SMITHSONIAN AGREEMENT
Al fine di ridare stabilità al sistema monetario internazionale, i paesi più industrializzati raggiunsero il 18.12.1971, presso lo Smithsonian Institute di Washington, l’intesa, detta Accordo Smithsoniano, in base alla quale gli Stati Uniti si impegnavano sia ad eliminare la soprattassa del 10% sulle loro importazioni, introdotta con la dichiarazione di sospensioni della convertibilità esterna fatta il precedente 15 agosto, sia a svalutare il dollaro nei confronti dell’oro nella misura del 7,9%, con conseguente aumento del prezzo dell’oro da 35 a 38 dollari per oncia di fino. Teoricamente la nuova parità del dollaro scendeva da 0,888671 a 0,7366617 grammi di fino. Contemporaneamente si verificava l’allineamento delle valute dei paesi aderenti al FMI. Le nuove parità monetarie sarebbero state riferite non più all’oro, ma solo al dollaro. In particolare, Austria, Belgio, Germania, Giappone e Olanda rivalutavano le rispettive valute sia nella parità in oro, sia in dollari. La lira sterlina e il franco francese si rivalutavano solo rispetto al dollaro. La lira italiana e la corona svedese si svalutavano dell’1% rispetto alla precedente parità aurea e si rivalutavano nei confronti del dollaro. Il dollaro canadese continuava a fluttuare liberamente. I paesi più industrializzati si accordarono, inoltre, di allargare i margini di fluttuazione dei cambi dall’1% al 2,25% in più o in meno rispetto al tasso centrale o medio del dollaro. Nei giorni successivi tutti gli altri paesi aderenti al Fondo monetario aggiustarono la parità delle rispettive monete, sia seguendo il dollaro, sia rivalutandosi in oro e in dollari, sia svalutandosi in oro e rivalutandosi in dollari. L’allargamento della fascia di fluttuazione fu accordata dal FMI per l’inizio del 1972. La nuova svalutazione del dollaro del 10% rispetto all’oro decisa il 13.2.1973 rese del tutto superato lo Smithsonian Agreement.