ANALISI COSTI BENEFICI (ENCICLOPEDIA)

Tipo voce : Voci enciclopediche
Categorie:   Sistema finanziario  

Ogni qualvolta si tenta di comparare vantaggi e svantaggi di una determinata situazione  si pone in essere una sorta di analisi costi benefici (ACB). Anche se, questa riguarda solitamente l’analisi di investimenti, privati e pubblici, è applicabile a qualunque ipotesi di cambiamento dell’ambiente, anche a quelli solamente istituzionali e apparentemente senza costi diretti (es. la modifica dell’orario dei negozi o del limite della maggiore età).
L'ACB rappresenta una tecnica di valutazione di progetti o di politiche, atta ad identificarne, stimarne ed esprimerne in termini monetari gli effetti su determinate variabili economiche (P.R. Portney).
Nella pratica si distinguono due tipi di analisi: la valutazione finanziaria e valutazione economica. Metodi e procedure di entrambe sono grosso modo le stesse e le principali differenze dipendono: a) dal fatto che la prima considera solo elementi che si configurino con effetti interni al bilancio della persona che realizza l’investimento, mentre la seconda anche elementi (esternalità, economie esterne) che si configurino come effetti esterni, sociali o, comunque, ricadenti, nel bene e nel male, di regola su soggetti diversi dall’investitore; b) dal metro di valorizzazione impiegato: prezzi di mercato per la valutazione finanziaria; prezzi ombra variamente elaborati per la valutazione economica. Alcuni (in Italia) riservano la denominazione di analisi costi-benefici alla valutazione economica. Altri precisano meglio quest’ultima come social cost-benefit analysis. Si noti che la valutazione finanziaria riguarda solo lo stato giuridico dell’investitore (la sua posizione patrimoniale rilevante nei confronti dei terzi), mentre la valutazione economica dovrebbe abbracciare l’intero stato di benessere della collettività interessata dal progetto. Le due forme di valutazione non sono specializzate: quella economica esprimerà giudizi adatti agli interessi collettivi, se applicata a un progetto di privati; quella finanziaria di investimenti di un’organizzazione pubblica giudicherà degli effetti sul bilancio dell’organizzazione stessa.
Nel complesso, l’ACB si propone anzitutto di rigettare i progetti non efficienti, ossia quelli che, a parità di condizioni, raggiungono gli stessi obiettivi di altri progetti, ma con un dispendio superiore di risorse. In subordine,  non senza notevoli difficoltà teoriche, essa si propone anche di selezionare i progetti che assicurano il massimo contributo al benessere sociale, compatibilmente con un adeguato incremento di benefici netti per gli agenti economici individuali (D. W. Weimer, 2008).
L’ACB trova le radici del suo sviluppo nella letteratura economica marginalista, in particolare nella “nuova economia del benessere”, un filone teorico sviluppato a partire dagli anni ’60 (Weisbrod, Burton, 1960-1962). I principi di base dell'ACB sono stati formulati per la prima volta da Dupuit in un articolo del 1848 e formalizzati successivamente nei lavori di Alfred Marshal. La sua applicazione pratica ha avuto inizio alla fine degli anni '30 negli Stati Uniti, in seguito al Federal Navigation Act del 1936, nell’ambito del quale è stato esplicitamente richiesto l'utilizzo dell'ACB per tutti quei progetti riguardanti la costruzione di infrastrutture pubbliche. Da allora questa tecnica è stata utilizzata per valutare progetti e politiche nel settore dei trasporti, della sanità, della giustizia, della difesa, della educazione e dell’ambiente.
In Italia, l’ACB è stata introdotta nelle amministrazioni pubbliche, agli inizi degli anni Ottanta per gli investimenti di cui si richiedeva il finanziamento del FIO-Fondo per gli Investimenti e l’Occupazione presso il Ministero del bilancio e della programmazione economica, dove venne istituito uno speciale ufficio di valutazione (il Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici) e poi adottata dalla Cassa DDPP (ma come valutazione finanziaria) per i finanziamenti agli enti locali e da altri uffici pubblici (da ultimo dal Ministero dell’Ambiente: v. valutazione di impatto ambientale).
