EURO DIGITALE: FUNZIONAMENTO E POTENZIALITA' DELLA NUOVA CBDC EUROPEA
Abstract
L’obiettivo di questa voce è quello di disegnare un quadro il più possibile aggiornato sullo stato di evoluzione del progetto dell’euro digitale (D €). Il primo capitolo descrive brevemente che cos’è l’euro digitale. Il secondo capitolo descrive la struttura di alcune ipotetiche infrastrutture di back-end. Il terzo capitolo introduce due piattaforme ed il modello integrato, analizzato successivamente nella prima sperimentazione terminata a luglio 2021, che si pensa possano supportare la nuova valuta digitale europea.
1. Il progetto dell’euro digitale
Questo capitolo analizzerà il progetto di Central Bank Digital Currency formulato dalla Banca Centrale Europea (BCE), l’euro digitale (D €). Il 14 luglio 2021 il Consiglio direttivo della BCE ha manifestato l’intenzione di avviare lo sviluppo della sua moneta digitale per dare così risposta ai mutamenti del sistema dei pagamenti, sempre più digitalizzato.
L’euro digitale non si presenta come sostituto al contante, dovrebbe avere il compito di affiancarlo. Il suo obiettivo principale sarà ridurre i costi legati alle transazioni, rendere possibile a tutti gli utenti nella zona euro di acquistare beni e servizi online e favorire l’inclusione finanziaria. Su questo ultimo punto vale la pena soffermarsi maggiormente, l’appartenenza al circuito finanziario è favorita per i soggetti più facoltosi, relegando a chi non può permetterselo un utilizzo maggiore del contante; il D € ha il preciso scopo di eliminare le barriere economiche che non permettono a tutti di utilizzare gli strumenti finanziari.
Inoltre sarà anche sicuro, non suscettibile alle fluttuazioni di valore tipiche delle monete digitali private e tutelerà maggiormente la privacy dei cittadini, proteggendo le loro informazioni sensibili da uno loro sfruttamento finalizzato al profitto privato. Le uniche informazioni fornite saranno quelle volte al contrasto di attività illegali quali il finanziamento del terrorismo ed il riciclaggio del denaro.
La prima fase di sviluppo del progetto dell’euro digitale, della durata di circa 2 anni, mirerà alla definizione delle caratteristiche tecniche della nuova moneta; saranno coinvolti molti soggetti, fra i quali intermediari finanziari, gruppi di approfondimento specializzati e le principali istituzioni europee.
La fase finale comprenderà vari test per l’implementazione e lo sviluppo dell’euro digitale che dureranno per almeno tre anni. Al termine di questo quinquennio la nuova moneta digitale, dopo una sua attenta valutazione, potrebbe essere messa a disposizione dei cittadini dell’Unione Europea.
Le caratteristiche dell’euro digitale
Il progetto dell’euro digitale dovrà essere redatto con il principale scopo di sostenere l’Eurosistema nel raggiungimento dei suoi obiettivi minimizzando i rischi per il sistema finanziario; sarà sviluppato a partire da una tecnologia che gli permetterà di essere disponibile a tutti gli utenti in qualsiasi momento, sarà economico nel suo uso ed affiancherà i sistemi di pagamento già esistenti.
A differenza delle altre valute digitali il D € dovrà essere si allettante, ma non rappresenterà una forma di investimento; per evitare ciò è stata proposta un’ipotesi di remunerazione dei depositi con un tasso variabile: quando l’utente non ha ancora superato una determinata soglia il tasso di interesse è più alto e si abbassa una volta raggiunta e superata quest’ultima. La remunerazione della nuova CBDC potrebbe favorire l’attuazione delle politiche monetarie, contribuendo alla stabilità finanziaria ed al rafforzamento strutturale dell’area dell’euro. Essendo una passività della Banca Centrale, il D € presenterebbe un rischio intrinseco notevolmente più basso rispetto ad un deposito in una banca commerciale, tuttavia la BCE non ha lo scopo di competere con le banche commerciali per ragioni di stabilità finanziaria e per l’importante compito che esse hanno nella trasmissione delle politiche monetarie nell’economia reale. Il tasso di remunerazione variabile potrebbe agganciarsi agli altri tassi della Banca Centrale e potrebbe essere periodicamente aggiornato. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di considerare il tasso del D € come uno spread fra altri tassi, come ad esempio quello interbancario e quello delle operazioni di rifinanziamento.
