STORIA DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI s.p.a. (CDP)

Tipo voce : Glossario

Cassa Depositi e Prestiti (CDP) viene istituita nel Regno di Sardegna nel 1850 dalla Legge n. 1097 del 18 novembre, con l’obiettivo di raccogliere parte del risparmio dei cittadini per finanziare gli Enti Pubblici territoriali e sostenere la spesa pubblica.
Dalla sua nascita subisce numerosi interventi legislativi che incideranno sulla struttura ed oggetto sociale mal fine di espandere il campo di attività.
La Mission istituzionale (oggetto sociale) era quella di raccogliere il risparmio dei cittadini, per poi erogarli, sotto forma di mutuo a tasso agevolato, agli enti locali per essere utilizzati in pubblici investimenti di lungo termine, come la realizzazione di opere infrastrutturali con finalità di interesse generale e, al contempo, miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini stessi (cd. Welfare).
L’Istituto opera come un “salvadanaio corrente” garantito dallo Stato, con funzioni di intermediario tra la raccolta dei fondi e la concessione dei finanziamenti.
L'evoluzione di CDP segue le vicende politico-economiche italiane, venendone profondamente condizionato, per oltre un secolo e mezzo, dalla costituzione del Regno d’Italia fino ai giorni nostri. La sua autonomia rispetto allo Stato è mutata nel tempo.
A seguito dell’unità d’Italia, la CDP inizia ad espandere le proprie competenze incorporando altri Istituti ed Opere morali presenti sul territorio della penisola svolgenti attività analoghe, con conseguente allargamento del proprio raggio di azione lungo la penisola.
Dal 1875, la CDP acquisisce la competenza nella gestione del cd. risparmio postale, riuscendo ad attirare l’interesse di una enorme massa di risparmiatori, in quel tempo non molto fiduciosi nei confronti del sistema bancario e ammaliati dal vedere i propri risparmi garantiti da parte dello Stato.
Nel 1898 l’Istituto viene assorbito dal Ministero del Tesoro che trasforma la Cassa in Direzione Generale, quale Ente Pubblico Economico appartenente al Ministero del Tesoro.
Durante il regime fascista, la CDP viene coinvolta nel processo di accentramento istituzionale voluto dal Governo centrale; in particolare, il Ministro delle Finanze ne assume la Presidenza del Consiglio di amministrazione e, nel 1925, vengono emessi i cd. Buoni Postali Fruttiferi, titoli obbligazionari che riscuotono un elevato successo nei privati sottoscrittori (sul tema si veda la voce Comitato Centrale dei Buoni Postali Fruttiferi).
Inoltre, in tale periodo storico, la CDP partecipa alla fondazione di Istituti quali l’IMI (Istituto mobiliare Italiano), l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) l’INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni) e la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali (poi Istituto Nazionale della Previdenza Sociale - INPS).
In tale periodo storico, la CDP svolge un ruolo fondamentale nelle attività connesse al finanziamento della partecipazione nazionale al secondo conflitto mondiale.
Nel dopoguerra, la CDP gioca un ruolo chiave nel processo di ricostruzione nazionale, impiegando notevoli quantità di risorse finanziarie per investimenti in infrastrutture, opere pubbliche ed edilizia abitativa.
Nei decenni successivi, l’Istituto rafforza la propria posizione nello scenario economico nazionale, arrivando progressivamente ad acquisire una posizione quasi monopolistica nell’erogazione dei propri fondi, in particolare nei confronti degli Enti Locali.
Tale ruolo di protagonista nell’economia pubblica italiana, è strettamente collegato a fenomeni quali il boom dell’economia italiana degli anni ‘60 e ’70; la crisi petrolifera dei primi anni ’70; la Riforma del sistema tributario del 1972, finalizzata a destinare la maggior parte dei proventi del prelievo fiscale all’erario, penalizzando in tal modo le casse di degli Enti Locali i quali vengono a trovarsi, in breve tempo, in una situazione di disavanzo delle proprie casse. Tali fenomeni contribuiscono ad implementare ancora di più il ruolo di finanziatore della CDP e di vera e propria “Banca Unica” degli Enti locali.
