RESIDUO FISCALE
I residui fiscali sono il “saldo netto” tra il contributo che ciascun operatore fornisce al finanziamento all’azione pubblica sotto forma di spesa pubblica e il flusso in entrata.
Il dibattito politico in Italia sulla riforma intervenuta in materia di federalismo fiscale verte sulla redistribuzione interregionale di ricchezza (gettito fiscale) operata dal sistema di finanza pubblica, ovvero sui divari regionali in termini di distribuzione geografica fra la spesa pubblica (complessiva) “regionalizzata” e il prelievo fiscale (complessivo) “regionalizzato”. Uno Stato presenta una struttura accentrata quando la dimensione dei trasferimenti fra le diverse aree geografiche rimane implicita, in quanto gran parte del prelievo fiscale affluisce allo Stato ed è quest’ultimo che eroga la spesa ai cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza (Staderini e Vadalà, 2009). Nell’ambito di tale analisi acquistano un ruolo rilevante i c.d. “residui fiscali”, ovvero un indicatore sintetico della dimensione dei flussi finanziari che intercorrono tra gli abitanti di ciascuna regione e l’operatore pubblico, trattato per convenzione come un soggetto non residente nel territorio (Staderini e Vadalà, 2009). Il termine residuo fiscale viene introdotto da James Buchanan nel 1950 come parametro per valutare l’adeguatezza dell’attività redistributiva complessiva dell’operatore pubblico; l’obiettivo era giustificare i trasferimenti di risorse dagli stati più ricchi a quelli meno ricchi all'interno degli Stati Uniti. Buchanan sosteneva che, adottando il principio dell’equità, l’attività pubblica (considerando tutti i livelli di governo) avrebbe dovuto garantire l’uguaglianza dei residui fiscali per individui uguali, sotto il profilo del reddito (Staderini e Vadalà, 2009).
La redistribuzione complessiva attuata dal sistema è un processo complesso all’interno del quale posso essere distinti tre diversi tipi di flussi redistributivi (Staderini e Vadalà, 2009). La prima, imprescindibile, è data dalla redistribuzione tra individui caratterizzati da livelli di reddito diversi; implicita nel modello di stato sociale scelto dalla collettività. Essa riflette il fatto che il prelievo è commisurato alla capacità contributiva di tutti gli individui, mentre una quota rilevante di spesa pubblica mira a garantire a tutti i cittadini alcuni diritti riconosciuti come fondamentali, ad esempio il diritto alla salute o all’istruzione. Questo tipo di redistribuzione genera flussi finanziari interregionali in quanto gli individui non si distribuiscono tra le regioni in maniera omogenea rispetto al reddito e rispetto ad alcune caratteristiche che influenzano la spesa (quali l’età, importante per la spesa per prestazioni sociali, per la sanità, per l’istruzione) (Baldi, 2010).
Il secondo tipo di redistribuzione attiene invece alle specifiche scelte politiche prese dai decisori pubblici a favore della collettività, riflettendo ad esempio la volontà di erogare risorse a favore di Regioni a basso reddito per sostenere lo sviluppo economico o per perequare la loro minore capacità fiscale. L’obiettivo ultimo di questo flusso redistributivo è quello di correggere gli squilibri finanziari fra le Regioni.
In generale, i flussi redistributivi tra aree di un paese dipendono dal modello di organizzazione territoriale delle entrate e delle spese pubbliche, ovvero del grado di decentramento istituzionale e finanziario dei sistemi di perequazione del finanziamento della spesa decentrata. Del residuo fiscale esistono varie definizioni e metodologie di stima più o meno sofisticate, proprio perché ricostruire l’attribuzione delle spese ricadenti su un singolo territorio richiede molti accorgimenti. Un esempio è quello della spesa per la difesa nazionale: i valori sono prettamente concentrati sulle zone di confine, ma la loro ripartizione dovrebbe seguire un criterio legato al beneficio (Baldi, 2010).
La Tabella seguente presenta i dati relativi ai residui fiscali regionalizzati, calcolati considerando le entrate e le uscite di tutte le pubbliche amministrazioni come media del periodo 2004-2006. Sono dati non sempre omogenei poiché non esistono criteri univoci di riparto delle entrate e delle spese pubbliche sul territorio. Uno degli aspetti più controversi riguarda la scelta dei coefficienti per ripartire la spesa erogata centralmente e riferita ai consumi finali, con particolare riferimento a quelli cosiddetti a domanda collettiva (come ad esempio la difesa) i cui benefici vanno a vantaggio dell’intera collettività.