Negli ultimi 10 anni l'utilizzo dell’ACB si è esteso ad altri settori, come il settore della cultura e del turismo. Oggi esistono diverse linee guida da seguire in funzione del settore di applicazione e del paese di riferimento.
Il processo di valutazione, nell’ambito del quale viene ad essere effettuata l’ACB, si sviluppa in una sequenza di fasi di approfondimento progressivo. Ogni fase si conclude con un giudizio di rigetto o di ammissione al giudizio della fase successiva, in modo da scartare al più presto i progetti non validi e di evitare i costi non indifferenti di ulteriori ricerche. Nell’articolazione più estesa (ma, di solito, l’istruttoria e la decisione avviene più brevemente) la sequenza è la seguente: identificazione, proposta e studio di opportunità dell’investimento, seguita eventualmente da studi di supporto su aree che si ritiene meritevoli di particolare approfondimento; studio di prefattibilità; studio di fattibilità; stima e previsione degli elementi da mettere in conto; valutazione e scelta. Segue, quindi il monitoraggio e controllo nell’esecuzione e nell’esercizio e, dopo un certo numero di anni, una revisione e valutazione ex post.
Alla base della metodologia sta l’applicazione del criterio paretiano, attraverso la comparazione tra benefici, in termini di miglioramenti del benessere collettivo, e costi, in termini di prezzi ombra (costi opportunità) delle risorse, di un progetto di investimento. Tale raffronto è generalmente giustificato facendo appello al cosiddetto criterio di Kaldor-Hicks, secondo cui ad una situazione A, rappresentata da una certa allocazione di risorse, è socialmente preferibile una situazione B, rappresentata da una allocazione alternativa, se coloro che guadagnano nel passaggio da A a B possono compensare coloro che perdono nello stesso passaggio, anche se tale compensazione non viene materialmente effettuata (Kaldor, 1939, Hicks, 1939).
Nel complesso, come mostra anche l’analisi sviluppata nel Report to Congress on the Costs and Benefits of Federal Regulations (U.S. Office of Management and Budget, 2000), le implicazioni distributive dell’aggregazione dei costi e dei benefici sono oggi ritenute rilevanti solo quando riguardano grandi gruppi della popolazione o vaste fasce di percettori di reddito (Pennisi, Scandizzo, 2003).
La pratica, prima e, poi, la dottrina hanno elaborato diversi metodi di valutazione. Il metodo comunemente adottato, perché tiene conto del diverso valore della moneta nel tempo, consiste nella tecnica dei flussi di cassa attualizzati (DCF, dall’acronimo inglese discounted cash flow analysis), il cui risultato determina l’opportunità o meno della realizzazione del progetto, espressa attraverso criteri di selezione. Tra questi se ne ricordano almeno tre: il rapporto costo-beneficio, il valore attuale netto e il tasso interno di rendimento. Tenendo conto di questi criteri di selezione il progetto o la politica viene giudicata “fattibile” se il suo rapporto costo-beneficio è maggiore di uno, se il valore attuale netto è maggiore di zero e se il tasso di rendimento interno è maggiore del tasso di sconto utilizzato nell'analisi. I criteri di selezione assolvono anche al ruolo di definire un ordine di preferibilità tra più alternative progettuali. Particolare attenzione occorre mettere all’analisi del rischio, che dovrebbe essere sempre inclusa nell’analisi costi-benefici.
Attraverso la DCF costi e benefici vengono rapportati ad un comune denominatore attualizzandoli (solitamente all'inizio dell'arco di tempo preso in considerazione) con un fattore che riflette il tasso a cui il valore dell'unità di misura, in cui vengono espressi, declina al passare di ogni unità di tempo; tale fattore viene chiamato tasso di attualizzazione o di sconto.