Nei primi anni ‘80, la Legge n. 197/1983 rappresenta un tentativo da parte dello Stato di trasformare la CDP in azienda autonoma con un proprio Statuto. Tuttavia, incontra la forte opposizione da parte del comparto bancario nazionale, preoccupato dal conseguente incremento della capacità concorrenziale della CDP nel mercato del credito.
In particolare, per quanto attiene al contenuto, lo stesso testo della 197/1983 risultava abbastanza incerto e contraddittorio; in tale scenario, gioca un ruolo importante un intervento interpretativo della Legge da parte della Corte dei Conti con cui viene chiarito che la CDP è un Ente Pubblico Economico e, come tale, gerarchicamente subordinato allo Stato, privo di personalità giuridica in quanto la citata 197/1983 non l’aveva espressamente attribuita e, pertanto, non può essere considerato come Ente autonomo.
CDP riveste, di fatto, un ruolo di monopolio nella gestione della concessione del credito agli Enti Locali: la normativa vigente prevede, infatti, che un Ente Locale che abbia bisogno di accedere al credito, debba seguire una procedura ben definita che preveda la proposizione di una istanza dapprima alla CDP - non potendo rivolgersi direttamente al sistema bancario nazionale.
Solo qualora la CDP non conceda le somme chieste, l’Ente può optare per la soluzione creditizia privata.
Il riconoscimento della persona giuridica alla CDP e la conseguente autonomia avviene solo nel 1993, a seguito dell’emanazione de D.L. n. 8/1993, convertito in L. n. 68/1993 che, altresì, riconosce all’Ente la potestà di acquisire titoli e quote di partecipazione di Istituti di credito privati.
Qualche anno più tardi viene attuata la procedura di semplificazione dell’iter con cui la CDP concede i mutui agli Enti pubblici richiedenti, qualora questi giustifichino la loro istanza con la sussistenza di un interesse pubblico.
Il D.Lgs n. 284/99 riconosce, confermandola, la personalità giuridica e l’autonomia “ordinamentale, organizzativa, patrimoniale e di bilancio” della CDP.
Nel periodo di tempo contestuale al passaggio dalla lira all’euro, matura ulteriormente la consapevolezza della necessità di una trasformazione del sistema dell’Economia Pubblica che, fino a quel momento, non contemplava una piena e totale partecipazione del settore privato (in primis gli Istituti di Credito bancario) nel mercato che disciplina gli investimenti pubblici.
Nel 2003, la CDP viene trasformata da Ente Pubblico Economico in Società Per Azioni (CDP SpA) il cui capitale è detenuto per il 70% dal Ministero del Tesoro e per l’ulteriore 30% da 65 Fondazioni bancarie che erano state “invitate a partecipare” all’operazione, le quali aderiscono ufficialmente all’invito il 23 dicembre del 2013.
La ratio dell’”invito a partecipare” all’operazione è essenzialmente rinvenibile nella comune Mission sociale, che consiste nello svolgimento di attività e perseguimento di scopi simili a quelli della CDP, in ragione del comune obiettivo di contribuire alla crescita sociale, culturale ed economica del Paese.
La trasformazione comporta, in primis, che la capacità di finanziamento della CDP SpA non è più limitata agli investimenti degli Enti Locali, ma diventa un vero e proprio strumento di intervento nell’economia di mercato non soltanto per la realizzazione di fini pubblici, con la conseguenza che a questi si aggiunge anche lo scopo di produrre utili per gli azionisti, entrambi gli obiettivi inquadrati nella più ampia cornice del “perseguimento dei servizi di interesse economico generale”. L’ingresso delle citate Fondazioni bancarie produce l’effetto di trasformare la CDP in una vera e propria merchant Bank la cui Mission sociale è quella di concorrere alla crescita e allo sviluppo della nazione, garantendo il finanziamento dell’area delle infrastrutture, grandi opere pubbliche e di tutti quegli investimenti finalizzati ad accrescere il sistema economico nazionale nel suo complesso.
Infine, la crisi economica del 2007-2011 ha accelerato il processo di trasformazione della CDP SpA in un vero e proprio strumento di politica industriale.

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