Tab. Entrate, spese e saldi delle Amministrazioni pubbliche nelle regioni italiane
(euro pro capite; media valori 2004-06)
Piemonte |
Entrate totali |
Spesa primaria |
Residui(2) |
PIL |
|||
Totale |
Prestazioni sociali(1) |
Spesa corrente primaria al netto delle prestazioni sociali |
Spese in conto capitale |
||||
12.642 |
11.2725.1155.159 |
997 |
…1.370 |
26.911 |
|||
Lombardia |
14.579 |
9.9774.6574.658 |
662 |
…4.601 |
31.609 |
||
Veneto |
11.706 |
9.5263.9534.743 |
830 |
…2.179 |
28.505 |
||
Liguria |
11.629 |
12.5435.7795.759 |
1.006 |
914 |
24.887 |
||
Emilia Romagna |
13.475 |
10.9595.0195.092 |
848 |
…2.516 |
29.939 |
||
Toscana |
11.992 |
10.8874.8405.177 |
871 |
…1.105 |
26.765 |
||
Umbria |
10.375 |
11.8914.8135.670 |
1.409 |
1.517 |
22.972 |
||
Marche |
10.566 |
10.2034.3005.076 |
828 |
…363 |
24.563 |
||
Lazio |
13.471 |
11.0024.4895.626 |
886 |
…2.470 |
29.214 |
||
Abruzzo |
8.850 |
10.0233.9385.110 |
975 |
1.173 |
20.051 |
||
Molise |
7.501 |
11.1583.6356.072 |
1.451 |
3.657 |
18.015 |
||
Campania |
6.839 |
9.2143.1595.122 |
933 |
2.376 |
15.897 |
||
Puglia |
6.854 |
9.1483.6394.791 |
718 |
2.294 |
16.089 |
||
Basilicata |
6.986 |
10.9393.5925.755 |
1.591 |
3.953 |
17.143 |
||
Calabria |
6.475 |
10.5543.6265.646 |
1.282 |
4.079 |
15.920 |
||
Regioni a statuto ordinario |
11.295 |
10.3154.3465.092 |
877 |
…980 |
25.268 |
||
RSO Nord |
13.289 |
10.4594.7384.911 |
809 |
…2.830 |
29.435 |
||
RSO Centro |
12.371 |
10.9254.6005.412 |
913 |
…1.446 |
27.329 |
||
RSO Sud |
6.999 |
9.5783.4655.149 |
964 |
2.580 |
16.441 |
||
Valle d'Aosta |
15.048 |
18.6434.8019.657 |
4.185 |
3.595 |
31.961 |
||
P.A. di Trento |
13.234 |
14.5303.8977.215 |
3.418 |
1.296 |
29.014 |
||
P.A. di Bolzano |
13.206 |
14.7814.1097.719 |
2.953 |
1.574 |
32.035 |
||
Friuli Venezia Giulia |
12.437 |
12.3275.2125.663 |
1.452 |
…109 |
27.059 |
||
Sicilia |
7.041 |
10.0533.4065.716 |
931 |
3.013 |
16.087 |
||
Sardegna |
8.469 |
11.4053.7725.928 |
1.705 |
2.936 |
19.120 |
||
Regioni a statuto speciale |
8.814 |
11.2253.8005.990 |
1.435 |
2.412 |
19.910 |
||
RSS Nord |
12.909 |
13.6434.6766.632 |
2.335 |
734 |
28.778 |
||
RSS Sud
|
7.395
|
10.3883.4975.769
|
1.123
|
2.993
|
16.839
|
||
Italia |
10.915 |
10.4554.2625.230 |
962 |
…460 |
24.470 |
||
Indicatori di variabilità |
|||||||
Coefficiente di variazione |
25,7 |
20,7 16,0 21,7 |
95,7 |
525,0 |
23,6 |
||
Valore massimo |
15.048 |
18.6435.7799.657 |
4.185 |
4.079 |
32.035 |
||
Valore minimo |
6.475 |
9.1483.1594.658 |
662 |
…4.601 |
15.897 |
(Staderini e Vadalà, 2011)
Bibliografia
BALDI B. (2010). I "numeri" del federalismo fiscale: un confronto fra le Regioni. Istituzioni del federalismo: Rivista di studi giuridici e politici, (5), 495-515.
PIPERNO S. (2013), La finanza decentrata in Italia. Il Mulino.
STADERINI A. e VADALA’ E. (2009). Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane. Banca d’Italia, Mezzogiorno e politiche regionali, Seminari e convegni, 2, 597-621.