Infine, per assicurare il corretto funzionamento dei sistemi di pagamento il D € dovrà essere sicuro da attacchi informatici ed eventi estremi, verrà quindi progettato per garantire la massima solidità in termini di difesa di informazioni private, difesa dei portafogli digitali e delle carte elettroniche.
Le modalità di accesso all’euro digitale e la privacy dell’utente finale
Le modalità di accesso ipotizzate per gli utenti sono sostanzialmente due:
- accesso diretto;
- accesso indiretto, tramite l’ausilio di intermediari finanziari sottoposti alla vigilanza dell’Eurosistema.
Se verrà scelta una modalità di accesso diretto la Banca Centrale avrà bisogno di un software per il riconoscimento dell’identità di ogni cliente, che invece potrebbe non essere necessario nel momento in cui si scelga un accesso di tipo indiretto.
Un accesso di tipo indiretto sembra al momento essere la via migliore, ma la BCE dovrebbe assicurarsi che le scelte degli intermediari non influenzino in modo negativo l’accesso alla nuova valuta digitale.
Per quanto riguarda la sfera della privacy dell’utente essa potrebbe essere tutelata secondo diversi gradi, in modo che ci sia un perfetto equilibrio fra interesse pubblico e diritti individuali. Siccome già oggi i vari servizi di pagamento consentono un elevato standard di riservatezza, applicare questi metodi anche al D € senza conoscere l’identità giuridica del cliente renderebbe le transazioni in valuta digitale essenzialmente anonime, come per il contante. Nei pagamenti elettronici però l’anonimato non è consentito per evitare forme di riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo; la Banca Centrale deve quindi premurarsi di essere sempre a conoscenza dell’identità di chi utilizza il D €. Una privacy di tipo selettivo potrebbe però essere utilizzata per alcune tipologie di transazioni, in cui il sistema centrale non registri l’identità del debitore e del beneficiario del pagamento. La fiducia degli utenti nella tutela della loro riservatezza da parte dell’Eurosistema potrebbe rafforzarsi se la gestione del modello di privacy fosse affidato a terze parti indipendenti.
Limitazioni dell’uso della valuta digitale europea
La Banca Centrale Europea potrebbe decidere di disincentivare l’uso del D € e l’eccessiva conversione di moneta bancaria in valuta digitale. Verrebbe quindi imposta una soglia massima che ogni utente può possedere, ma questo comporterebbe un trade off con la privacy dei clienti in quanto, per evitare lo sconfinamento della soglia, l’Eurosistema deve escludere la possibilità che un singolo soggetto impersoni più utenti.
Il controllo della domanda di D € potrebbe avvenire anche grazie ad un sofisticato sistema di incentivi sui tassi di remunerazione i quali potrebbero abbassarsi notevolmente al superamento della suddetta soglia massima. Questo regime dei tassi permetterebbe agli utenti di decidere liberamente le quantità che vogliono detenere di valuta digitale ed al contempo rendere il D € una forma di investimento non eccessivamente attraente.
In un regime di tassi di interesse negativi su investimenti privi di rischio, come ad esempio i titoli di Stato con rating AAA a breve termine, non è pensabile imporre un tasso di remunerazione della CBDC pari a zero. Questo comporterebbe seri problemi di politica monetaria e di stabilità dei flussi finanziari, in quanto i titoli di Stato migliori non verrebbero più acquistati dal pubblico. In risposta a questa problematica il sistema dei tassi variabili sembra essere l’unica risposta possibile.
La problematica non si presenterà quando i tassi di interesse sui titoli di Stato inizieranno a salire, ritornando in territorio positivo. In quel momento allora sarà possibile un tasso per il D € pari a zero.
L’Eurosistema potrebbe volere restringere anche l’accesso degli utenti di determinate aree geografiche (privati od aziende) ai servizi dell’euro digitale, come già anticipato, imponendo una soglia massima alla quantità di moneta posseduta. La soglia dovrebbe quindi impedire alla CBDC europea un uso internazionale troppo diffuso. La logica infatti è quella di creare una cooperazione fra le Banche Centrali che decidono di emettere le proprie valute digitali. La problematica è legata, in primis, al fatto che un D € (remunerato) troppo diffuso all’estero sostituirebbe le altre valute nazionali.
In secondo luogo una CBDC remunerata genererebbe flussi di capitali da alcuni Paesi ad altri provocando una forte instabilità del sistema in quanto si potrebbero attrarre quantità di capitale che altrimenti sarebbero state conservate come denaro privato negli altri Stati, danneggiandoli.
