TASSO UFFICIALE DI SCONTO
Acr.: TUS; tus. Tasso al quale la Banca d’Italia praticava il risconto alle banche. Dal 1°.1.1999 le operazioni di risconto sono cessate e il rifinanziamento delle banche è stato sostituito dalle procedure comuni dell’Eurosistema (v. politica monetaria). In Italia il TUS era fissato con decreto del Tesoro, su proposta del Governatore della Banca d’Italia. Dal 1992 una modifica legislativa aveva accresciuto l’autonomia della Banca d’Italia, consentendole di manovrare direttamente il tasso di sconto. Di regola era inferiore ai tassi applicati dalle banche sulle operazioni di concessione di credito alla clientela. La variazione del tasso ufficiale di sconto seguiva l’andamento dei tassi d’interesse del mercato monetario, confermandone l’evoluzione. Inoltre, tale variazione era un segnale importante per le banche che variavano di conseguenza i tassi sui depositi e sui prestiti. Anche le aspettative degli operatori sull’andamento futuro dei tassi d’interesse sui titoli (variabile molto importante nella domanda di titoli e quindi nel controllo della base monetaria) erano influenzate da una variazione del TUS. Un aumento del tasso ufficiale di sconto influenzava l’offerta di credito da parte delle banche, oltre che per il maggior costo del ricorso al credito di ultima istanza, anche per il segnale di linea politica monetaria che esso comportava. P.e., un aumento del tasso ufficiale accresceva il rischio d’illiquidità per le banche, dal momento che la Banca d’Italia poteva concedere o negare a sua discrezione il risconto o le anticipazioni agli istituti di credito che ne fanno domanda, ed era probabile che la politica monetaria diventasse più restrittiva dopo l’aumento del tasso. La variazione del tasso ufficiale di sconto si rifletteva, inoltre, anche sui movimenti internazionali dei capitali attraverso l’afflusso o il deflusso di questi ultimi e quindi sul conto capitale della bilancia dei pagamenti. La manovra del tasso ufficiale di sconto costituiva uno strumento di politica monetaria assai usato nel controllo dell’economia, più per gli effetti di annuncio che per l’influenza sui conti economici e sulle politiche delle banche. Per questi motivi esso era anche il primo a essere usato, prima di ricorrere alla manovra di strumenti più complessi e di altra natura come la riserva obbligatoria e il tasso di cambio.