COMMERCIAL PAPER
It.: carta commerciale. Effetto cambiario rappresentativo di una promessa di pagamento (in Italia, pagherò o vaglia cambiario) a breve termine non assistita da garanzie collaterali di natura reale o personale, emesso al portatore da aziende industriali e commerciali medio-grandi dotate di vasta notorietà e di elevato standing creditizio e collocato sul mercato direttamente o, come accade più frequentemente, con l’ausilio di intermediari specializzati. Sviluppatasi in maniera rilevante negli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta, in concomitanza con l’adozione da parte delle autorità monetarie di una politica dei tassi fortemente restrittiva della capacità delle banche di concedere prestiti a breve termine nelle forme tradizionali, la carta commerciale è divenuta uno strumento di finanziamento piuttosto diffuso anche al di fuori del contesto statunitense, quantunque i costi di accesso al mercato, la necessità di ottenere il rating da parte di società specializzate operanti a livello mondiale e le modalità di distribuzione ne abbiano fortemente limitato il numero degli emittenti e caratterizzato il mercato come sostanzialmente all’ingrosso (wholesale). Il suo successo è ascrivibile sia alla convenienza per i mutuatari ad indebitarsi direttamente sul mercato a tassi particolarmente favorevoli, sia alla convenienza degli investitori, che hanno a disposizione uno strumento altamente remunerativo per l’impiego della propria liquidità. Anche se può essere negoziata sul mercato, normalmente la carta commerciale viene mantenuta in portafoglio dall’investitore iniziale fino alla scadenza (mediamente dai 30 ai 365 giorni). Talvolta accade, però, che la società emittente non abbia flussi di cassa in entrata tali da consentirle il rimborso prima che la carta scada, e quindi spesso sia costretta ad emettere nuovi titoli per i corrispettivi per esso necessari. Con questa tecnica, conosciuta con il termine roll over, la carta commerciale si è gradualmente trasformata da strumento di finanziamento a breve termine in strumento di provvista a scadenza differita. Le maggiori aziende industriali ricorrono sovente alle durate brevissime (7-10 giorni), per le quali si pongono come naturali controparti gli investitori istituzionali (banche, società di assicurazione, fondi comuni di mercato monetario), i quali assorbono una quota cospicua del totale delle emissioni. Nel mercato finanziario italiano non è presente un vero e proprio strumento chiamato carta commerciale. Esiste altresì un titolo, dalle caratteristiche ad essa assai simili, denominato polizza di credito commerciale, che tecnicamente consiste in una lettera di riconoscimento del debito, di durata normalmente compresa fra i 3 ed i 12 mesi, con cui l’impresa richiedente fondi attesta l’esistenza di un debito di importo pari al fabbisogno finanziario pro tempore in essere. Tale documento definisce la data di scadenza del debito, il tasso d’interesse applicato, calcolato in via anticipata per differenza fra il prezzo di emissione della polizza ed il suo valore facciale di rimborso, e la denominazione della banca presso la quale dovrà essere effettuato il pagamento alla scadenza dell’operazione. La banca, in genere la stessa presso la quale dovrà essere estinta l’obbligazione, rilascia separatamente una fideiussione (sotto forma di lettera di credito) con cui garantisce alla scadenza il buon fine del credito, a favore del creditore originario o di chiunque sia divenuto titolare della polizza nel corso della sua vita. Il primo finan- ziatore, infatti, può sia conservare la polizza in portafoglio fino alla sua naturale scadenza, sia negoziarla mediante una lettera di cessione, la quale può essere validamente emessa per convenzione soltanto a favore di persone giuridiche. La stessa banca o una società finanziaria specializzata possono infine operare in qualità di semplici broker, occupandosi del collocamento delle polizze presso gli investitori finali. In questo caso il beneficiario del finanziamento corrisponderà al broker una commissione di intermediazione. In Italia, inoltre, il termine carta commerciale designa il complesso dei titoli di credito (p.e. cambiali) emessi in occasione di effettive transazioni commerciali (compravendita di merci o servizi), in contrapposizione alla cambiale finanziaria, e cioè alle tratte emesse su una banca o società finanziaria allo scopo di procurarsi un’immediata disponibilità di denaro contante o in conto corrente.