RUBLO

Codice ISO: RUR. Moneta di antica data, che nasce in Russia sotto forma di lingotto o marco d’argento in tutto simile ai marchi, di norma di otto once, in uso nell’Europa occidentale in luogo della libbra divenuta piede monetario troppo grande per i sistemi economici medievali, travagliati dalla povertà di beni e di servizi.

1. Origini. Dopo la caduta dell’impero romano l’economia monetaria, già in crisi, subì nelle province occidentali progressivi arretramenti fino a rarefarsi, lasciando spazio crescente agli scambi in natura. In Russia la moneta fu sempre rara e solo lungo i grandi fiumi e nei porti circolò qualche pezzo di rame o d’argento, frutto del commercio di pelli, di grano, di ambra e di schiavi con i romani e poi con i bizantini e con il mondo arabo. Il sorgere di una monetazione autonoma russa avvenne con la ripresa dell’economia monetaria in occidente, forse non prima del XII secolo. Il rublo più antico è forse quello di Novgorod tagliato (da qui il termine rublo) da o una libbra d’argento di circa 409,51 grammi, suddivisa in 96 zolotnichi. Il rublo ne pesa 69, equivalenti a 294,33 grammi, e come gli altri marchi è nel XII secolo un pezzo di metallo che si scambia a peso. Nel XIII secolo questo lingottino è moneta merce per grandi pagamenti, moneta di conto per misurare i valori e piede monetario dal quale ritagliare monete effettive come il denga o denaro, l’altino e il copeco. Al pari delle altre monete di conto anche il rublo diminuisce di peso e poco prima della metà del XVI secolo, sotto Ivan IV il Terribile, si è ridotto a 98 grammi circa. Sotto Michele Romanov è abbassato a 57 grammi e il suo successore, Alessio Romanov, siamo nel 1656, lo riferisce al rame e ne fa una moneta fiduciaria abbastanza rozza, dando molto lavoro ai falsari.

2. Da Pietro il grande alla Rivoluzione. Gran parte della Russia è però ancora sotto la cappa soffocante dell’economia di baratto. Pietro il grande nel tentativo di modernizzare il paese conia un rublo d’argento e lo accompagna con qualche ducato d’oro. La moneta spicciola è di rame ed è battuta a valere su un rublo di 1.279,7 grammi, che nel contempo è moneta di conto, oltre che piede monetario. Questo rublo è una placca di rame ornata di fregi e serve anche da moneta effettiva. Le guerre, le opere pubbliche e la costruzione della flotta e di qualche fabbrica, specie di armi, costringono lo zar Pietro a manipolare la moneta di rame, dando a essa lo stesso potere d’acquisto di quella d’argento. Ma questo tentativo di creare una moneta fiduciaria fallisce. Sotto i suoi immediati successori, la moneta di rame è riportata al valore del metallo in essa incorporato. Pertanto il rublo di rame ritorna a essere pesante e sotto Elisabetta raggiunge il massimo di 5 libbre, per scendere a 2,5 libbre con Caterina II la grande. Anche questa zarina affianca al rublo di rame i rubli d’argento e i rubli d’oro, rispettivamente nei pesi di 24,2 e di 1,3 grammi, oltre che rubli carta sotto forma di assegnati, o assignazia, ancorati alla placca di rame. Questa carta moneta supera bene la prova e circola pur con qualche disaggio con il rublo d’argento, che successivamente, con la riforma monetaria del primo ministro filofrancese Speranskij, diventa nel 1810 moneta corrente di 20,7 grammi, accompagnato anche dal ducato di 1,3 grammi. La guerra contro Napoleone e la ricostruzione di Mosca comportano inflazione a spese degli assegnati. Più tardi, successive riforme introducono il biglietto della tesoreria e i rubli credito, finché con una lunga opera di risanamento si arriva alla stabilizzazione monetaria di fine secolo. Con una magistrale riforma guidata dall’impulso liberistico del primo ministro Witte, la Russia entra alla fine del secolo in regime di gold standard con una circolazione cartacea coperta al 100 per cento dalla riserva aurea. Per accelerare lo sviluppo economico la Russia attinge copiosamente dalle piazze finanziarie di Londra, di Parigi e di Berlino, collocando senza difficoltà i titoli della rendita pubblica, ancorati a un rublo d’oro di 0,7742 grammi.

