RISK MANAGEMENT
Metodologie di controllo e di gestione dei rischi che hanno avuto una rapida diffusione nell’ultimo decennio fra le banche, soprattutto quelle di grandi dimensioni, a causa del forte calo di redditività e dei vincoli alla crescita dovuti alla scarsità di capitale che esse hanno subito nel periodo. La particolare attenzione con la quale il risk management è stato oggetto di analisi, anche da parte del top management, è dovuta al fatto che un attento controllo dei rischi può prevenire significative distruzioni di valore economico della banca nel caso di movimenti avversi dei mercati finanziari, ma anche alla consapevolezza che una più razionale esposizione ai fattori dirischio può consentire una maggiore redditività. Nel 1988 il Comitato di Basilea per la supervisione del sistema bancario ha proposto un primo semplificato metodo standard inerente le modalità con cui veniva definita la copertura dei rischi. In seguito le banche hanno elaborato al loro interno ulteriori sofisticati modelli che sono stati istituzionalizzati nel 1995 anche dallo stesso Comitato di Basilea. In un successivo emendamento del gennaio 1996, il Comitato di Basilea ha stabilito i criteri generali, qualitativi e quantitativi, per l’utilizzo dei modelli interni di risk management. Contemporaneamente il Gruppo dei Trenta (G-30), associazione indipendente per l’autoregolamentazione del sistemabancario a cui partecipano rappresentantidei maggiori Paesi industrializzati, ha redatto un rapporto che è divenuto il documento di riferimento per la definizione di prassi e procedure di risk management. Tale documento definisce anche alcuni dei paradigmi organizzativi e funzionali che devono essere rispettati per l’introduzione e lo sviluppo di una funzione indipendente di risk management affinché essa possa risultare operativamente efficace e tempestiva. Nelle Recommendations dei G-30, le metodologie basate sul valore a rischio (VAR), le più diffuse, permettono alla banca il monitoraggio e la valutazione delle esposizioni al rischio relative a tutte le diverse posizioni in essere. Di fatto, in genere, le banche hanno istituito un’unità indipendente di risk management per la gestione dei rischi di mercato e di credito con funzioni di supporto all’alta direzione, alla quale è demandata la formulazione delle politiche di copertura e di assunzione consapevole dei rischi. Tale funzione può essere incaricata della definizione e implementazione della struttura dei limiti, della scelta e applicazione del modello di calcolo del valore a rischio, della formulazione degli scenari di mercato per i quali effettuare stress testing. Le best practices di risk management attualmente seguite dal mercato, inoltre, variano significativamente a seconda della dimensione e del volume di attività della banca. Le banche di minori dimensioni possono operare, p.e., con un unico comitato interno incaricato del controllodei rischi. Le istituzioni bancarie di grandi dimensioni o con una maggiore operatività sui mercati dei capitali internazionali dispongono solitamente di comitati trasversali all’intera organizzazione per la gestione unitaria dei rischi di credito e di mercato sulla base di modelli di analisi e di valutazione più fortemente quantitativi. Per entrambe le ipotesi, l’implementazione di un modello di controllo efficace richiede il soddisfacimento di alcuni paradigmi organizzativi quali l’indipendenza della funzione di risk management dalla trading unit della banca. Nel febbraio 2000 la Banca d’Italia ha recepito le disposizioni introdotte dalla direttiva 98/31/CE in materia di adeguatezza patrimoniale consentendo alle banche la facoltà di avvalersi di propri modelli interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato (v. vigilanza prudenziale).