Le modalità d’uso e di pagamento
L’euro digitale potrebbe essere fornito con un sistema account-based o semplicemente al portatore, questa seconda modalità escluderebbe l’uso della tecnologia DLT, richiesta invece dalla prima.
Nel caso di un D € al portatore il debitore ed il beneficiario avrebbero in capo la responsabilità di verificare qualsiasi pagamento fra loro. Il funzionamento ricalcherebbe quello del contante, limitando l’uso di piattaforme per i pagamenti digitali. Questa tipologia di D € potrebbe facilmente sfuggire al controllo dell’Eurosistema compromettendo i limiti imposti per le transazioni internazionali e diffondendosi anche fra categorie di utenti esclusi dal suo utilizzo.
Un’altra criticità è legata al dispositivo in cui questa tipologia di D € verrà conservata dall’utente, un suo danneggiamento comporterebbe la probabile perdita della CBDC; la tecnologia che verrà scelta per conservarla dovrà essere il più avanzata possibile, in modo da tamponare perdite impreviste e falle di sistema.
I pagamenti offline, che non sono confermati né attraverso la rete di utenti né tramite il registro della Banca Centrale, possono comunque considerarsi validi grazie al trusted hardware. La possibilità del D € di funzionare anche in modalità offline eviterebbe la condivisione di informazioni legate alle transazioni con parti terze che non siano il debitore od il beneficiario, avvicinando così ancor di più la nuova valuta digitale al contante e conferendogli la funzione di soluzione di pagamento in situazioni estreme.
Gli strumenti con cui consentire i pagamenti offline potrebbero essere pre-finanziati in modo tale da detrarre direttamente dal saldo online di un utente il corrispettivo del pagamento effettuato offline. La tecnologia richiesta per implementare questa tipologia di pagamenti dovrebbe risultare da una soluzione comune in ambito europeo e potrebbe sostenere la digitalizzazione dell’economia del vecchio continente. I dispositivi che consentono i pagamenti offline dovranno essere attivati nel momento in cui il debitore dispone il versamento della somma al creditore evitando un uso continuo con il conseguente spreco di energia.
La BCE potrebbe riscontrare difficoltà nel modificare il livello di tassi di remunerazione per il D € offline in quanto le sarebbe impossibile comunicare in tempo reale con il dispositivo. Per questo motivo e per la necessità di pre-finanziare gli strumenti finanziari offline descritti precedentemente è evidente come un D € solamente offline non possa esistere, deve essere infatti collegato ad un D € online per poter funzionare correttamente.
L’euro digitale come moneta a corso legale
La caratteristica di moneta legale per il D € sarebbe molto importante, ma per poterla attribuire alla nuova moneta occorrerà che l’Eurosistema verifichi la capacità di utilizzarla in qualsiasi luogo e momento, imponendo una sua accettazione incondizionata. Lo status di moneta legale richiederebbe agli utenti che ricevono i pagamenti di attrezzarsi con strumenti di facile utilizzo per poterli accettare.
Con la potenziale emissione del D € i legislatori UE potrebbero considerare l’ipotesi di estendere lo status di moneta legale anche per le transazioni online e siccome la disciplina in merito varia da Stato a Stato l’introduzione della nuova valuta consentirebbe una armonizzazione delle norme nazionali con l’introduzione di nuove misure a livello comunitario.
2. L’infrastruttura di back-end
L’emissione dell’euro digitale, come già anticipato, dovrebbe essere affidata al controllo della Banca Centrale Europea. Possono essere coinvolti degli intermediari per le fasi di identificazione e di onboarding degli utenti per trasferire le transazioni all’infrastruttura della Banca Centrale. L’euro digitale consentirebbe lo sviluppo di nuove imprese per fornire i servizi necessari alla nuova moneta.
Per lo sviluppo dell’infrastruttura di back-end possiamo considerare due approcci:
- centralizzato: le transazioni vengono trascritte nel registro centrale controllato dall’Eurosistema;
- decentralizzato: l’Eurosistema si limita a stabilire le regole per il regolamento delle operazioni in D € che vengono successivamente registrate dagli utenti o dagli intermediari.
In entrambi gli approcci gli intermediari possono svolgere il ruolo di gatekeepers, ma anche di settlemen agents. I primi svolgerebbero i ruoli di Know Your Customers (KYC), antiriciclaggio (ALM) e di contrasto al finanziamento del terrorismo (CFT).