3. Il rublo sovietico. La prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica, con i suoi tentativi di abolire la moneta, travolsero il rublo. Si tornò al baratto e si inventarono particolari rubli di conto, come il rublo merce, il rublo segale, il rublo tred (unità di lavoro), il rublo ened (unità di energia) e il rublo calorie (numero di calorie della razione giornaliera della mensa di un lavoratore). Lo stesso Lenin dedicò il suo tempo a compilare tabelle di equivalenza per gli scambi in natura, che divennero obbligatori. Tra l’estate del 1914 e i primi mesi del 1917 l’inflazione rimase abbastanza sotto controllo, ma a far data dal colpo di stato di luglio e poi dalla rivoluzione di ottobre l’inflazione divenne galoppante e poi inarrestabile. Nel 1924, tenendo conto delle sostituzioni dei biglietti, che tagliarono per 10 mila, per 100 e per 50 mila la circolazione in essere,l’ammontare della carta moneta aveva superato i 17 trilioni di rubli, con un aumento di 7,6 miliardi di volte. Anche per effetto della circolazione di oltre 2 mila segni monetari diversi, tra cui i buoni fabbrica, la carta moneta dei soviet e degli eserciti bianchi, apparsi in Russia durante la guerra civile, i prezzi erano aumentati di quasi 62 miliardi di volte. Con il consolidamento della NEP e dopo la morte di Lenin, il gruppo comunista che dirigeva la finanza riuscì a introdurre una riforma monetaria, che attraverso l’emissione controllata del cervonez (brillante) da 10 rubli oro, ritornò al rublo d’oro d’anteguerra. Ma dal 1928 ebbe inizio la dittatura staliniana, che negli anni ‘30 si trasformò, tra l’altro, in una ferrea e feroce pianificazione economica. Il rublo fu ridotto a svolgere la sola funzione di buono d’acquisto. I provvedimenti monetari e valutari presi da Stalin in funzione di quanto accadeva in occidente nel settore della finanza e della moneta furono soltanto espedienti per nascondere la vera situazione economica del paese. Si poteva svalutare o rivalutare il rublo senza provocare alcuna conseguenza né sul piano interno, giacché la moneta rimaneva un buono d’acquisto, né su quello estero perché il rublo era rifiutato. Nel novembre del 1935 il rublo fu svalutato del 77,15 per cento e il suo contenuto teorico di fino scese a 0,0017685 grammi. Nel 1936 la parità aurea teorica fu innalzata a 0,187425 grammi, per essere ribassata a 0,167425 grammi nel 1937. Dopo la guerra l’eccesso dei buoni d’acquisto fu eliminato con il cambio dei biglietti nella misura generale di un nuovo rublo contro 10 rubli in essere. Il cambio effettivo della moneta avvenne però con una grande varietà di tassi di conversione. Nel febbraio del 1950 il rublo fu rivalutato del 32,5% e la nuova parità aurea fu fissata in 0,222168 grammi. Anche dopo la morte di Stalin il rublo non recuperò le classiche funzioni della moneta, né poté diventare moneta internazionale liberamente acquisibile e spendibile, nonostante il suo ruolo di moneta chiave nell’ambito del Comecon. Nel 1957 fu decretato il ripudio del debito pubblico interno, come premessa per la creazione del rublo pesante, pari a 10 rubli vecchi, avvenuta all’inizio del 1961. La nuova parità aurea fu portata a 0,987412 grammi e non a 2,22168 grammi, per cui si trattò di una svalutazione del 55,5%. Anche nei decenni successivi l’evoluzione del rublo come moneta del mercato non ha fatto apprezzabili progressi e solo recentemente, con il crollo del sistema della centralizzazione e della pianificazione, questa trasformazione è diventata un obiettivo prioritario.

4. Il rublo della Repubblica russa. Il 21 dicembre del 1991 l’URSS cessava di esistere e aveva inizio un processo piuttosto confuso di smantellamento degli apparati economici e finanziari sovietici nelle varie Repubbliche, le quali acquisivano autonomia politica e non soltanto amministrativa. Si formava la Comunità di stati indipendenti (CIS), una specie di commonwealth piuttosto che una confederazione e tanto meno di una federazione di stati, come è p.e. quella degli Stati Uniti d’America. L’implosione dell’economia accentrata si ripercuoteva sul rublo sovietico, la cui quotazione in valuta estera era effettuata al solo fine di ridistribuire la valuta estera disponibile. Alla fine del 1992 il corso si poneva su circa 350 rubli per dollaro USA. Nel luglio del 1993 una riforma monetaria dichiarava decaduti i biglietti emessi fino ad allora e ne consentiva il cambio con il nuovo rublo a tassi differenziati e per importi limitati. Le eccedenze venivano obbligatoriamente depositate in conti a basso tasso di remunerazione. Il rublo sovietico, che a suo tempo aveva sostituito il rublo zarista, cessava così di esistere e dopo 74 anni il rublo senza alcuna aggettivazione ritornava a circolare. In seguito le vicende politiche ed economiche della Russia hanno reso più arduo avviare e seguire l’economia di mercato aperto, nonostante i prestiti esteri, che hanno accresciuto l’indebitamento esterno. Il nuovo rublo non si è dimostrato valuta forte, risultando colpito dall’inflazione, e ancora la valuta di riferimento è il dollaro Usa. A titolo di cronaca si può riferire che nel 2001 il dollaro vale circa una trentina di rubli.

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