UNIONE BANCARIA: IL DIBATTITO IN EUROPA
L’Unione Bancaria divide l’Europa
Durante i lavori per la creazione di un’Unione Bancaria iniziati sin dal 2010, si sono più volte palesate le divisioni degli Stati dell’eurozona riguardo l’ambizioso progetto europeo. Il progetto prevede la creazione di un fondo unico di risoluzione (SRF) da 55 miliardi di euro in dieci anni, che servirà al sistema bancario per rifinanziare gli istituti europei in crisi e la parallela creazione di un meccanismo unico di risoluzione delle crisi sotto il diretto controllo della Banca Centrale Europea (BCE). Le difficoltà affrontate dai Paesi europei in sede di accordi, riguardano vari temi dell’Unione Bancaria, tra cui il meccanismo del sistema di vigilanza sulle banche europee, il fondo per gli istituti di credito in difficoltà e l’eccessiva frammentazione decisionale nei processi di gestione delle crisi. Inoltre, le resistenze legate alla difesa della sovranità dei singoli ordinamenti nazionali e le difficoltà della mediazione politica fra i vari Governi hanno rallentato il processo di realizzazione della nuova Unione Bancaria.
Principali Motivi di Dibattito
1) Fondo di risoluzione unico. L’Unione Bancaria prevede attraverso il Single Bank Resolution Fund (SRF) la creazione di un fondo “salva banche” europeo. La realizzazione e l’implementazione futura di questo fondo però, incontra l’opposizione di alcuni Stati, tra cui la Germania, contrari alla creazione di un paracadute finanziario sostenuto dai prelievi sugli istituti di credito a livello nazionale da utilizzare nei momenti di difficoltà del sistema finanziario europeo insieme al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Questo tema, difatti, ha confermato la spaccatura esistente fra i Paesi come Germania, Olanda e Finlandia che non intendono fornire garanzie pubbliche alle banche incapaci di trovare sul mercato le risorse per ricapitalizzare, e Paesi come l’Italia, vicini alle idee dei vertici della BCE, che temono il rischio di una nuova crisi di fiducia nel sistema bancario nel caso di fallimento del fondo. La distanza maggiore tra le opinioni al riguardo sono risultate proprio quelle della Germania e dell’Italia, rese note attraverso due lettere ufficiali inviate al presidente dell’ECOFIN, al Presidente della BCE e al Commissario Europeo, su visioni contrastanti riguardo gli eventuali costi delle banche in crisi che potrebbero pesare sugli Stati più solidi dell’Unione.
2) Gestione Crisi Bancarie: controllo europeo o nazionale? L’Unione Bancaria prevede oltre alla creazione del fondo di risoluzione unico, di cui sopra, la creazione di un sistema di vigilanza sugli istituti di credito europei controllato dalla BCE che vada a sostituire il sistema di vigilanza nazionale attuale. Bruxelles e in particolare la Commissione Europea, sostiene che la gestione degli istituti di credito deve essere uniformata alla vigilanza sugli istituti stessi. Se quindi la BCE vigilerà sulle principali banche europee, anche la procedura di fallimento o di salvataggio va gestita a livello europeo, per armonizzare ed evitare l’applicazione a livello nazionale di regole disomogenee. La Germania ha più volte richiesto la nascita di un sistema decentrato di gestione dei default bancari, in modo da sfuggire ad una condivisione delle risorse impiegate in caso di salvataggio. Nonostante le pressioni della BCE e della Commissione per creare un Meccanismo solido, Berlino sta infatti cercando di mantenere i poteri di risoluzione nelle mani delle autorità nazionali e rifiuta di farsi carico dei rischi bancari degli altri Paesi. Nelle intenzioni della Commissione europea, una delle componenti fondamentali dell’Unione Bancaria è costituita proprio dalla sorveglianza e dal meccanismo di gestione delle crisi. Tali funzioni sarebbero svolte dalla BCE attraverso un nuovo Consiglio indipendente, il Single Resolution Board, che avrà il compito di controllare la normale esecuzione delle manovre di salvataggio o di un eventuale fallimento di una banca, andando a modificare i compiti della già funzionante European Banking Authority (EBA). Al contrario, la Germania vede nell’istituzione del Single Resolution Board un conflitto d’interessi che potrebbe mettere a rischio l’attività di politica monetaria e di controllo dell’inflazione propria della BCE. Berlino suggerisce una sorveglianza bancaria distinta e separata dalla politica monetaria come avviene attualmente con la sorveglianza dell’ European Banking Authotity (EBA), il cui potere però è molto limitato dalla supervisione che avviene al livello nazionale. La Germania sostiene, inoltre, che formalmente gli odierni Trattati non consentono una qualsiasi forma di messa in comune di risorse utilizzabili da un solo Stato o la costituzione per via legislativa ordinaria di nuove istituzioni destinate ad avere un peso considerevole nella vita politica ed economica dell’eurozona. Secondo il legislatore europeo, la proposta di un meccanismo unico di risoluzione delle crisi nell’Unione Bancaria è in linea con i Trattati e conferendo nuovi poteri alla BCE consentirebbe in tutta l’Unione Europea una migliore prevenzione e gestione delle crisi.
3) Meccanismi decisionali: logica federale o confederale? La nascita dell’Unione Bancaria e i relativi meccanismi decisionali nel settore finanziario europeo, fanno riemergere vecchie frizioni sugli assetti istituzionali da assegnare all’UE. In realtà, i due tasselli fondamentali di questa Unione Bancaria (Meccanismo di Supervisione Unico-SSM e il Meccanismo Unico di Risoluzione delle Crisi-SRM) rappresentano un compromesso tra le visioni federaliste e quelle confederali. Nonostante gli importanti ruoli assegnati alla BCE e al Consiglio unico (Single Resolution Board) dal corpus normativo dell’Unione Bancaria, ai singoli Stati viene lasciato un forte potere discrezionale sull’utilizzo dei fondi comuni e un forte potere di pressione sui processi decisionali formalmente attribuiti a livello europeo.
Redattore: Giovanni AVERSA, Chiara OLDANI