Infrastruttura centralizzata
Gli utenti possono detenere i loro conti in D € su una piattaforma digitale fornita dalla BCE. Tali conti consentirebbero di depositare e prelevare quantità di moneta digitale mediante trasferimenti elettronici da/verso altre forme di moneta e di effettuare pagamenti in D €.
Per questa tipologia di infrastruttura sono stati sviluppati due modelli:
- accesso diretto;
- accesso indiretto.
Il primo modello è illustrato nella Figura 2.1 seguente
Figura 2.1: Modalità di accesso diretto
Fonte: Report on a digital euro, BCE, Ott 2020
L’Eurosistema, aiutato dai gatekeepers, concederebbe agli utenti finali la possibilità di accedere e gestire i conti direttamente dalla sua infrastruttura.
Questo particolare modello rappresenterebbe per la BCE una grande sfida tecnologica, per via delle numerose connessioni e numero di conti indipendenti da fornire ai clienti finali, con l’aggiunta di importanti oneri operativi quali: garantire il rispetto dei regolamenti e dei requisiti per l’utilizzo dei servizi di pagamento.
Per il secondo modello ne riassume il funzionamento la Figura 2.2 seguente
Figura 2.2 Modalità di accesso indiretto
Fonte: Report on a digital euro, BCE, Ott 2020
L’Eurosistema potrebbe continuare ad interagire solo con gli intermediari vigilati, i quali agirebbero come agenti di regolamento che elaborano le operazioni per conto dei clienti.
In questo modello l’onere operativo per la Banca Centrale è minore rispetto al precedente grazie alla supervisione degli intermediari aderenti al sistema, i quali potrebbero incentivare lo sviluppo di servizi digitali in modo tale da favorire la concorrenza nel mercato dei pagamenti.
Infrastruttura decentralizzata
Un’infrastruttura con una certa decentralizzazione potrebbe essere impiegata per l’utilizzo di un D € al portatore, in cui gli utenti finali e gli intermediari verificherebbero ogni pagamento. Anche qui vengono proposti due modelli:
Figura 2.3: Accesso diretto degli utenti al D €
Fonte: Report on a digital euro, BCE, Ott 2020
Un’infrastruttura decentralizzata potrebbe consentire agli utenti finali di trasferire i pagamenti con il D € al portatore tra di loro, autonomamente. Questo approccio potrebbe essere attuato in due modalità, tramite la tecnologia DLT o tramite un archivio locale.
In entrambi i casi gli intermediari svolgerebbero ancora il ruolo di gatekeeper, fornendo dispositivi fisici che possano essere ricaricati con dei fondi. Rimangono tuttavia perplessità per quanto riguarda la conformità a norme di AML e di CFT.
Figura 2.4: Infrastruttura account-based e D € ibrido
Fonte: Report on a digital euro, BCE, Ott 2020.
L’implementazione di una infrastruttura decentralizzata ibrida consentirebbe l’uso del D € al portatore anche a livello degli intermediari vigilati, i quali potrebbero agire come agenti di regolamento per conto dei propri clienti e consentendo anche transazioni wholesale.
3. Il Modello Integrato
Il modello per ora sviluppato dalla BCE viene chiamato modello integrato, esso integra un conto in valuta digitale con uno strumento token-based.
Figura 3.1: Rappresentazione grafica del modello integrato
Fonte: “A digital euro: a contribution to the discussion on technical design choises”, Banca d’Italia, 2021.
La componente account-based garantirebbe solidità e performance alla struttura e consentirebbe alla BCE il controllo costante della quantità di D € in circolazione, di remunerarlo o meno e di imporre agli utenti dei limiti di detenzione per saldo o per transazione.
La componente token-based offrirebbe un livello di privacy variabile ed una maggiore inclusione finanziaria anche ai soggetti unbanked, ossia quelli che non possono usufruire dei servizi bancari.
La principale differenza fra queste due componenti è la capacità di gestire transazioni in quantità differenti. La prima, account-based, garantirebbe volumi di transazioni più elevati, ma sarebbe meno programmabile nella sua struttura. La componente token-based potrebbe invece garantire la partecipazione dei privati nel suo sviluppo grazie alla sua maggiore programmabilità e permettere l’utilizzo di smart contract1.
