SUKÛK
I sono titoli di debito Shari’ah-compliant, garantiti dall’esistenza di asset sottostanti, a reddito stabile (fisso o a variabilità definita). Appartengono alla categoria dei titoli garantiti da attività (c.d. Asset-Backed Securities, ABS), ma, diversamente dalle strutture convenzionali di ABS, richiedono una presenza di asset tangibili, in proprietà o in usufrutto, ma non in debito. I rappresentano un diritto di proprietà sull’asset sottostante, diritto che prende forma tramite la cartolarizzazione dell’asset stesso, la cui proprietà viene suddivisa in unità di uguale valore e incorporata nei certificati . L’unitarietà del rapporto fa sì che, al contrario dei detentori di obbligazioni convenzionali che non condividono le perdite dell’emittente, i detentori di condividano sia i profitti (generati dagli asset sottostanti, o dai proventi di una loro eventuale liquidazione), sia le perdite. Il prezzo di riferimento dei viene frequentemente fissato usando le stesse tecniche di determinazione del prezzo delle obbligazioni convenzionali, dunque in base al LIBOR. Nell’emissione di , si costituisce uno Special Purpose Vehicle (SPV) per acquisire asset ed emettere titoli di debito rappresentativi del valore dell’asset. Il valore del rimane pertanto agganciato al valore dell’asset sottostante. Sempre più vengono strutturati e collegati ad asset residenti nel Regno Unito, nell’Europa continentale e negli Stati Uniti, grazie ad emittenti non islamici interessati a trarre vantaggio dalla maggiore liquidità presente nel mondo islamico. La diversificazione del rischio offerta dai contratti islamici, rispetto ai sistemi finanziari convenzionali, è tra i principali fattori di loro attrazione. Alcune analisi, infatti, hanno mostrato che la presenza in portafoglio di questi strumenti riduce di circa un terzo il value-at-risk rispetto a un portafoglio composto solo da obbligazioni convenzionali.
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