INVESTIMENTI ESTERI
Impieghi di capitali destinati all’acquisizione di attività all’estero. Possono configurarsi come movimenti di capitale a breve termine, come movimenti di portafoglio a medio e lungo termine, come investimenti diretti. Nei primi due casi si tratta di trasferimenti monetari che hanno la loro giustificazione nei differenziali tra i tassi di interesse dei vari paesi o in particolari attese speculative. Nell’ultima ipotesi si è in presenza di una partecipazione estera al capitale delle imprese destinata a influire direttamente sui criteri gestionali e sulle scelte delle imprese stesse, con un effettivo trasferimento di know how e di capacità manageriali. I movimenti di capitale a breve e i movimenti di portafoglio subiscono forti oscillazioni in seguito a variazioni anche lievi del quadro di riferimento: si tratta quindi di variabili particolarmente instabili che, laddove assumono un peso rilevante, creano problemi per la bilancia dei pagamenti e soprattutto esercitano forti pressioni sul mercato dei cambi. Gli investimenti diretti sono stati il mezzo attraverso il quale si è diffuso nel sistema economico mondiale il fenomeno delle multinazionali. Tale fenomeno è nato dall’esigenza di combinare le conoscenze tecnologiche delle imprese originarie con le risorse disponibili in altri paesi (per lo più materie prime e manodopera a buon mercato). Si possono sintetizzare alcuni fattori che hanno favorito questo processo: la già menzionata possibilità di utilizzare risorse disponibili a un costo inferiore; ampliamento dei mercati, particolarmente per i paesi in via di sviluppo e a economia protetta; vantaggi monopolistici derivanti dalle grandi dimensioni (p.e. economie di scala per la ricerca e lo sviluppo); possibilità di aggirare gli ostacoli alle importazioni.