CRISI GRECA DEL 2010 (ENCICLOPEDIA)

Abstract

La crisi della repubblica ellenica del 2010 è causata della congiuntura negativa, dell’ambiente economico debole e della scarsa produttività, ma soprattutto è il risultato della cattiva gestione dei fondi pubblici e insufficienti pratiche di reporting.

 

La crisi dei subprime iniziata nel 2007 ha spinto al razionamento del credito bancario peggiorato dalla scarsa fiducia nel mercato. Il mercato interbancario si è asciugato a causa delle difficoltà di valutazione di attività e passività detenute dagli operatori. Il panico seguito alla bancarotta di Lehman Brothers del settembre 2008 e al salvataggio di Northern Rock in Gran Bretagna alla fine del 2008 hanno costretto all’intervento i governi. I paesi del G20 (aprile 2009) hanno deciso di mettere in atto consistenti programmi di spesa pubblica al fine di salvare il sistema e di attutire l’inevitabile forte impatto della recessione economica. Ma gli sforzi dei governi non sono stati coordinati e ciascun paese ha deciso i propri obiettivi e i propri piani in maniera autonoma.
Gli Stati Uniti hanno salvato il sistema finanziario, sia regolato sia non regolato, ma hanno deciso di salvare solo alcuni attori dell’industria automobilistica. Nel marzo 2009 la General Motors ha presentato la richiesta di tutela dai creditori, ai sensi del Capitolo 11 del Codice di diritto fallimentare, lasciando milioni di lavoratori disoccupati e possessori di obbligazioni a bocca asciutta.
I paesi europei sono intervenuti nei mercati interni attraverso l’aumento della spesa sociale (a favore di disoccupati e famiglie), attraverso piani di salvataggio delle imprese e programmi di ristrutturazione. L’eccessiva spesa pubblica ha prodotto nel 2010 la prima crisi del debito pubblico dopo la crisi dei subprime: la crisi greca.

 

La crisi del 2010

La Grecia è caratterizzata da una situazione economica debole (i.e. bassa produttività) e da un eccessivo debito e deficit pubblico. La Grecia ha registrato nel 2009 un rapporto Deficit/PIL del 15,4%, un dato senza precedenti, e il debito pubblico ha raggiunto il 126,8% del PIL. La Commissione Europea ha rivisto i dati ufficiali della Grecia su debito, spesa e deficit diverse volte a partire dal 2000. I due controlli più accurati risalgono al 2004 e al 2009. Nel biennio 2000-2002, la Grecia ha sottoscritto contratti di swap su valuta e tasso d’interesse con Goldman Sachs al fine di ridurre i rischi e il costo del debito. All’epoca questo tipo di operazioni erano in linea con le regole di contabilità europea (peraltro quasi inesistenti). Goldman Sachs riferisce nel febbraio 2010, che queste operazioni avevano portato a una riduzione del debito pari a 2.367 miliardi di euro, ma che dopo il 2004 la banca non aveva più venduto alcun contratto allo stato ellenico, in accordo con le regole Eurostat. La riduzione del costo era stata prodotta dalla copertura valutaria (della dracma con il dollaro americano e lo yen giapponese) e dalla copertura del rischio di tasso d’interesse. Dopo il 2002 la Grecia ha chiuso i suoi swap, ma non ha correttamente riportato i restanti flussi di interessi; nel 2005 e nel 2008 sono state riviste le cifre e i dati sono stati retroattivamente modificati. Secondo l’Unione Europea questo è stato un caso di manipolazione volontaria dei dati. Secondo il rapporto dell’Unione Europea (2010) e anche secondo la stampa, la Grecia ha sottoscritto contratti swap dopo il 2005, ma non direttamente, bensì sfruttando l’inadeguatezza delle procedure contabili di reporting (come descritto in dettaglio nel rapporto UE). Il governo greco ha finanziato il deficit tramite la Banca Nazionale di Grecia (che non è la banca centrale) violando le regole del Trattato di Maastricht. Questo espediente è divenuto evidente quando la Banca Nazionale di Grecia ha aderito allo schema di rifinanziamento della Banca Centrale Europea nel 2008. La Banca Nazionale di Grecia ha creato uno Special purpose vehicle di nome Titlos con Goldman Sachs, che ha emesso titoli per 5,1 miliardi di euro con scadenza febbraio 2039, venduti alla Banca Nazionale di Grecia. Il Tesoro greco ha il 100% del capitale della Banca Nazionale di Grecia e questo è un metodo per finanziare il debito aggirando controlli e divieti. Il risultato di quest’operazione è che il deficit del tesoro greco è collocato dalla Banca Nazionale greca, che ottiene liquidità dalla Banca Centrale Europea sulla base dei titoli rilasciati da Titlos. Il costo finale del debito greco è quello del tasso di rifinanziamento della BCE (Refi). Queste operazioni costituiscono una frode delle regole europee di contabilità.
Il rapporto del 2010 dell’Unione Europea è molto severo nel descrivere il comportamento delle autorità greche: manipolazione deliberata dei dati, debolezze metodologiche e procedure tecniche dell’Istituto statistico greco insufficienti, governance inadeguata, scarsa cooperazione e mancanza di assunzione di responsabilità. L’UE, inoltre, afferma che le revisioni sono una dimostrazione della mancanza di qualità delle statistiche fiscali greche e dimostrano che il progresso nella compilazione delle statistiche fiscali e che l’intenso controllo effettuato da Eurostat sin dal 2004 non sono stati sufficienti a migliorare la qualità dei dati fiscali greci per portarli a livello degli altri paesi membri dell’UE. Eurostat al momento non è nella posizione di validare cifre che abbiano una qualità statistica accettabile.

