TASSO DI RISCONTO

Saggio al quale le banche con disponibilità in eccesso riscontano il portafoglio cambiario di banche che, al contrario, si trovano in temporaneo fabbisogno di cassa. Il risconto costituisce, quindi, per l’intermediario scontante, una forma temporanea di impiego e per la banca un’operazione complementare di provvista dei fondi alla quale ricorre transitoriamente per far fronte ad elevati e imprevisti fabbisogni di liquidità. Il tasso di risconto era collegato in modo diretto od indiretto al tasso ufficiale praticato dalla Banca d’Italia (v. tasso ufficiale di sconto), ma variava, come varia tuttora, da banca a banca, dipendendo dalla situazione di liquidità in cui si trova l’istituto riscontante, dall’apprezzamento che esso fa della bontà del portafoglio presentato al risconto e più in generale dalla valutazione delle condizioni attuali e prospettiche del mercato. Nell’Eurosistema il risconto è sostituito, oggi, dalle operazioni di rifinanziamento con una banca centrale nazionale (v. politica monetaria). Il risconto trova oggi applicazione pressoché soltanto con istituti di rifinanziamento (p.e. Artigiancassa; v. credito artigiano) assistiti da incentivi creditizi.

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