Sia il fattore di attualizzazione, sia l’unità di misura nella quale vengono espressi i flussi di cassa da attualizzare varia a seconda dello scopo della valutazione. Spesso la stima di costi e benefici progettuali è molto complicata poiché dipende da numerose variabili, tra cui il  punto di vista dell’analisi (es. pubblico, privato, etc.), le caratteristiche intrinseche del progetto, gli obiettivi progettuali. Esistono importanti differenze anche nella valutazione di progetti appartenenti a diversi settori (infrastrutture, settori produttivi, terziario, etc.), e anche sostanziali differenze nei criteri di valutazione usati in paesi diversi (Commissione UE, 2008).
Nella pratica, gli analisti stimano costi e benefici progettuali sia attraverso l’utilizzo di metodologie di indagine diretta, sia attraverso metodologie di inferenza statistica.
Come già precedentemente detto, secondo la metodologia dell'ACB tutti i potenziali benefici e costi progettuali vengono stimati e convertiti in unità monetarie e comparati sulla base di regole decisionali che ne definiscono la fattibilità dal punto di vista di diverse prospettive.
Nella valutazione economica, in particolare, i  prezzi di mercato, espressi in unità di conto monetario, diventano un termine di riferimento inaffidabile sia perché essi non sono osservabili per tutti i beni e servizi considerati, sia perché i prezzi di mercato osservabili spesso non riflettono gli obiettivi a medio e lungo termine della società ed i vincoli sotto i quali essi possono essere perseguiti non sono necessariamente quelli meglio indicati per la valuta­zione economica dei benefici e dei costi. Sono da utilizzare, in questo caso, i “prezzi ombra” o “prezzi contabili”, come sostituti o correttivi dei prezzi di mercato non efficienti (Little - Mirrlees, 1968). I prezzi ombra o prezzi contabili sono, pertanto, dei prezzi di sti­ma che riflettono meglio dei prezzi di mercato la valutazione che la società dà al costo opportunità di beni e servizi.
In definitiva, quale che sia la natura del progetto, la sua implementazione ridurrà sempre l'offerta degli input (utilizzata dal progetto) e aumenterà l'offerta degli output (prodotta dal progetto). L’ACB raffronta la situazione con il progetto, con la situazione che si avrebbe senza il progetto, senza cioè gli interventi specifici previsti dal progetto. Le situazioni con e senza il progetto differiscono da quelle dopo e  prima in quanto, in molti casi, anche in assenza di progetto la situazione preesistente subirebbe un’evoluzione. Un'accurata descrizione della situazione senza il progetto può comportare notevoli difficoltà di giudizio.
Bibliografia
Eu Commision: Guide to cost-benefit analysis of investment  projects, July 2008.
Hicks, J. (1939), The Foundations of Welfare Economics,  Economic Journal, December, 49.
Kaldor, N. (1939), Welfare Propositions of Economics and Interpersonal Comparisons of Utility, The Economic Journal, 49:195.
Little, I.M.D. e Mirrlees, J.A. (1968). A Manual of Industrial Project Analysis, OECD, Parigi.
Pennisi, G. e Scandizzo, P.L. (2003), Valutare l’Incertezza, L’Analisi Costi Benefici nel XXI Secolo,  Giappichelli, Torino.
Portney P. R. Benefit-Cost Analysis, the Concise Encyclopedia of Economics.
Squire L., van der Tak H. G., (1988), Economic Analysis of project, World Bank publications.
U.S. Office of Management and Budget (2000), Report to Congress on the Costs and Benefits of Federal Regulations, Government Printing Office, Washington D.C.
Weimer  D. L., (2008), The New Palgrave Dictionary of Economics, Second Edition, Edited by Steven N. Durlauf and Lawrence E. Blume.
Weisbrod, Burton: “Does Better Health Pay?” Public Health Report, vol. 75, June 1960, pp. 557-60.
Weisbrod, Burton: “Education and Investment in Human Capital,” Journal of Political Economy, Supplement, vol. 70, no. 5, part 2, October 1962, pp. 106-23.
Redattore: Carmela NOTARO
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