attività economica che avevano senza effettuare innovazioni. Inoltre, nella Old Economy, erano spesso le persone, in gran parte operai, ad abbandonare le proprie case e le proprie aspirazioni per inseguire i posti di lavoro.

I mercati del lavoro erano per lo più regionali, come pure la competizione fra comunità. Le persone di talento piegavano le proprie esigenze ai bisogni della regione e pertanto anche il mercato dei talenti presentava un carattere regionale.

Con l’avvento della New Economy negli anni novanta il paradigma della Old Economy viene completamente rivisto. Con la diffusione della crescita economica e della prosperità il talento prende il posto degli impianti di produzione come asset economico di fondamentale importanza.

Sono ora le persone di talento a creare posti di lavoro, piuttosto che piegarsi alle esigenze produttive del luogo. Le ragioni che le inducono a stabilirsi in una determinata area sono di vario genere e non riguardano, come in passato, la disponibilità di lavoro, ma una molteplicità di altri fattori come:

- la qualità della vita,
- l’accesso ai servizi,
- le opportunità ricreative,
- la presenza di comunità compatte che propongono una vita attiva,
- la disponibilità di sentieri, piste ciclabili, parchi urbani,
- la vicinanza di luoghi di intrattenimento per il lavoro,
- la presenza di altre persone di talento,
- un ambiente che promuova l'innovazione, la tolleranza e la diversità,
- l'accesso alle università e alle opportunità di transito che non richiedano necessariamente l’automobile.

Il successo della Old Economy si era sviluppato nei luoghi in cui era conveniente investire tenendo conto dei bassi costi di produzione e dei vantaggi competitivi propri del territorio (come ad esempio alcune risorse o competenze). Ora è una maggiore qualità della vita e l’importanza dei servizi offerti, fattori prima troppo onerosi per essere presi in considerazione dalla maggior parte delle aziende, a determinare gli investimenti.

Si sviluppa, inoltre, rispetto al passato, una maggiore sensibilità per uno stile di vita sostenibile a livello ambientale, orientato alla promozione della giustizia sociale.

Pertanto, nella New Economy, lo sviluppo economico non viene più visto come un ostacolo alle risorse esauribili e alla giustizia sociale, ma in coerenza con la cultura della sostenibilità.

Con la nascita della New Economy si abbattono le barriere regionali e nazionali e si passa al riconoscimento della concorrenza economica e del successo a livello globale.

L’avvento della globalizzazione modifica completamente lo scenario economico internazionale consentendo una rapida comunicazione attraverso distanze prima difficilmente raggiungibili. Per l'esecuzione delle transazioni internazionali una volta venivano impiegate settimane, se non mesi, mentre ora bastano pochi secondi. Con la nascita del Web infinite fonti di informazione vengono concentrate in un’unica rete accessibile a tutti. Si da avvio alla delocalizzazione produttiva, in tal modo, paesi con un basso costo del lavoro e scarsa regolamentazione cominciano a realizzare prodotti e a distribuirli ai mercati internazionali, a costi molto più contenuti rispetto ai paesi più industrializzati. La disponibilità di investimenti e di capitale è ormai globale. La globalizzazione dell'economia, grazie ai progressi nella comunicazione e nella tecnologia, ha creato, per analogia, un "Mondo sempre più piatto" - come affermato dal giornalista del New York Times Thomas L. Friedman nel 2005 - cambiando radicalmente non solo i luoghi in cui si trova lavoro, ma anche il tipo di lavoro che viene svolto.

La produzione industriale e la forza lavoro, punto fermo della Old Economy, non sono più così rilevanti. La produzione e il lavoro di ingegneria fatto in precedenza negli Stati Uniti o in Europa, viene ora svolto in Cina e in India. Si acquista sempre più la consapevolezza che nessun paese può prescindere dal mercato internazionale producendo solo per l'economia nazionale. Nei paesi sviluppati, il passaggio alla nuova economia punta dunque sull'innovazione, e si fa sempre più alta la domanda di lavoratori qualificati. Persone di talento, nuovi progressi intellettuali e imprenditorialità rappresentano, pertanto, i principali elementi per il successo nella New Economy.

New Economy e Produttività

La New Economy può essere, dunque, intesa come l’insieme dei fattori che imprimono allo sviluppo e alla produttività un nuovo e più elevato impulso rispetto a quello presente nella Old Economy creando così i presupposti per l’affermarsi di una crescita reale permanente.

