EARLY STAGE FINANCING (Enciclopedia)

(Si veda anche voce del Dizionario: Early Stage Financing)
Operazione di acquisizione temporanea di quote di partecipazione al capitale di società, da parte di un intermediario specializzato, finalizzate a finanziarne la fase iniziale (early stage), con lo scopo di dismetterle in un arco temporale medio/lungo al fine di realizzare un guadagno in conto capitale.
Gli interventi di early stage financing sostengono le fasi iniziali di un’impresa o di un business e sono rivolti molto spesso al settore tecnologico, dove gli alti tassi di crescita attesi che si legano all’innovazione di prodotto consente di formulare ipotesi di uscita nel medio termine pur partendo da livelli dimensionali minori. Si distinguono: (i) investimenti di seed capital, orientati a finanziare le prime fasi di sviluppo di un business o di un brevetto tecnologico; (ii) investimenti di start up, volti a finanziare la fase di avvio dell’impresa, fornendo il capitale iniziale e l’organizzazione amministrativa e/o commerciale quando, ad esempio, è stato sviluppato un brevetto.
Sono generalmente interventi effettuati attraverso aumenti di capitale successivi, volti a sostenere l’impresa nelle sue fasi di sviluppo.
Il grafico 1 evidenzia l’evoluzione degli investimenti di early stage in Italia.
Graf. 1

Il presupposto per tali interventi è rappresentato in ogni modo dalle veloci prospettive di crescita della società o del business di riferimento e dalla presenza di un imprenditore con validi progetti di sviluppo e/o brevetti che necessitano di essere commercializzati. Per tali motivi, la maggior parte degli investimenti di early stage è rivolta al settore tecnologico, in grado di assicurare alti tassi di crescita attesi del business sottostante, rispetto ai settori tradizionali. In Italia, rimane relativamente modesto il peso percentuale degli investimenti di private equity in imprese high tech (grafico 2)
Graf. 2

In generale, da un punto di vista della creazione di valore dell’investitore, il successo delle iniziative di venture capital è legato allo sviluppo del business sottostante, in termini di innovazione di prodotto, di creazione di un nuovo segmento di mercato o di aumento delle quote di mercato dell’impresa finanziata, che possono portare a rendimenti significativi e superiori rispetto ad investimenti di private equity, anche se maggiormente volatili (grafico 3)
Graf. 3.

A fronte di rendimenti attesi superiori, per l’investitore in venture capital, vi sono ulteriori rischi che si aggiungono a quelli comunemente presenti in investimenti di private equity.
Vi è innanzitutto un rischio tecnologico, legato al mancato successo del business oppure all’obsolescenza del prodotto che, nell’ambito della tecnologia, può presentarsi con una rapidità maggiore rispetto ai  prodotti tradizionali. Vi è inoltre un rischio legato al timing dell’iniziativa, poiché eventuali competitors possono entrare sul mercato con un prodotto simile o con caratteristiche superiori con maggiore facilità e rapidità.
Particolarmente significativo è inoltre il rischio di rifinanziare l’iniziativa, nell’ambito dei suoi diversi stadi di sviluppo, poiché diversI progetti tecnologici presentano cash flow attesi molto diluiti nel tempo. Non è un caso che diversi venture capitalist allochino una parte del capitale a finanziare fasi di sviluppo successive delle aziende (follow on investments). La programmazione di tali interventi successivi è peraltro difficile e non sempre prevedibile ex ante.
Inoltre in tali imprese è maggiormente accentuato il rischio di management, poiché le singole iniziative sono legate allo sviluppo di un’idea proveniente molto spesso da un ricercatore o un gruppo di ricercatori.
Sussistono, perlatro, maggiori rischi legati alla dimensione delle imprese: in presenza di early stage financing le imprese sono ad uno stadio embrionale e se lo sviluppo del prodotto non le porta a dimensioni significative nell’arco temporale di investimento, è possibile che si manifestino difficoltà nello smobilizzo della partecipazione. Tale rischio è maggiormente accentuato se l’investitore acquisisce una quota di minoranza, con difficoltà ulteriori nel controllare strategicamente l’impresa e a dismettere l’investimento.
Tali investimenti, da ultimo, hanno per l’intermediario minori garanzie patrimoniali, essendo l’impresa in una fase di vita iniziale, e minori protezioni in termini di governance, e presentano, quindi, un rischio superiore rispetto agli investimenti di private equity, correlato, oltre che agli elementi prima evidenziati, anche alla maggior mortalità di tali imprese, in particolare se operano in settori tecnologici,  oltreché alla maggiore difficoltà di smobilizzo, in particolare se l’impresa non riesce a sostenere i tassi di crescita stabiliti inizialmente.
Per la presenza di tali maggiori rischi, gli investimenti di early stage sono spesso effettuati da intermediari specializzati come venture capital funds; la scarsità di investimenti in tale settore giustifica l’interesse per l’operatore pubblico a sostenere iniziative innovative (grafico 4).
Graf. 4

Redattore: Gianluca CALISE
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