RAPPORTO WILSON
Rapporto presentato il 22.5.1980 dal Committee to Review the Functioning of Financial Institutions inglese, di cui era presidente Harold Wilson (Wilson Committee), istituito il 5.1.1977 col compito a) di indagare sul funzionamento delle istituzioni finanziarie in UK e all’estero e sulla loro importanza per l’economia; b) di riferire sulla provvista di fondi per l’industria e il commercio; c) di esaminare quali cambiamenti erano richiesti nelle strutture esistenti e nella vigilanza su di esse, incluso la possibile estensione del settore pubblico e di fare raccomandazioni in proposito. I compiti del Comitato Wilson erano abbastanza simili a quelli del Comitato Macmillan del 1929 (v. Rapporto Macmillan) e del Bolton Committee del 1969-1971, ma più estesi rispetto a essi. Il Comitato Wilson raccolse i pareri orali e scritti di circa 375 istituzioni, associazioni professionali e commerciali, società, istituti diversi e privati, pubblicando interim reports e un report finale di oltre 600 pagine che copriva virtualmente ogni aspetto del sistema finanziario del Regno unito con valutazioni e conclusioni non sempre unanimi. Il rapporto constatò che la raccolta del risparmio e del suo impiego era diventata sempre più istituzionalizzata nella forma soprattutto di compagnie di assicurazione e di fondi pensione ed espresse l’opinione che il costo dei finanziamenti in relazione alla redditività era un vincolo cruciale per le decisioni di investimento nel settore reale. A questo riguardo solo una minoranza del Comitato propose l’istituzione di una banca di investimento pubblica. Nel Rapporto si propone di sperimentare l’indicizzazione delle obbligazioni private e dei titoli di Stato, di introdurre un sistema di credito agevolato per le piccole imprese, l’istituzione di una English Developmente Agency e di una nuova forma di investente trust destinato a investire in piccole imprese e dotato di agevolazioni fiscali per gli investitori. Veniva infine proposta una riforma dei mercati finanziari e si esprimeva un’opinione contraria all’estensione del settore pubblico con nuove nazionalizzazioni di istituzioni esistenti.