COOPERAZIONE MONETARIA INTERNAZIONALE

Azione svolta da più paesi in comune per risolvere i problemi connessi con il regolamento dei pagamenti internazionali. Ebbe inizio dopo la prima guerra mondiale, quando risultò evidente come il gold standard, pur con l’indubbio collegamento che stabiliva fra i vari paesi, non rispondeva alle necessità del sistema internazionale: sia la mutata situazione economica delle principali potenze sia il sorgere di elementi di rigidità strutturali, quali le resistenze alla diminuzione di prezzi e salari, rendevano arduo l’adattamento delle economie interne alle esigenze della cooperazione internazionale. Le due conferenze di Bruxelles (1920) e di Genova (1922), dando vita al gold exchange standard, stabilirono, fra l’altro, di adottare accanto all’oro nuovi strumenti, le valute pregiate, per il regolamento dei pagamenti internazionali. Fu fondata la BRI (1930) con l’obiettivo, una volta risolto il problema delle riparazioni, di divenire organo di compensazione finanziaria fra i vari paesi; ma la dichiarazione dell’Inghilterra di abbandonare il legame con l’oro (1931), la svalutazione del dollaro (1933), l’ondata delle svalutazioni concorrenziali, il deterioramento dei rapporti politici, l’involuzione degli scambi commerciali mondiali, il diffondersi del bilateralismo, determinarono un drammatico turbamento nei rapporti monetari internazionali. Per superare questa situazione, nacque l’esigenza di creare un insieme di agevolazioni istituzionalizzate per permettere ai paesi di eliminare il deficit nei pagamenti con l’estero senza adottare restrizioni negli scambi. Nella conferenza di Bretton Woods (1944) furono perciò stipulati Accordi (v. Accordi di Bretton Woods) cheprevedevano la costituzione del FMI. Ma poiché la maggior parte delle valute europee non erano convertibili nel dollaro, fu necessario avviare intese regionali europee. Solo con l’UEP (1950) si riuscì a regolare le transazioni monetarie fra gli Stati (con compensazioni plurilaterali e regolamento dei saldi multilaterali residuali) e ad avviare il ritorno alla convertibilità delle monete. Il progressivo allentamento delle restrizioni valutarie esaurì progressivamente l’azione dell’Unione, per cui già dal 1955 fu predisposto un Accordo Monetario Europeo destinato a sostituirla. Liquidata l’UEP nel 1958, è entrato in funzione l’accordo monetario europeo. Un ulteriore successo della cooperazione fra i paesi fu l’attuazione nel 1958 (in Italia nel 1961) della convertibilità esterna, cioè per i non residenti. Risultava però evidente in quegli anni come l’aumento della liquidità internazionale, essenziale per lo sviluppo degli scambi, fosse alimentato essenzialmente dal dollaro: ciò significava che la creazione del mezzo di riserva internazionale dipendeva da un solo paese, gli Stati Uniti, e non dalla cooperazione di tutti i paesi interessati. Per questo motivo nel 1967, alla conferenza di Rio de Janeiro, venne creata una componente aggiuntiva di liquidità internazionale, i DSP: questi, distribuiti ai membri del FMI, potevano essere utilizzati come mezzo di pagamento internazionale. Una prima distribuzione di DSP venne effettuata nel 1970, ma il disavanzo registrato dalla bilancia dei pagamenti USA di quell’anno determinò un’immissione massiccia di dollari nel mercato internazionale. La decisione del presidente Nixon di sospendere la convertibilità del dollaro (1971) fu l’ultimo atto di una crisi del sistema monetario internazionale che ormai si era fatta acuta. Da quel momento per lunghi anni non si sono ricostituite basi solide per una nuova forma di cooperazione monetaria internazionale, di cui peraltro tutti avvertono la necessità. Un passo decisivo è stato successivamente compiuto con lo SME. Infine il Trattato sull’Unione Europea siglato a Maastricht nel 1992 ha posto le basi dell’UEM che, in tre fasi, è pervenuta alla costituzione dell’Eurosistema e all’unificazione monetaria con l’euro in dodici Paesi.

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