CONTROLLO AMMINISTRATIVO DEL CREDITO

Insieme delle disposizioni normative tramite le quali le autorità di politica economica intervengono nella regolazione diretta delle principali variabili creditizie. Questa forma di intervento si distingue dagli ordinari canali di trasmissione indiretta della politica economica i quali agiscono sul mercato attenendosi alle condizioni in esso vigenti. Tipicamente il controllo amministrativo si concreta nella fissazione dell’ammontare complessivo od incrementale del credito totale. Alternativamente esso può assumere la forma di interventi regolativi, volti a modificare la composizione dei flussi creditizi. Quale intervento sui volumi, il controllo amministrativo produce un sostanziale effetto di razionamento, e si configura pertanto come strumento alternativo al controllo degli aggregati creditizi effettuato tramite la manovra sulla base monetaria. Ad esso le autorità anno usuale ricorso laddove il controllo della base monetaria risulti di scarsa efficacia, o difficilmente effettuabile per l’inesistenza di meccanismi di riserva obbligatoria o per l’assenza di controlli discrezionali sull’accesso delle banche al rifinanziamento. Il ricorso a disposizioni volte a regolare la composizione dei flussi si prospetta,invece, come uno strumento integrativo del controllo, amministrativo od indiretto, sui volumi complessivi. In Italia entrambe le forme di controllo sono state ripetutamente sperimentate, trovando motivazione nelle condizioni congiunturali di eccezionale urgenza. Esempio della forma di controllo sui volumi creditizi è stato l massimale sugli impieghi, posto in vigore per la prima volta il 26.7.1973; il dispositivo del vincolo di portafoglio, introdotto in Italia il 18.6.1973, è esempio di intervento amministrativo sulla composizione dei flussi. Entrambe queste forme di intervento regolativo diretto sono state abolite: il vincolo di portafoglio, alleggerito a partire dal 1978, è stato abolito nel 1986; il massimale sui prestiti è stato accantonato nel 1983 sebbene la Banca d’Italia vi abbia fatto successivo ricorso in due periodi di gravi difficoltà sul mercato valutario (da giugno 1985 a giugno 1986 e da settembre 1987 ad aprile 1988). Il ricorso a tali strumenti si profila nel recente corso di politica monetaria come un intervento sempre più marginale, relegato all’eventualità di circostanze congiunturali di estrema gravità. L’efficacia, infatti, dei controlli amministrativi si è rivelata decrescente al prolungarsi del periodo di vigenza di questi, nel corso del quale si evidenzia, a fianco di effetti distorsivi della struttura finanziaria, la creazione di canali di finanziamento alternativi a quelli oggetto del controllo amministrativo, con l’effetto di aggirare ì provvedimenti stessi.

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