Alcuni studiosi ampliano questa caratteristica e ne aggiungono altre tra cui:
- La trasformazione della presenza dello Stato nell’economia da giocatore ad arbitro;
- L’ascesa delle NGO - Non Governative Organizations - o organizzazioni non governative;
- Il processo di globalizzazione;
- La crescente diffusione di financial innovation sui mercati finanziari e monetari mondiali.

Tutto ciò è stato indicato dall’economista Paolo Savona come effetto LISCA - dalle iniziali delle parole inglesi Liberalization, Internationalization, Securitization, Computerization e Apolitiazation - e per giunta rafforzato dagli sviluppi delle ICT (Innovation and Communication Technology), delle nano e biotecnologie, della genetica.

La New Economy e la Globalizzazione sono dunque il risultato del cosiddetto “Effetto Lisca”, ossia dell’insieme degli impulsi trasmessi dalla liberalizzazione dei mercati, dall’internazionalizzazione dell’attività economica e dalla mondializzazione delle scelte, dalla securitizzazione della proprietà e dalla finanziarizzazione dell’economia, dall’informatizzazione dei processi e dall’apoliticizzazione, o minor dose di intervento pubblico rispetto al passato che sancisce l’arretramento dello Stato in qualità di diretto operatore.

Si può, pertanto, affermare che la New Economy racchiude in sé l’insieme delle nuove conquiste tecnologiche e dei nuovi assetti istituzionali che incrementano la produttività.

L’importanza del luogo

La New Economy ha trovato terreno fertile in luoghi ricchi di persone di talento in cui vengono generate rapidamente nuove idee. Non si tratta più di attrarre aziende, ma di attrarre persone brillanti. La qualità della vita, come abbiamo accennato, inizia a rivestire un ruolo cruciale. Le aree in cerca di prosperità economica si concentrano sulla creazione di un clima innovativo che consenta partnership produttive e attragga il talento, invece di concentrarsi sulla produzione di merci che quasi ogni paese è in grado di fornire. Nella New Economy, per avere successo i paesi imparano ad adattarsi e, piuttosto che trarre benefici da uno sviluppo economico trainato dal Governo, come nella Old Economy, danno avvio a partnership tra i vari settori economico, governativo e no profit.

Le principali differenze tra la Old e la New Economy sono riassunte nella tabella 1 e mettono in evidenza la nascita di una nuova mentalità per la promozione della crescita e della prosperità. Le piccole imprese basate su personale altamente qualificato rappresentano ora, al posto delle grandi società, il motore della crescita economica. La produzione personalizzata sta sostituendo quella di massa per sostenere il mercato e la comunità locale. Un ambiente dinamico risulta più attraente per i lavoratori qualificati rispetto all'ambiente rigido dominato dai vecchi impianti di produzione.

Infine, l'innovazione e la diffusione di know-how diventano risorse cruciali per il raggiungimento del successo e della prosperità.

Abbiamo visto come la formula per il successo della New Economy si focalizzi, prima di tutto, sulla volontà di investire in persone qualificate ed attrarre talenti. I giovani talenti portano, infatti, nuove idee e promuovono l'innovazione e sono, più di ogni altro, in grado di decidere, sulla base dei servizi forniti dai vari paesi, dove impiegare al meglio le proprie competenze. Le comunità impegnate nello sviluppo di questo nuovo tipo di economia iniziano a comprendere che può esservi prosperità solo se si crea il giusto mix fra sviluppo economico e strategie politico-territoriali.

Crescita Strategica e Sviluppo Economico

Nella New Economy, le comunità crescono sfruttando le proprie risorse che derivano in gran parte dal territorio e da personale qualificato. Altre risorse utilizzate per creare strategie efficaci per il reclutamento delle persone dotate di talento e creatività sono:

- la tecnologia,
- l'innovazione,
- le università,
- sviluppo di parchi e sentieri,
- servizi di intrattenimento,
- l’utilizzo della terra,
- il raggruppamento di luoghi e attività storiche e culturali,
- la gestione delle immagini,
- l’accesso ai servizi,
- design accattivante.

