EUROPEAN LONG TERM INVESTMENTS (ELTIF)

Abstract
Gli European Long Term Investments Funds (acronimo, ELTIF) sono fondi di natura chiusa, introdotti da un regolamento comunitario del 2015 (Regulation EU 2015/760), che puntano ad avvicinare i risparmiatori italiani di tipo retail all’investimento illiquido, sostenendo il substrato di aziende di piccole e medie dimensioni (le cosiddette PMI), tipiche del tessuto imprenditoriale italiano. Una finalità non molto distante da quella che ha fatto nascere i PIR (Piani Individuali di Risparmio), in confronto ai quali esistono comunque alcune differenze.

ELTIF: definizione e origini
Gli ELTIF, acronimo di European Long Term Investments Funds, (acronimo, ELTIF) sono dei fondi di investimento di natura chiusa (si veda la voce sui fondi di investimento per la distinzione tra fondi chiusi e fondi aperti), illiquidi realizzati con l’intento di supportare le PMI, le piccole e medie imprese italiane del territorio con un orizzonte temporale di medio e lungo periodo. Introdotti dal Regolamento Europeo n. 760 del 2015 (Regulation EU 2015/760), in Italia i fondi ELTIF appaiono per la prima volta nel 2018 col decreto legislativo 233/2017, che recepisce le disposizioni date dall’Unione Europea in materia e adegua la normativa nazionale. Ma è solo a partire dal 2019 che gli European Long Term Investments Funds entrano concretamente a far parte degli strumenti di investimento presenti nell’offerta nazionale.

Quali sono le caratteristiche principali dei fondi ELTIF?
I fondi d’investimento ELTIF hanno la caratteristica di essere fondi chiusi in cui i versamenti effettuati dagli investitori andranno a confluire presso un unico fondo, gestito in maniera globale. Il patrimonio complessivo del fondo viene suddiviso in un numero di quote di egual valore, e la percentuale di partecipazione al fondo da parte di ciascun risparmiatore è calcolata in base al numero di quote da esso posseduto.
A differenza di quanto avviene con i fondi di investimento aperti, la sottoscrizione di quote di fondi ELTIF sarà consentita solo nel momento della promozione iniziale, mentre il riscatto delle quote può avvenire soltanto al termine della durata prevista inizialmente dal fondo o a scadenze intermedie, ma definite ex-ante. Ne consegue che, l’investimento in quote di fondi ELTIF è piuttosto vincolante, presupponendo un orizzonte temporale di medio-lungo periodo: la durata media dell’investimento in ELTIF è di almeno cinque anni. Fin dall’ideazione e dalla progettazione da parte dell’UE, gli European Long Term Investments Funds hanno l’intento di finanziare PMI e start-up, che non potrebbero essere finanziate in modo alternativo, garantendo loro stabilità dei flussi finanziari. Una finalità non molto distante da quella che ha fatto nascere i PIR (cosiddetti, Piani Individuali di Risparmio), in confronto ai quali ci sono comunque alcune differenze. Gli investitori privati non saranno comunque gli unici destinatari di questa tipologia di prodotti, rivolti anche alla categoria degli investitori istituzionali.
L’oggetto dell’investimento in ELTIF è costituito per:
•    almeno il 70% del capitale dalle cosiddette “attività ammissibili”, ovvero imprese:
     o    con sede legale in un paese dell’Unione Europea;
     o    quotate con capitalizzazione inferiore a cinquecento milioni di euro;
     o    non quotate, le quali non hanno accesso alla piazza azionaria e obbligazionaria.
•    il restante 30% della quota massima del capitale può essere impiegato in altre attività, così da conferire alla gestione del fondo una certa flessibilità.
Risultano essere inoltre ammissibili le attività reali di valore superiore a 10 milioni di euro, che generino un beneficio economico e sociale e immobili commerciali o residenziali che, secondo quanto indica la normativa, contribuiscano alla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva o alle politiche energetiche, regionali e di coesione dell’Unione Europea.

