INTEGRAZIONE ECONOMICA E MONETARIA

1. Concetto e classificazioni. Riferita a due o più economie di regioni diverse, indica sia lo stato di assenza di discriminazioni fisiche, giuridiche e amministrative per le attività economiche, sia il processo di avvicinamento a tale stato. Nei trattati internazionali il concetto compare collegato a quello di cooperazione. L’integrazione può riguardare prevalentemente il settore reale dell’economia, quello finanziario, o tutti e due. L’integrazione può presentarsi con gradi diversi di intensità e di diffusione rappresentati da altrettante forme tipiche assunte anche nelle denominazioni dei trattati. a) Al livello di intensità minimo si ha il c.d. forum, incontro periodico istituzionalizzato di dialogo tra uomini di governi, previsto da accordi internazionali e supportato da uno staff di segretariato anche permanente. Questi incontri possono preparare l’integrazione economica predisponendo accordi o risolvendo problemi posti da accordi stipulati in precedenza. b) Il livello più semplice di integrazione si ha con la zona, o area di libero scambio, all’interno della quale tariffe e barriere non tariffarie sono eliminate in modo da realizzare la libera circolazione dei prodotti degli Stati membri, ma questi ultimi sono liberi di fissare le tariffe e le restrizioni, cioè la politica commerciale, nei confronti dei Paesi terzi. c) Nell’unione doganale alla libera circolazione interna dei prodotti si aggiunge una tariffa esterna comune e barriere non tariffarie comuni (cioè comune politica commerciale) nei confronti dei Paesi terzi. d) Un mercato comune va oltre l’unione doganale, tanto più quanto più è libera la circolazione de fattori della produzione (capitale e lavoro). e) L’unione economica unisce alla liberalizzazione interna di un mercato comune anche una convergenza della legislazione e una politica economica comune. f) La forma più evoluta di integrazione è l’unione economica e monetaria in cui si aggiunge ulteriormente una moneta, una politica monetaria comune e un’Autorità monetaria comune. g) Infine va ricordata l’unione specializzata, che limitano il processo di integrazione in settori particolari di attività.

2. Esempi di forme di integrazione economica.Il primo caso storico importante di integrazione economica non forzata è quello degli Zollverein sperimentati dagli Stati tedeschi del XIX secolo a metà strada tra area di libero scambio e unione doganale. Nel secolo scorso il primo esempio importante è stato il Benelux, avviato come unione doganale nel 1948 e trasformato in unione economica nel 1949. Sempre nel 1949 è stato costituito dai Paesi comunisti il COMECON che da organizzazione per il mercato comune ha tentato negli anni Settanta di avviare i Paesi membri verso unaforma avvicinabile all’unione economica. Tra il 1951 e il 1957 si istituiscono le tre grandi organizzazioni comunitarie europee, due specializzate (CECA nel 1951, Euratom nel 1957) e una terza che, dalle iniziali caratteristiche di unione doganale, insieme alle altre due evolverà negli anni Novanta in unione economica e monetaria (v. Comunità europee; Unione europea). L’esempio fortunato della Comunità europea ha fatto scuola ed è stato adottato da diverse associazioni di cooperazione economica costituite in forme diverse.

2.a) Opera come un forum l’Organization of American States (OAS), che è la prima organizzazione internazionale regionale del mondo, in ordine di tempo, essendo stata istituita a Washington nel 1890 col nome di the International Union of American Republics. Ne fanno parte 35 Stati americano. L’attuale statuto dell’OAS, che prevede per obiettivo di promuovere la pace e la sicurezza e lo sviluppo economico e sociale è stato adottato nel 1951. Altri forum sono l’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC) costituito nel 1989, che riunisce 21 Paesi rivieraschi del Pacifico, l’ASEAN Regional forum, operativo dal 1994, che riunisce i 10 Paesi dell’ASEAN e 14 altri Paesi rivieraschi, Russia, Stati Uniti e Cina inclusi, il South Pacific Forum (SPF) da Australia e 15 piccole isole del Pacifico per promuovere la cooperazione regionale; al forum è collegato il South Pacific Regional Trade and Economic Cooperation Agreement (SPARTECA) con gli stessi partecipanti e con l’obiettivo di correggere i flussi di scambio ineguali e a sfavoredelle piccole isole. Nei fatti hanno operato principalmente come forum l’Asociación Latinoamericana e Libre Comercio (ALALC), più nota come Latin America Free Trade Association (LAFTA), costituita nel 1960 da 11 Stati centro-sudamericani (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela.) e sostituita nel 1980 dall’Asociación Latinoamericana de Integración (ALADI) ovvero Latin American Free Trade Association (LAFTA).

