ETF EXCHANGE TRADED FUND

Acr. di: Exchange Traded Fund. Prodotto finanziario molto diffuso negli USA e anche in Europa, del tutto simile ai fondi comuni d’investimento aperti (v. fondo comune d’investimento) e tipicamente rappresentativo di un portafoglio di azioni disegnato in modo da seguire l’andamento di un certo indice, globale o settoriale. La particolarità degli ETF che li distingue dai fondi comuni indicizzati è la loro quotazione sui mercati azionari che ne rende possibile l’acquisto e la vendita in tempo reale, al pari delle azioni. In pratica esiste una società che emette l’ETF che ricalca un indice benchmark prefissato e dichiarato e ne calcola il valore-quota giornaliero. Nel mercato regolamentato in cui l’ETF è quotato, esso viene negoziato da uno o più market makers, che operano sul mercato sia come venditori che come compratori. Periodicamente l’ETF può staccare una cedola proporzionale ai dividendi azionari incassati nel periodo meno le commissioni del fondo; in altri casi i dividendi vengono reinvestiti nel fondo stesso. Comprare ETF è come comprare un portafoglio composto di tante azioni quante sono quelle che compongono l’indice, ma, ovviamente, con un impegno finanziario di gran lunga inferiore. Le gestione di questi fondi è tipicamente passiva (v. gestione attiva e passiva) nel senso che i titoli ETF rispecchiano un portafoglio la cui composizione è uguale a quella dell’indice benchmark sottostante. Gli ETF sono quotati principalmente sul mercato americano (dove il gradimento degli investitori ha fatto raggiungere loro un volume di dimensioni importanti) specialmente all’AMEX (American Stock Exchange di New York), al NASDAQ, al NYSE (dal dicembre 2000) e anche in Europa (dove sono stati emessi ETF con indici di azioni europee, p.e CAC40 e DAX). Tra i motivi del gradimento del pubblico vi sono i costi totali di gestione molto bassi, per i colossi americani inferiori allo 0,5% annuale.

1. Origini degli ETF. L’ETF nasce da una proposta fatta nel 1976 dal professor Nils Hakansson, tradotta in pratica dalla Leland, O’Brien, Rubenstein Associates (LOR) a fine anni Ottanta col progetto dell’Index Trust Superunit (basato sullo S&P 500 Index) autorizzato dalla SEC nel 1990 e negoziato a partire dal 1993. Due altri prodotti più evoluti, entrambi riservati a investitori istituzionali, vennero immessi sul mercato subito dopo: lo Standard & Poors Depository Receipt (SPDR) e Optimized Portfolios as Listed Securities (OPALS), questi secondi della Morgan Stanley e quotati a Lussemburgo. Nel 1996 Morgan Stanley insieme a Barklays Global Investments e all’AMEX (l’American Stock Exchange di New York) ha immesso sul mercato il primo ETF per gli investitori retail, il World Equity Benchmark Shares (WEBS). Nel 1997 sono comparsi i Diamonds basati sul Dow Jones Industrial Index. Fino ad allora gli ETF ricalcavano la struttura dei fondi comuni d’investimento. Nel 1998 questa struttura viene abbandonata e viene adottata quella della società di investimento. Nel 1999 compaiono i Nasdaq-100 Trust Order, negoziati sul NASDAQ. Nello stesso anno Barklays Global Fund Advisors lancia una serie che chiama Exchange Traded Funds, introducendo così la denominazione tipica di questi prodotti.

2. Ammissione alle negoziazioni in Italia. Finora nel nostro Paese si potevano acquistare solo ETF quotati sulle borse estere tramite intermediari italiani. Il 6.9.2001 Borsa Italiana spa ha approvato l’istituzione di un nuovo segmento, denominato MTF, che consentirà la quotazione e la negoziazione di OICR chiusi e OICR aperti indicizzati tra cui gli ETF. Esso opera sulla piattaforma di trading MTA e ha avuto un periodo di test a partire dal 13.5.2002, diventando operativo dopo il 21.6.2002, completate da parte degli emittenti le procedure autorizzative in Banca d’Italia, Consob e Borsa Italiana. Tutti gli intermediari che già operano sul MTA sono automaticamente abilitati a negoziare su MTF senza alcun costo aggiuntivo. Il settlement è realizzato in Monte Titoli.

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