 

Il salvataggio

Nel marzo 2010 la Grecia ha chiesto l’aiuto dell’UE e del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dopo una prolungata discussione ha ottenuto un piano di salvataggio in 3 anni del valore di 110 miliardi di euro da parte di FMI, BCE e Unione Europea (cd. Troika). Il governo greco ha varato un piano di austerità per ridurre corruzione, evasione fiscale e lo spreco di risorse pubbliche. La popolazione greca sta pagando il prezzo più alto della crisi; gli stipendi degli impiegati pubblici sono stati ridotti, la disoccupazione ha superato il 20% e la spesa pubblica è congelata. La riforma delle pensioni ha ridotto la ricchezza della popolazione; altre manovre finanziarie agiscono sulla produttività, ma questo si rifletterà sulle statistiche solo a lungo termine.

In alternativa al salvataggio della Grecia il dibattito si è incentrato nel 2010 e più recentemente nel 2015 sull'opportunità di uscita del paese dall’Unione Economica e Monetaria Europea; questo produrrebbe effetti negativi sulla credibilità dell’Unione stessa, ma d’altro canto rafforzerebbe gli obblighi per coloro che vi rimarrebbero. I pro e i contro di un’eventuale decisione di uscita dall'Unione non sono di natura meramente economica e in base al Trattato di Lisbona (Enciclopedia) per uscire è necessaria l'unanimintà dei 27 paesi dell'Unione Economica (ECB, 2009).


Bibliografia
EUROPEAN CENTRAL BANK, Withdrawal and expulsion from the EU and EMU, Legal Working paper n.10, December 2009 (http://www.ecb.int/pub/pdf/scplps/ecblwp10.pdf )
EU REPORT ON GREEK GOVERNMENT DEBT AND DEFICIT STATISTICS, 8 January 2010 (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/COM_2010_REPORT_GREEK/EN/COM_2010_REPORT_GREEK-EN.PDF )
INTERNATIONAL MONETARY FUND (2010) Statement by the EC, ECB, and IMF on the Interim Review Mission to Greece, Press Release No. 10/246, June 17.
OLDANI C. E SAVONA P. (2010), The souvlaki connection: some reflection on Greek public debt crisis, Review of Economic Conditions in Italy, n. 2.


Redattori: Chiara OLDANI e Paolo SAVONA

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