EQUILIBRIO ECONOMICO DI UN'AZIENDA

Equivalenza dei costi e dei ricavi dell’impresa che costituisce la “frontiera” tra economicità e diseconomicità della gestione. I responsabili della gestione debbono controllare che l’equilibrio economico venga costantemente mantenuto, altrimenti l’impresa scivola verso il dissesto. Esistono notevoli correlazioni tra l’aspetto economico e quello finanziario della gestione aziendale. I costi e i ricavi, infatti, sono misurati, rispettivamente, da uscite ed entrate finanziarie, con la conseguenza che se i primi superano i secondi (squilibrio economico) le uscite saranno prima o poi maggiori delle entrate (squilibrio finanziario). Il mantenimento dell’equilibrio economico dipende dalla possibilità e dalla capacità dell’impresa di fornire una risposta adeguata alle circostanze che, dall’esterno o dall’interno, possono alterarlo. Così, una riduzione dei ricavi per contrazione della domanda tradizionale può essere combattuta con l’acquisizione di nuovi mercati o con la modifica della “politica del prodotto”. Tali soluzioni comportano sacrifici economici aggiuntivi, i quali possono aggravare, nel breve termine, la situazione economica. Ma se i provvedimenti adottati discendono da attente valutazioni e sono sostenuti da una consolidata struttura aziendale daranno buoni risultati, riequilibrando la gestione e proiettandola verso una nuova crescita. A volte la ricostituzione delle condizioni di equilibrio è impossibile, perché, p.e, la lievitazione dei costi non può essere trasferita sul prezzo di vendita, che ha già raggiunto il limite imposto dalla concorrenza, e non esistono margini per assorbirla in una differenza tra ricavi e costi. In tale situazione occorre mobilitare tutte le risorse aziendali per verificare la possibilità o di una ristrutturazione organizzativa e produttiva, che consenta una riduzione dei costi, oppure, se tale possibilità non esiste, per verificare la fattibilità di una riconversione dell’attività. Se nemmeno questa alternativa è fattibile, si impone la cessazione dell’attività, onde non peggiorare la situazione in atto, con pregiudizio di chi ha investito nell’impresa e dei suoi creditori. In relazione a quanto appena osservato, si distingue tra equilibrio economico di breve e di lungo periodo. Nel primo caso condizione fondamentale per avere l’equilibrio economico è che i ricavi uguaglino o superino i costi d’esercizio. Il sistema aziendale esprime però una continuità di scelte e di operazioni che può essere correttamente valutata solo nel lungo periodo. Per le aziende di produzione a rischio di mercato l’equilibrio economico di lungo periodo deve anche includere la copertura dei costi figurativi e una percentuale variabile sul capitale proprio che è ritenuta congrua per coprire il “rischio d’impresa” e dare luogo al puro profitto. Si noti che la condizione di equilibrio di lungo periodo può essere pienamente accertata solo alla cessione definitiva dell’attività dell’azienda, quando tutti i flussi finanziari corrispondono ai flussi economici e non si hanno più operazioni in corso di svolgimento e valori stimati e/o congetturati di bilancio. Ai fini delle decisioni concrete imprenditoriali, si può effettuare, quindi, solo una scelta approssimata su di un periodo ragionevolmente lungo. Al contrario la condizione di equilibrio economico di breve periodo può non verificarsi in alcuni particolari esercizi. In conclusione non va comunque dimenticato che il lungo periodo è il frutto della combinazione e della coordinazione dei brevi periodi e che su ciò si fonda una corretta pianificazione strategica aziendale, dovendosi sempre parlare genericamente di un equilibrio dinamico fra costi e ricavi.

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