2.b) La più nota zona di libero scambio è l’European Free Trade Association (EFTA) costituita da nove Paesi (oggi ridotti a Quattro) nel 1960 per iniziativa del Regno Unito in risposta alla Comunità Europea. Altra associazione di rilievo è il North American Free Trade Agreement (NAFTA) stipulato nel 1992 tra Stati Uniti, Canada e Messico. Altre associazioni del genere sperimentate sono la Caribbean Free Trade Association (CARIFTA) istituita tra i Paesi dei Carabi nel 1967 e sostituita nel 1995 dal Caribbean Community and Common Market (CARICOM); l’Asiatic Free Trade Area (AFTA) dei 10 Paesi dell’ASEAN che, istituita nel 1992, se verrà realizzata (il termine è fissato per il 2004) costituirà la zona di libero scambio più grande del mondo; l’Area de Libre Comercio de las Américas (ALCA), in ingl. Free Trade Area of the Americas (FTAA), che riunirà 34 Paesi delle Americhe (le trattative, iniziate nel 1994, procedono con calma e, si prevede, finiranno nel 2005); l’area di libero scambio dell’Asia del Sud e cioè la SAFTA (South Asian Free Trade Area) che sta progettandola SAARC (Bangladesh, Bhutan, India, Maldives, Nepal, Pakistan, Sri Lanka).

2.c) Nell’ALADI (v. retro alla lettera a) si distinguono tre organizzazioni con grado di integrazione diverso: il Grupo de los Tres (Colombia, Messico e Venezuela) che hanno stipulato un accordo di libero scambio nel 1994 in base al quale verranno abbattute totalmente le barriere doganali entro 10 anni, il Grupo Andino (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perú e Venezuela) istituito nel 1960 col proposito di formare un’unione doganale e rinominato nel 1982 Mercado Común Andino e il MERCOSUR (Mercado Común del Sur) che è stato istituito nel 1994 da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay e che dovrebbe realizzare almeno l’unione doganale entro il 2006.

2.d) Più evolute, talvolta solo sulla carta, sono diverse alter associazioni fiorite negli ultimi trent’anni del secolo scorso: il Mercado Común Centroamericano (MCCA; ingl. Central American Common Market-CACM), istituito dal trattato di Managua tra Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua nel 1961; l’Union Douanière et Économique de l’Afrique Centrale (UDEAC) costituta nel 1964 tra Camerun, Repubblica Centrale Africana, Chad, Congo, Guinea, Gabon per promuove la formazione di un mercato comune centro-africano, il cui obiettivo è stato ripreso dalla Communauté Économique des États de l’Afrique Centrale (CEEAC) costituita nel 1983 da 11 Stati (Angola, Burundi, Camerun, Repubblica Centrale Africana, Chad, Democratic Republic of the Congo, Republic of the Congo, Guinea Equatoriale, Gabon, Rwanda, Sao Tome and Principe); la Southern African Customs Union (SACU), istituita nel 1969 tra Botswana, Lesotho, Namibia, Sud Africa, Swaziland; la Communauté Économique de l’Afrique de l’Ouest (CEAO costituita nel 1972 tra Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e dissolta nel 1994; Communauté Économique des Pays des Grands Lacs (CEPGL) costituita nel 1976 da Burundi, Congo e Rwanda per promuove la cooperazione e l’integrazione economica e non sopravissuta alle vicende tragiche della regione; l’Union Économique et Monétaire Ouest Africaine (UEMOA) istituita nel 1994 tra Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo.

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