TASSAZIONE SULLE IMPRESE IN EUROPA
Al 2017 la tassazione delle imprese in Europa è ancora lontana dall'armonizzazione, sia nell'ambito della definizione della base imponibile, che in quella delle aliquote. Vedremo le tendenze degli ultimi anni.
Dagli anni ottanta del Novecento ad oggi si è assistito ad una grande variabilità nella definizione delle aliquote legali. L'andamento generale è stato quello di una loro quasi costante diminuzione nel corso del tempo. L'inizio a questo processo di evoluzione verso il basso lo hanno dato le riforme intraprese nel Regno Unito e negli Stati Uniti a metà degli anni ottanta, che hanno ampliato la base imponibile, per esempio rendendo meno generosi gli ammortamenti a fini fiscali, e tagliato le aliquote legali.
Un momento rilevante a livello europeo è stato quello di ingresso dei paesi dell'Est Europa all'interno dell'Unione a meta degli anni 2000. Questi paesi, infatti, erano caratterizzati da aliquote legali basse, con l'obiettivo di presentarsi come ambiente favorevole per gli investitori in un clima di competizione globale. Questa era la loro strategia di crescita e sviluppo dopo il lungo periodo del comunismo. Ciò, in un contesto di già aperta competizione, aveva destato non poche preoccupazioni per un possibile aggravamento del fenomeno. Fino a quel momento, infatti, i principali paesi avevano comunque mantenuto livelli abbastanza alti di aliquote: in Germania era al 38,3%, in Italia al 37,3%, in Spagna al 35% e in Francia al 34,3%. L'unica eccezione era costituita dall'Irlanda, che nel 2004 applicava un'aliquota del 12,5%. Dei dieci paesi che facevano parte del processo di allargamento, otto avevano aliquote pari o inferiori al 20%, e gli altri anche al di sotto del 15%. La richiesta di innalzamento delle aliquote da parte dei principali paesi dell'Unione arrivò troppo tardi all'interno del procedimento di entrata, cosicché non fu possibile prendere alcun provvedimento.
Il processo è continuato fino alla crisi del 2007, quando le oscillazioni dei valori hanno cominciato a stabilizzarsi.
Il grafico 1 mostra il continuo declino nel periodo compreso tra il 1995 e il 2014. Rispetto agli altri paesi considerati (Australia, Canada, Giappone, Svizzera, Islanda, Norvegia, USA, Brasile, Russia, India e Cina), in Europa la riduzione media delle aliquote è stata molto più marcata. Ciò sottolinea il fatto che tale fenomeno sia rilevante principalmente a livello europeo. Nel periodo dopo la crisi iniziata nel 2007, quando il ritmo dell'abbassamento in Europa si è ridotto, Canada e Giappone hanno introdotto le principali riduzioni. Gli Stati Uniti, dopo le riforme degli anni ottanta, hanno mantenuto l'aliquota più o meno costante per tutto il periodo considerato.
Il grafico 2 mostra l'evoluzione puntuale delle aliquote legali dei paesi appartenenti all'Unione Europea in cinque anni diversi: 1995, 2000, 2007, 2014 e 2017. Nel 1995 il paese con la percentuale di imposta più alta era la Germania, che applicava il 56,8%. A partire dal 2008 questa si è ridotta fino al 30,2%, subendo in totale un taglio di 26,6 punti percentuali. Lo stato che invece applicava all'inizio del periodo l'aliquota più bassa era l'Ungheria con un'imposizione al 19,6%, mentre al 2017 al 10,2%. Anche qui la riduzione è stata rilevante: ben 9,4 punti percentuali. Nel 2017 la variabilità delle aliquote va dal 10% applicato dalla Bulgaria fino alla massima utilizzata da Malta al 35%. Quest'ultimo è stato l'unico paese tra quelli considerati che ha mantenuto un'aliquota costante dal 1995 ad oggi. Infatti, prima delle riforme effettuate nel 2001 e nel 2008, era proprio la Germania a prevedere la percentuale d'imposta maggiore. Tra il 2011 e il 2015 è stata la Francia, dopo l'innalzamento dell'aliquota sopra il 35 % di Malta, ad avere il maggior livello di imposizione. Tra il 2003 e il 2006 il livello minimo di imposizione si aveva in Irlanda al 12,5%. Questo è proprio il periodo in cui hanno fatto il loro ingresso i paesi dell'Est Europa.
Table 1: Number of Member States increasing and decreasing the statutory CIT rate |
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1995-2000 |
2000-2005 |
2005-2010 |
2010-2014 |
Totale 1995-2014 |
Number reducing the rate |
13 |
23 |
14 |
6 |
25 |
Number increasing the rate |
4 |
0 |
2 |
6 |
2 |
Change of average rate |
-2.9 |
-6.8 |
-2.1 |
-0.3 |
-12 |
Fonte: Commission services
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Come mostrato nella tabella 1, il processo generale di discesa delle aliquote è stato supportato da quasi tutti i paesi. Infatti tra il 1995 e il 2014 è stato sempre superiore il numero di stati che hanno intrapreso riforme al ribasso. Solo nel periodo tra il 2010 e il 2014, dopo la crisi, il numero di riduzioni e aumenti si compensano. Nel primo gruppo rientrano Regno Unito, Svezia, Finlandia, Slovenia, Olanda e Danimarca; al secondo Grecia, Francia, Cipro, Lussemburgo, Portogallo e Slovacchia. Le variazioni maggiori si sono verificate nel periodo precedente all'allargamento ad Est. Ciò evidenzia il fatto che le riduzioni nei nuovi Stati Membri sono state di entità maggiore e sono cominciate prima rispetto a quelli vecchi
Le aliquote legali degli Stati Membri applicate al reddito d'impresa si sono nel tempo avvicinate. Come mostrato dal grafico 3, il differenziale tra l'aliquota massima e quella minima applicate all'interno dell'Unione si è notevolmente ridotto, raggiungendo la massima riduzione nel 2001 a 20 punti percentuali. Nel 1995 tale valore si attestava intorno ai 37,2 punti percentuali. Successivamente il valore ha subito un rialzo, fino a stabilizzarsi, a partire dal 2016, a 25 punti percentuali. La deviazione standard rappresenta invece una misura meno influenzata dai valori estremi della distribuzione. Questa mostra una riduzione meno evidente nel 2001 e al 2017 mostra comunque una diminuzione, rispetto agli anni precedenti, della variabilità delle aliquote.
Al 2017 si può parlare dunque prevalentemente di convergenza per aree; Germania, Belgio, Francia e Malta hanno raggiunto un valore superiore al 30%. Danimarca, Grecia, Spagna, Italia, Lussemburgo, Olanda, Austria, Portogallo Slovacchia e Svezia hanno aliquote che variano tra il 29 e il 21 %. Bulgaria, Estonia, Repubblica Ceca, Irlanda, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Regno Unito, Slovenia e Finlandia hanno invece aliquote inferiori o uguali al 20%. Anche se l'aliquota legale è il principale elemento che permette la competizione fiscale per attrarre investimenti e profitti, non è il miglior indicatore per effettuare comparazioni sull'onere che ricade sulle imprese. Infatti non prende in considerazione come viene calcolata la base imponibile su cui viene applicata e l'esistenza di imposte non sul reddito che ricadono sulle imprese. Nel prossimo paragrafo si prenderà in considerazione un indicatore più rilevante dell'onere che effettivamente le imprese devono sopportare.