Il vantaggio del modello integrato è quello della sua alta flessibilità che potrebbe permette ai privati di parteciparvi con soluzioni innovative in modo tale da rendere il D € compatibile con altri modelli operativi già esistenti.
Questo modello così progettato però non considera l’utilizzo offline della nuova moneta digitale, utilizzo che normalmente è consentito grazie agli hard token ed alle smart card. La problematica legata alle transazioni offline, che per loro natura sono più simili all’uso che si fa del contante, è la fragilità della tecnologia che non consente di gestire lunghe catene di pagamenti consecutivi senza comprometterne la sicurezza.
Gli approcci account-based e token-based sono stati sviluppati per essere complementari fra di loro in modo tale da generare un modello che risulti dalla loro combinazione e che sia allo stesso tempo fluido ed affidabile garantendo il soddisfacimento di ogni bisogno degli utenti in termini di privacy e programmabilità. La BCE inoltre avrà sempre il controllo sulla base monetaria in circolazione.
Introduciamo ora il Target Instant Payment Settlemnt, TIPS, ovvero la nuova piattaforma pan-europea inaugurata dalla BCE nel 2018 con il fine di garantire in tempo reale in regolamento degli instant payment.
Sin dalla sua diffusione questa piattaforma si è dimostrata affidabile per gestire i sistemi con alti volumi di scambi per garantire alte velocità di elaborazione delle transazioni istantanee. Può essere quindi usata come riferimento per sviluppare il D € importando i vantaggi dell’architettura distribuita e la sicurezza di un sistema centralizzato sfruttando l’esperienza finora raccolta dall’Eurosistema.
La piattaforma TIPS+
Grazie alla piattaforma TIPS è possibile progettare un nuovo sistema account-based chiamato TIPS+. Esso include nuove funzionalità e migliora quelle già presenti in modo tale da garantire un’ottima applicabilità al progetto del D €.
TIPS+ basa la sua struttura portante sul sistema già collaudato TIPS: la piattaforma centrale mantiene il controllo di tutti gli account degli utenti, ma l’accesso è affidato a terzi, definiti gatekeepers, che hanno il compito di far iscrivere e di indentificare gli utilizzatori della piattaforma. Vengono confermati inoltre i principi di accessibilità e programmabilità.
Figura 3.2: Funzionamento TIPS+

Fonte: “A digital euro: a contribution to the discussion on technical design choises”, Banca d’Italia, 2021
Il nuovo sistema TIPS+ deve essere quindi progettato per garantire la massima affidabilità in caso di forti aumenti nei volumi delle transazioni evitando lunghi tempi di elaborazione di queste ultime. Grazie agli Application Programs Inferfaces, APIs, TIPS+ garantirebbe anche la interoperabilità necessaria alla piattaforma centrale per operare con il settore privato il quale potrebbe fornire servizi aggiuntivi agli utenti.
La piattaforma itCoin
Un ulteriore progetto di sviluppo per il D € potrebbe essere quella di realizzare la nuova CBDC basandola su token ed implementandola su una nuova piattaforma denominata itCoin.
La via token-based, prevista dal modello e basata su una architettura combinata, potrebbe essere implementata dalla piattaforma itCoin, sviluppata a partire dalla tecnologia DLT. Il suo obiettivo principale sarà quello di far assomigliare il D € il più possibile al contante e sviluppare le caratteristiche competitive proprie di TIPS+.
La piattaforma itCoin è basata su blockchain, riprendendo molte caratteristiche da Bitcoin ed è ideata dalla Banca d’Italia.
Alla tecnologia Bitcoin sono state fatte alcune modifiche, tra le principali riportiamo:
- la diffusione della moneta digitale è affidata solamente alla BCE;
- il nucleo della infrastruttura back-end viene gestito dall’Eurosistema;
- il tempo necessario ad eseguire le operazioni è inferiore a quello di Bitcoin.
Altre caratteristiche della piattaforma sono:
- itCoin è operativa 24/7/365;
- il data model è basato sul modello UTXO2;
- una tecnologia criptografica protegge le informazioni che certificano la proprietà della somma di D € di ogni utente;
- il tasso di remunerazione fissato è zero.
Il D € basato su questa nuova piattaforma replicherebbe alcune caratteristiche tipiche del contante e potrebbe essere implementato per rendere il suo utilizzo intuitivo per i soggetti vulnerabili, con un utilizzo gratuito, garantendo alti livelli di privacy.