ELTIF e tutele per investitori
Le caratteristiche dei fondi ELTIF evidenziano come l’investimento in quote di questi fondi sia un investimento rischioso. Tale rischio, come imposto dalla MIFID II, va presentato al risparmiatore al momento della sottoscrizione in modo da assicurare trasparenza.
Sono fissati poi dalla normativa alcuni limiti pensati proprio per assicurare al risparmiatore un buon grado di sicurezza e di tutela. In particolare:
•    i fondi ELTIF possono coinvolgere gli strumenti emessi da una singola azienda in percentuale non superiore al 10%, così da evitare la concentrazione;
•    agli investitori retail che possiedono un portafoglio inferiore a 500mila €, non è consentito:
     o    un investimento inferiore a 10mila €;
     o    un investimento in ELTIF superiore al 10% del loro patrimonio complessivo;
•    se l’orizzonte temporale dell’ELTIF supera i dieci anni, il gestore deve indicare chiaramente al sottoscrittore che il prodotto potrebbe non essere adatto a un investitore che non può mantenere un investimento a lungo termine.
L’intento di questi vincoli previsti è quello di evitare che strumenti complessi come gli ELTIF, possano finire nelle mani di risparmiatori non sufficientemente preparati a gestirne l’andamento.

ELTIF: i benefici fiscali
Un doppio vantaggio fiscale per gli investitori privati che investono negli ELTIF è stato introdotto con un emendamento al Decreto Crescita discusso nel maggio del 2019. Il primo beneficio riguarda l’esenzione fiscale sui redditi di capitali, così come avviene per altri prodotti come i PIR. Il secondo vantaggio fiscale concerne una deduzione IRPEF pari al 30% della somma investita nel fondo ELTIF.
Parimenti è prevista una deduzione IRES  del 30% dell'investimento per le persone giuridiche.
Le agevolazioni valgono quando:
•    l’investimento viene mantenuto in portafoglio per almeno 5 anni;
•    in caso di vendita anticipata, se le quote se le quote sono trasferite in un altro prodotto analogo.

La diffusione degli ELTIF in Italia
Sebbene gli ELTIF siano nati con l’intenzione di smuovere i capitali dei piccoli risparmiatori italiani per finanziare PMI, ad oggi la loro diffusione non è decollata a causa della rigidità della loro struttura.
Per tale ragione, diverse associazioni di categoria hanno fornito alcuni suggerimenti per tentare di aumentare l’attrattività di questo strumento.
La prima delle proposte formulate riguarda la modifica della struttura da definita e determinata di medio-lungo periodo ad una struttura di durata indeterminata, rimuovendo le attuali limitazioni alla durata e introducendo appropriati termini e strumenti di riscatto dei fondi e di gestione della liquidità. L’allargamento della base degli asset ammessi rappresenta il secondo degli interventi proposti. È stato poi suggerito di abbassare la soglia degli attuali 10 milioni di euro per investimenti in asset reali, così come di rimuovere i limiti quantitativi – per esempio, i 500.000 euro, pari al 10% del portafoglio investibile e a un minimo di 10.000 euro. Infine, è stato richiesto di consentire investimenti in ELTIF anche con tagli minimi da 1000 euro.

ELTIF vs PIR: similitudini e differenze
Più volte è stato richiamato come gli ELTIF siano strumenti assimilabili ai PIR. Di seguito, si riporta una tabella riassuntiva delle principali caratteristiche dei due strumenti a confronto.

Bibliografia
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https://fchub.it/eltif-opportunita-e-rischi-dei-nuovi-fondi-europei/
https://www.soldionline.it/guide/prodotti-finanziari/eltif
https://quifinanza.it/soldi/eltif-cosa-sono-caratteristiche/421467/
https://www.assogestioni.it/articolo/eltif-quattro-idee-per-il-rilancio
https://www.adviseonly.com/capire-la-finanza/finanza-personale/pir-vs-eltif-identikit-di-due-gemelli-diversi/

Redattore: E. Anna GRAZIANO


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