COSTO MEDIO PONDERATO DEL CAPITALE

Nella valutazione finanziaria è la misura del tasso di sconto da impiegare nella valutazione finanziaria degli investimenti (v. analisi costi-benefici) che si ricava moltiplicando di ciascuna delle componenti delle passività (in essere dell’investitore) l’incidenza percentuale sul totale per il costo finanziario e sommando tutti i prodotti così ottenuti. Si conoscono due versioni del calcolo, secondo il valore del costo finanziario attribuito ai mezzi propri: zero nella prima, il massimo dei mezzi di terzi nella seconda. Esse si richiamano alla pratica delle amministrazioni nonprofit statunitensi, dove talvolta i managers affermano che i fondi di dotazione e le riserve sono assegnati a costo zero e come tali li computano nella ponderazione. Per chi riconosce come più realistico attribuire un costo, alcuni suggeriscono di adottare quello del rendimento del reddito fisso, ammettendosi che i mezzi propri non dovrebbero fruttare negli investimenti progettati meno di quando renderebbero se impiegati sul mercato finanziario. Il problema non dovrebbe porsi per le imprese, che dovrebbero considerare sempre onerosi anche i mezzi propri, con un costo proporzionato al dividendo atteso dagli azionisti e che comunque non dovrebbe essere inferiore al rendimento del reddito fisso per titoli a lunga scadenza. La scelta del costo medio del capitale come tasso di sconto non soddisfa pienamente perché il costo finanziario effettivo del progetto può essere significativamente diverso. Per questo motivo, al costo medio è preferibile il costo marginale, ossia quello da sopportare effettivamente per finanziare il progetto.

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