TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA' E POLITICA MONETARIA: IL CASO GIAPPONESE

La trappola della liquidità è un fenomeno estremamente raro, che ben poche volte nella storia si è verificato in modo completo. Il caso più noto è quello della Grande Depressione che colpì gli Stati Uniti negli anni ’30 del '900, quando la teoria di trappola della liquidità fu formulato. Da allora non si ebbero più manifestazioni degne di nota di tale fenomeno, tanto che gli studiosi cominciarono a metterne in dubbio la sua realizzabilità, definendo la crisi statunitense come un caso particolare. Ogni incertezza venne meno alla fine degli anni ’90, a causa della situazione drammatica in cui si venne a trovare il Giappone, come accaduto agli USA negli anni ’30, a seguito di una bolla azionaria (e in questo caso anche immobiliare).

Da molti anni l’economia giapponese si trova ad affrontare una delle più gravi crisi che i Paesi avanzati abbiano mai visto nella loro storia recente. Tuttavia non è sempre stato così: non bisogna dimenticare, infatti, che per decenni nel secondo dopoguerra il Giappone è stato protagonista di una crescita formidabile, tanto che da molti economisti era stato indicato, sul finire degli anni ’80, come successore degli Stati Uniti nel ruolo di locomotiva mondiale. Il motore del loro sviluppo è stato un'ottica di lungo periodo che ha rivoluzionato il modo di fare economia: investimenti di lungo periodo grazie ai quali hanno potuto recuperare progressivamente il gap di sviluppo che li divideva dagli USA.

Tuttavia alla fine degli anni Ottanta il ciclo economico è apparentemente entrato nella sua fase negativa e stenta tuttora ad uscirne. Ciò porta a considerare che il Paese stia attraversando qualcosa di più che una semplice crisi economica, qualcosa di più strutturale e profondo. La gigantesca bolla speculativa scoppiata nel mercato immobiliare nell'89 ha come nefasto precedente quella che precedette di pochi mesi la crisi del '29 in America. Fortunatamente il paragone si esaurisce, probabilmente anche per il modesto ruolo di traino internazionale (che invece avevano gli Stati Uniti). Tutte le più importanti variabili economiche seguirono comunque la loro strada fino al crollo del biennio '91- 92: la crescita del PIL passò dal 6% all’1,5%; la disoccupazione iniziò ad aumentare rapidamente e costantemente; l'inflazione a decrescere.

Dall’esposizione e analisi della trappola della liquidità che sono state condotte, si può facilmente capire che questa è una situazione estremamente complessa per un qualsiasi sistema economico, dalla quale è difficile uscire. Infatti, la politica monetaria viene irreversibilmente privata del suo strumento principe, il tasso di interesse, creando cosi problematiche complesse al livello di operatività.

Tuttavia è dimostrato come la banca centrale mantenga un ventaglio ampio di opzioni da utilizzare, in cui spicca per affidabilità l’intervento volto alla gestione delle aspettative: questa è, infatti, l’unica misura presentata nella letteratura priva di un’obiezione fondata contro la sua efficacia.

Nonostante gli strumenti non convenzionali di politica monetaria non manchino, è innegabile come il livello di affidabilità del loro funzionamento sia a dir poco limitato, data la quasi completa mancanza di esperienza diretta, in particolare per quel che riguarda la calibrazione degli interventi: un valido esempio è dato dal Quantitative Easing adottato dal Giappone nei primi anni del 2000, il quale non ha avuto gli effetti sperati nonostante fosse una mossa ottima e teoricamente affidabile. Per cercare di rendere la manovra efficace, in seguito è stato deciso di affiancare ad essa il cosiddetto Qualitative Easing.

Inoltre, quelli che in condizioni usuali sono pregi di cui un sistema economico dovrebbe andar fiero, come l’indipendenza della banca centrale e la sua rigidità nei confronti dell’inflazione, al fine di uscire dalla condizione di trappola della liquidità devono essere presentati al pubblico come gravi difetti altrimenti non si raggiuge il livello di credibilità tale da ottenere dei risultati con le manovre adottate. Tale comportamento potrebbe avere ripercussioni gravi una volta raggiunta la ripresa economica, in quanto potrebbe causare un pericoloso disancoraggio delle aspettative.

Grazie ad un instancabile lavoro sulle aspettative degli operatori e un continuo operare con manovre di politica monetaria, il Giappone sembra sia riuscito ad arginare il profondo stato di crisi in cui si è trovato per un lungo ventennio. Gli effetti del Qualitative e Quantitative Easing adottato in questo 2013 hanno portato un tasso di inflazione ad agosto allo 0,9%, un livello visto l’ultima volta ad ottobre 2008: bisognerà vedere se si tratta o meno di semplici effetti temporanei, oppure se tali manovre manterranno i loro effetti anche per il futuro, rispettando cosi le previsioni della BOJ.

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Redattore: Antonio ZANFARDINO

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