FORWARD SPREAD AGREEMENT - FSA

Strumento di gestione del rischio di tasso d’interesse introdotto nel mercato statunitense e internazionale da Marine Midland Bank e Hong Kong and Shanghai Bank alla fine del 1986. Consente di fissare gli spreads fra i tassi pagati su valute diverse per periodi di tempo fino ad un anno (pur essendo previsto un allungamento della durata media dei contratti), con lo scopo di realizzare per tale periodo una copertura integrale del rischio di tasso relativo ad operazioni di raccolta ed impiego su tali valute. Tecnicamente il FSA è definibile come un contratto tra due parti in base al quale queste si impegnano a corrispondersi periodicamente, con cadenze temporali prestabilite, un importo pari al differenziale esistente tra lo spread sui tassi forward delle valute oggetto del contratto calcolato alla data di stipulazione e lo spread a scadenza vigente sul mercato ad ogni data di liquidazione (settlement date), moltiplicato per un capitale di riferimento (il differenziale fra le due valute è generalmente rilevato qualche giorno lavorativo anteriore alla settlement date, nel fixing date). Tale pagamento fluirà dall’acquirente del contratto (buyer o writer) al venditore (seller) in caso di aumento del margine fra tassi applicati sulle valute concordate, dal venditore all’acquirente nell’ipotesi opposta. Ne consegue che attraverso la conclusione di un FSA l’acquirente che abbia in essere attività e passività finanziarie denominate in valute diverse ottiene lo scopo di bloccare ad un determinato livello il differenziale sui tassi tra le valute per tutta la durata del contratto, cautelandosi da un eventuale andamento sfavorevole dei tassi medesimi (riduzione dello spread). La stipulazione di un FSA impone all’acquirente di versare all’intermediario che lo fornisce un premio, la cui misura è suscettibile di ritocchi in base a considerazioni inerenti, da un lato, alla forza contrattuale delle controparti coinvolte e l’esistenza di rapporti di collaborazione tra le medesime, dall’altro alle condizioni e i prezzi praticati su strumenti alternativi al FSA nel campo del controllo e della gestione del rischio d’interesse (interest rate swaps; opzioni; futures ecc.). Dalla definizione dello strumento si evince come esso possa essere concordato solo tra controparti che abbiano esigenze di bilancio opposte ovvero che abbiano aspettative divergenti sul corso dei tassi d’interesse a termine. L’acquirente di FSA manifesta infatti aspettative di riduzione dello spread tra i tassi di rendimento corrisposti sulle proprie attività (tipicamente denominate in dollari) e quelli pagati invece sulle proprie passività (denominate in valute diverse dal dollaro), mentre il venditore può basare le proprie scelte su una struttura del proprio attivo e passivo in valuta contraria rispetto a quella dell’acquirente o palesare aspettative di incremento dello spread sui tassi corrisposti sulle valute medesime (dollaro contro altre valute). I vantaggi conseguibili dalle parti coinvolte in un FSA rispetto alla stipulazione di contratti alternativi sono riassumibili nei seguenti: mobilitazione di un volume di risorse inferiore, giustificata dalla mancata previsione di margini di garanzia; maggiore semplicità; maggiore flessibilità, che si materializza in una maggiore adattabilità alle esigenze degli operatori riguardanti la scelta dei parametri di riferimento, dei criteri di rilevazione dei tassi, della dimensione del capitale coperto, della durata del contratto e delle scadenze interne. Gli svantaggi principali sono rappresentati dalla rinuncia a trarre profitto da fluttuazioni favorevoli dei tassi di mercato, dalla difficoltà a cedere le proprie posizioni sul mercato conseguente alla “personalizzazione” dei contratti e dall’assenza di un organo centrale di clearing che si ponga come garante del buon fine delle operazioni.

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