Le transazioni effettuate su questa piattaforma riportano le seguenti caratteristiche:
- sono convalidate ed autorizzate dall’Eurosistema (on-ledger) ed una volta trascritte sul libro mastro vengono considerate concluse;
- la reale identità degli utenti, protetta dagli pseudonimi, non è conosciuta dall’Eurosistema, ma può diventare nota ad altri intermediari in particolari scenari;
- sono visibili a qualsiasi utente del ledger, inclusi i clienti retail;
- al fine di evitare sovraccarichi esiste un meccanismo in base al quale gli utenti dovranno fare un’offerta per la capacità di transazioni on-ledger. Il limite di transazioni ogni secondo elaborate è fissato a 50;
- sono usate per trasferire una particolare forma di D €, chiamato on-ledger liquidity.
La componente bridge fra TIPS+ e itCoin
Il modello integrato precedentemente descritto afferma che esiste una soluzione che ha lo scopo di interagire con il D € centralizzato previsto dalla TIPS+ e la piattaforma itCoin. La grande flessibilità del modello integrato consente infatti alla piattaforma account-based di interagire con altri sistemi i quali possono essere integrati in base al valore aggiunto che generano.
TIPS+ e itCoin saranno quindi legate da una componente ponte, chiamata bridge, in modo tale da creare un modello integrato in cui non vi sia una vera e propria gerarchia fra le due piattaforme. I pagamenti possono essere scambiati all’interno della stessa piattaforma oppure fra due piattaforme differenti.
La liquidità potrebbe essere iniettata nel sistema solamente attraverso le componenti della piattaforma TIPS+, in modo tale da ricalcare i meccanismi già previsti da qualsiasi servizio TARGET come RTGS, T2S o TIPS.
L’unica fonte di liquidità sarebbe quella fornita dal Central Liquidity Management (CLM) della Banca Centrale Europea; gli intermediari otterrebbero il D € per consentire il trasferimento della liquidità dai loro conti nella piattaforma del CLM ai loro clienti in TIPS+, nello specifico avverrebbe quindi un accredito nel conto TIPS+ a fronte di un prelievo nel conto CLM.
Successivamente gli intermediari, grazie alla componente bridge, potrebbero trasferire la liquidità dalla TIPS+ alla piattaforma itCoin ed infine ai loro clienti finali direttamente nei loro portafogli. Il ruolo dell’Eurosistema sarebbe quello di coordinare i trasferimenti dalla piattaforma TIPS+ a quella itCoin.
Figura 3.3: Processo di emissione del D €

Fonte: “A digital euro: a contribution to the discussion on technical design choises”, Banca d’Italia, 2021
L’interoperabilità fra le due piattaforme permetterebbe all’Eurosistema di controllare la valuta digitale rendendo il sistema completamente trasparente.
1 Possiamo definire uno smart contract come un contratto eseguito automaticamente da un opportuno programma al verificarsi di preimpostate condizioni per facilitare lo scambio di somme di dinaro o di altre attività.
2 Il modello di dati Unspent Transaction Output (UTXO) è basato sui token, ogni UTXO corrisponde ad una moneta che contiene una determinata quantità di valore e può essere utilizzato anche per implementare una catena di firma digitali in cui il proprietario che firma decide di trasferire la proprietà del proprio UTXO al preciso destinatario. Il termine UTXO si riferisce anche all’output di una transazione effettuata sulla blockchain la quale non è stata spesa e che può essere riutilizzata come input in una nuova transazione.
Bibliografia
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DE GRAUWE P. (2019), “Economia dell’unione monetaria”, Il Mulino
EUROPEAN CENTRAL BANK (2020), “Report on a digital euro”, European Central Bank.
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PANETTA F. (2021), “Prepararsi al futuro digitale dell’euro”, https://www.ecb.europa.eu/press/blog /date/2021/html/ecb.blog210714~6bfc156386.it.html
PETRUCCIANI G. (2021), “Euro digitale, al via entro fine 2021 la sperimentazione sulla moneta elettronica della Bce”, https://www.corriere.it/economia/finanza/cards/euro-digitale-via-entro-fine-2021-sperimentazione-moneta-elettronica-bce/prime-sperimentazioni_principale.shtml
Sitografia
https://www.agendadigitale.eu;
https://www.corriere.it/economia/;
https://www.ecb.europa.eu/ecb/html/index.it.html.
Redattore: Davide LOVASCIO