SWAP (ENCICLOPEDIA)

(Si veda anche voce del dizionario: SWAP)
Lo swap nella sua forma elementare è un accordo che prevede che due contraenti si scambino dei flussi finanziari calcolati con un criterio prestabilito a date prefissate.
Il primo e più semplice tipo di swap è l’interest rate swap, un contratto che contempla lo scambio di interessi calcolati su un determinato ammontare prefissato chiamato nozionale. Il più diffuso e tradizionale contratto è lo swap fisso contro variabile. Tale accordo prevede che una delle due parti ceda all’altra un flusso di interessi calcolati sul nozionale con un tasso fisso in cambio del ricevimento degli interessi calcolati secondo un tasso variabile. Un esempio concreto potrà aiutarci a capire l’utilità di questo strumento. Immaginiamo un’azienda di medie o piccole dimensioni: in caso di necessità di nuovi investimenti preferirà indebitarsi a tasso fisso, in modo da conoscere in anticipo le uscite di cassa e poter redigere con più tranquillità i propri piani industriali. Le Piccole e Medie Imprese solitamente hanno maggiori difficoltà ad accedere a finanziamenti a tasso fisso; d’altronde la società in questione, prendendo a prestito denaro a tasso variabile, in caso di rialzo improvviso dei tassi sperimenterebbe uscite impreviste che potrebbero colpire negativamente i conti. Pensiamo poi ad una banca che, invece, ha una serie di obblighi finanziari remunerati a tasso fisso: basta considerare le obbligazioni o i prodotti a capitale e rendimento garantito venduti ai propri clienti. La maggior parte delle entrate della banca, tuttavia, è a tasso variabile: ad esempio i prestiti che le banche si concedono tra di loro sono indicizzate al Libor; in caso di ribasso dei tassi la banca dovrà continuare a pagare il tasso fisso, rimettendoci in quanto i flussi ottenuti a tasso variabile sono calati.
Ipotizziamo che sia la banca sia la società abbiano obblighi debitori per un milione di euro e che la banca sia costretta a pagare interessi fissi e la società, variabili.


Le due potrebbero entrare in un contratto di interest rate swap con nozionale pari a un milione; la banca pagherebbe alla società il tasso variabile su questo capitale, ricevendone in cambio il tasso fisso.


La banca, con il tasso fisso ricevuto potrebbe soddisfare i suoi obblighi nei confronti dei clienti, proteggendosi da eventuali cali dei tassi, mentre la società avrebbe dei flussi variabili con cui far fronte alle sue uscite. In tal modo è come se la banca pagasse un tasso variabile e la società uno fisso. Questo tipo di contratti consente alle imprese di annullare la propria sensibilità alle fluttuazioni dei tassi di interesse, anche se introduce il cosiddetto rischio di controparte, cioè il pericolo che l’altra parte sia inadempiente. Lo spread è la remunerazione del rischio creditizio della controparte. Ritornando al nostro esempio, ipotizzando che la società abbia un minor merito creditizio della banca (ad esempio ha molti altri debiti o non ha entrate certe), quest’ultima pretenderà di ricevere un interesse maggiore, ad esempio il tasso fisso maggiorato di 25 o di 50 punti base, o di pagare all’azienda un tasso variabile inferiore a quello di mercato.
L’idea che due investitori possano scambiarsi flussi finanziari incrociati per proteggersi dalla volatilità di mercato o per modificare la propria esposizione al rischio si è comunque rapidamente diffusa e il versatile strumento dello swap è stato utilizzato per altre tipologie di contratti.
Il currency swap è un derivato molto diffuso che prevede lo scambio di capitale e interessi espressi in una divisa contro capitale ed interessi espressi in un'altra. Per chiarire l’idea con un esempio, ipotizziamo un’azienda manifatturiera italiana che abbia venduto merci negli Stati Uniti per un controvalore di un milione di dollari e che si attenda di essere pagata in dollari tra novanta giorni. Fra tre mesi, inoltre, l’azienda dovrà pagare materie prime ed operai. Nel caso in cui nel trimestre il dollaro si deprezzi (o l’euro si apprezzi) l’azienda riceverà il pagamento, convertirà il denaro in euro e quindi avrà meno di quanto sperava di ottenere; la cosa potrebbe persino comportare difficoltà per il pagamento dei fornitori e degli operai. Entrando in un currency swap con nozionale di un milione di dollari e con cambio a 1,27 dollari per euro, invece, l’azienda europea pagherà un flusso di interessi calcolati su un milione di dollari e corrisponderà alla controparte a scadenza del contratto il milione di dollari (che peraltro riceverà dal suo cliente americano). In cambio riceverà interessi calcolati su un nozionale di 787 400 euro (pari ad un milione di dollari al cambio attuale di 1,27) e a scadenza il citato nozionale. In questo modo il rischio di cambio risulta completamente coperto e per l’azienda sarà come ricevere direttamente un pagamento in euro.
I currency swap, inoltre, consentono di accedere indirettamente a mercati non facilmente o non efficientemente accessibili. Per esempio, una società europea non conosciuta in Giappone potrebbe indebitarsi in Yen ricorrendo ad un currency swap che le consenta di trasformare il suo debito in dollari in un debito in Yen.
Il differential swap è un derivato dove un tasso di interesse variabile denominato nella valuta nazionale viene scambiato con un tasso variabile denominato in una valuta estera, ma a differenza del currency rate swap entrambi i tassi vengono calcolati sullo stesso nozionale denominato in valuta nazionale. In questo caso il rischio di cambio riguarda una sola delle due parti.
Un basis swap è un contratto che prevede l’interscambio di due differenti tassi variabili ed è utilizzato soprattutto da banche, istituti di credito e società di factoring. Ad esempio, una banca può scambiare un tasso Libor con un tasso sulla carta commerciale calcolato sullo stesso ammontare. Due tipi molto diffusi di basis swap, standardizzati e molto facili da trovare sul mercato sono il constant maturity swap e il constant treasury swap. Il primo tipo di contratti consente di permutare un tasso Libor con un tasso swap, mentre il secondo consiste nello scambio del Libor con il tasso di un titolo di Stato (Treasury).
L’equity swap garantisce lo scambio di dividendi e guadagni in conto capitale su un indice azionario con un tasso fisso o variabile: è utilizzato soprattutto nell’industria del risparmio gestito, oltre che con finalità speculative.
Come si può facilmente capire, lo swap è un istituzione estremamente flessibile e con la volontà delle parti può essere adattato ad una molteplicità di situazioni e prevedere l’intreccio di flussi finanziari calcolati nei modi più svariati; i contratti di cui abbiamo parlato, quindi non riguardano tutte le tipologie possibili, ma solo le più standardizzate e diffuse. Un cenno particolare va dedicato alla swaption. Si tratta di un contratto ibrido a metà strada tra le opzioni e gli swap. Il detentore di questo strumento ha il diritto (ma non l’obbligo) di mettere in atto, ad una data e a condizioni determinate, uno swap: in pratica si tratta di un’opzione call su uno swap.

Bibliografia
HULL J. C., "Options, futures and other derivatives" 7th edition, Prentice Hall, 2008
FABOZZI  F. J., "Bond markets, analysis and strategies", 2004, Pearson Education
BAXTER M. e RENNIE A., "Financial Calculus: An Introduction to Derivative Pricing", Cambridge University Press, 2006


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