CAPITALE DELL'IMPRESA
Insieme dei beni, materiali o immateriali, a disposizione dell’azienda in un dato momento. Questa nozione indeterminata può tuttavia ricondursi a definizioni più significative considerando il capitale d’impresa sotto i vari aspetti in cui può presentarsi, principalmente, il capitale di gestione o d’esercizio; il capitale di liquidazione per stralcio; il capitale economico. Il primo è rilevato nel bilancio di esercizio delle aziende in funzionamento. Il capitale di liquidazione per stralcio si configura quando l’azienda, cessando di funzionare, viene messa in liquidazione; in questo caso occorre provvedere, da un lato a realizzare tutte le attività mediante vendita e dall’altro a estinguere tutti i debiti. Gli elementi dell’attivo vengono, quindi, valutati secondo il loro presunto prezzo di realizzo, per cui nel passaggio dal bilancio di funzionamento a quello di liquidazione il valore del capitale netto muta, essendo variati i suoi componenti nel valore e nella specie. Il capitale economico esprime il valore attribuibile al capitale di un’azienda tenendo presente i frutti che esso può dare. Generalmente, la determinazione del capitale economico viene effettuata per stimare quale sia il valore attribuibile all’azienda come complesso economico soggetto a trasferimenti reali, quali vendite o fusioni, ma questa determinazione pone il problema della valutazione dell’azienda in avviamento dell’impresa, valutazione molto complessa e che può dar luogo a stime che possono variare entro limiti molto ampi. Gli intangible assets, cioè quegli elementi dell’azienda che sono presenti nella sua attività e en aumentano il valore pur senza essere rappresentabili in bilancio, si pensi alla clientela od alle capacità professionali e al know how acquisiti dal management, costituiscono un elemento fondamentale per la valutazione del capitale economico di un’azienda. Oltre a queste nozioni fondamentali, numerose possono essere le configurazioni del capitale d’impresa, secondo la sua provenienza, la sua destinazione, i beni dai quali è composto, i diversi momenti della vita aziendale in cui viene analizzato. Da un punto di vista cronologico, cioè considerando i momenti della vita dell’azienda, un’importante nozione è quella del capitale iniziale o costitutivo: si tratta della ricchezza che si delibera di assegnare inizialmente all’azienda per il raggiungimento dei suoi fini. Questo capitale, poiché viene fissato nell’atto costitutivo e nello statuto della società, viene detto anche capitale sociale o statutario. Tuttavia, poiché il conferimento di tale capitale non si ha in un solo momento ma in più momenti successivi, occorre distinguere tra capitale nominale o sottoscritto e capitale versato. Se il capitale versato è inferiore a quello nominale, la parte non ancora versata viene detta capitale richiamabile a richiesta. Dal punto di vista delle fonti, il capitale d’impresa può ancora suddividersi in capitale proprio o capitale di rischio (mezzi propri) e capitale di prestito o capitale di debito. Il primo può affluire all’azienda da fonti interne, come nel caso dei profitti d’impresa che sotto forma di autofinanziamento vengono reinvestiti in essa, o da fonti esterne, emettendo azioni con le quali si offre al risparmiatore la possibilità di partecipare alla proprietà dell’impresa. Il secondo si ottiene invece contraendo dei prestiti, o direttamente con i risparmiatori tramite emissione di obbligazioni, o con intermediari finanziari, come gli istituti di credito. Il capitale affluito nella azienda, si presenta sotto varie forme. Innanzitutto il capitale fisso, costituito dai beni a fecondità ripetuta, quelli cioè che logorandosi gradualmente possono fornire diverse prestazioni (macchine, edifici, impianti ecc.) e il capitale variabile o capitale circolante (v. capitale circolante lordo; capitale circolante netto), costituito da beni a logorio totale (materie prime). Il capitale fisso può considerarsi anche come capitale costante, tenendo conto che esso rappresenta per l’impresa un costo costante, indipendente (entro certi limiti) dal volume di produzione attuata nei vari periodi. A seconda delle finalità economiche si distingue poi: il capitale comprendente i beni con destinazione indeterminata dal capitale i cui beni hanno delle finalità economiche ben determinate; il capitale liquido, costituito dalle attività liquide a disposizione dell’imprenditore in cassa o in banca, dal capitale immobilizzato, costituito da beni durevoli, legati tecnicamente al processo produttivo, investimenti immateriali. Le attività tecnicamente immobilizzate vengono dette anche capitale vincolato e comprendono, oltre al capitale fisso, la parte di capitale circolante non disponibile.