CARATO

Parola che deriva dal greco  κερÜτιου, terza parte (corrispondente a circa 0,19 grammi) dell’obolo e nel basso Impero uguale a 1 siliqua d’oro, pari a 1/24 di solido di libbra romana di 288 scrupoli, con uno scrupolo equivalente a 1,137 grammi. In origine era il nome del baccello di carrubo (siliqua), i cui semi erano utilizzati per pesare le quantità più piccole. È un’unità di misura di massa delle pietre preziose, di misura delle leghe aurifere e delle quote di proprietà di certi beni. a) Come unità di misura di massa è usata per i diamanti, le pietre preziose in generale e le perle. Il carato, che aveva valori diversi nelle varie nazioni (un tempo era la ventiquattresima parte dell’oncia), è stato unificato nel sistema metrico decimale come carato legale metrico equivalente a g. 0,2 (la quinta parte del grammo). Sottomultiplo del carato metrico è il grano metrico, la quarta parte del carato, equivalente quindi a g. 0,05. b) Il carato è anche termine di ragguaglio per indicare il grado di purezza dell’oro, cioè la quantità d’oro fino contenuta in una lega di questo metallo, espressa in ventiquattresimi della massa totale. L’oro a 24 carati è assolutamente puro; l’oro a 18 carati contiene 18 parti d’oro e 6 di altri metalli. L’uso di indicare la purezza dell’oro in carati risale all’Alto Medioevo. Si sono avute monete d’oro puro, cioè a 24 carati, come il solido (o nomisma) bizantino, sebbene per ragioni pratiche Giustiniano fece coniare in Egitto solidi da 22 e meno carati fino a un minimo di 6. Gli aurei italiani (fiorino, genovino e zecchino) erano battuti a 24 carati. Uguale caratura avevano anche gli scudi d’oro delle Cinque Stampe fino alla svalutazione di Carlo V. La purezza dell’argento si esprimeva, invece, in denari, limitatamente a un piede monetario di norma di 8 once, detto marco, che si presentava in forma di lingotto quando non era mera moneta di conto. Oggi si esprime in millesimi. Il denaro era 1/12 dell’oncia e si divideva a sua volta in 24 grani e ogni grano in 24 granetti. Il numero dei denari era impresso in detto marco. c) Prima dell’adozione del sistema metrico decimale, il carato era in alcune regioni italiane un’unità di lunghezza (pari a 0,24 centimetri) ed era usato nella tessitura dei panni. d) Nel linguaggio marittimo il termine carato indica ciascuna delle ventiquattro parti in cui si divide la proprietà di una nave Il termine è pure usato per indicare (ma per lo più in percentuale o in decimi) la quota di una proprietà comune indivisibile (un cavallo, un quadro d’autore), di una società per quote (in nome collettivo o in accomandita semplice, ovvero le quote di una compagnia teatrale.

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