Individuare le aree economicamente rilevanti diviene fondamentale per avere successo nella New Economy. Rintracciare attività economiche tra loro simili facilita lo spostamento del personale qualificato tra i posti di lavoro e in secondo luogo, facilita l’assunzione di persone di talento da parte dei datori di lavoro.

Questa è, dunque, una strategia importante per promuovere la sinergia, l'interdipendenza, la sana competizione e il trasferimento di conoscenza.

Dal momento che i giovani talenti richiesti nella New Economy tengono in alta considerazione la qualità del luogo di lavoro, le strategie volte al miglioramento del territorio sono la chiave per attrarre queste persone verso una città o una regione. Le strategie di utilizzo del territorio insieme agli altri fattori volti all’incremento della qualità della vita hanno sostituito impianti, attrezzature, capitali e competenze di base in qualità di propulsori di sviluppo e crescita.

I Dieci Principi di Crescita Intelligente

Come abbiamo più volte sottolineato, nella New Economy il ruolo rivestito dai luoghi di lavoro è assolutamente fondamentale per le comunità che vogliono avere successo. Questo comporta la creazione di un ambiente che promuova la crescita privilegiando le persone di talento e le partnership innovative. A tal proposito, vengono adottate determinate strategie per lo sfruttamento del territorio, fondate sui principi di "Crescita Intelligente" grazie alle quali la comunità è messa nelle condizioni di fornire ai propri cittadini una varietà di opzioni, di essere adattabile al cambiamento, e di divenire così sempre più sostenibile. La Crescita Intelligente fa, dunque, riferimento ad un insieme di principi sullo sviluppo e l’uso del territorio volti a migliorare la qualità della vita, preservare l'ambiente naturale, e risparmiare capitale per il futuro.

In base a questi principi:
1. La terra deve essere soggetta a usi misti. Ogni quartiere deve avere un insieme di case, di negozi al dettaglio, di imprese e di opportunità ricreative.
2. Bisogna costruire quartieri ben progettati. I residenti devono poter scegliere di vivere, lavorare, fare shopping e giocare nelle immediate vicinanze, mentre le persone devono poter accedere facilmente alle attività quotidiane. Devono essere supportate le imprese locali.
3. Devono essere assicurati diversi mezzi di trasporto. I quartieri devono avere un'infrastruttura sicura per permettere ai cittadini di muoversi a piedi e in bicicletta, oltre che in auto.
4. Devono essere create diverse opportunità abitative. Le persone devono potersi permettere una casa nel quartiere che più preferiscono a prescindere dall’età e dal livello di reddito.
5. E’ necessario incoraggiare la crescita delle comunità esistenti. Gli investimenti in infrastrutture (come strade e scuole) devono essere utilizzati in modo efficiente.
6. Bisogna preservare gli spazi aperti, le bellezze naturali e le aree ecologicamente più sensibili. Lo sviluppo deve rispettare le caratteristiche proprie del paesaggio naturale ed avere alto valore estetico, ambientale e finanziario.
7. E’ fondamentale la tutela e la valorizzazione dei terreni agricoli.
8. Devono essere utilizzate infrastrutture più funzionali e meno costose. La bioedilizia può infatti incidere positivamente sui costi e sull'ambiente nel lungo periodo.
9. Deve essere favorita un’unica identità di quartiere.
10. Bisogna favorire l’impegno da parte dei cittadini. Cittadini impegnati in maniera attiva nella comunità sono in grado di prendere parte al processo decisionale.

Tali principi, alla base della New Economy, mirano in sostanza a garantire che la crescita sia fiscalmente, ecologicamente e socialmente responsabile e valorizzi sempre di più i legami tra lo sviluppo economico e la qualità della vita.

Bibliografia

ADELAJA S. e  HANNAH J.L. (2007), Comparison of the Old Economy to the New Economy, Michigan, FAICP.
ATKINSON R.D. e COURT R.H. (1998), The New Economy Index: Understanding America’s Economic Transformation, Washington DC, Progressive Policy Institute.
PORTER  M. (2002), Clusters and the New Economics of Competition, Cambridge, Harvard Business School Press.
SAMUELSON P e VARIAN H.R. (2001), The “New Economy” and Information Technology Policy, Berkley, University of California Press. http://people.ischool.berkeley.edu/~pam/papers/infopolicy
SAVONA P. (2002), Politica Economica e New Economy, Milano, McGraw-Hill

Redattore: Francesca BERTI

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