RAPPORTO WILDE
Relazione conclusiva dal titolo Money and Credit, their Influence on Jobs, Prices and Money pubblicata nel 1961 dalla Commission on Money and Credit, presieduta da Frazar B. Wilde, presidente della Commecticut General Life Insurance Company. Sebbene auspicata dal Parlamentoe dal Governo, per il timore di intromissioni e di condizionamenti politici la Commissione era stata finanziata dalla Fondazione Ford, dalla Fondazione Merril e sponsorizzata dal Committee for Economic Development (CED), autorevole organizzazione indipendente statunitense che raccoglie managers ed educatori impegnati nello studio delle maggiori questioni economiche e sociale e nell’elaborazione di proposte di soluzione. La commissione era stata la risposta americana al Comitato inglese che in quegli stessi anni preparava il Rapporto Radcliffe. Essa era composta quasi esclusivamente di uomini d’affari, ma ebbe nell’Advisory Board e tra i contributori economisti di rilievo (p.e. Richard Musgrave, Paul Samuelson, Jacob Viner, Milton Friedman, Robert Solow). Rispetto al Rapporto Radcliffe, la relazione Wilde ha una trattazione meno accademica e più attenta ai referenti concreti dei concetti, rispecchiate da un linguaggio vicino alla pratica degli affari. Ciò la rende di non facile comprensione per chi non ha esperienza delle tecniche finanziarie, in specie di quelle statunitensi dell’epoca, ma consente a chi ce l’ha di identificare praticamente operazioni, strumenti e obiettivi. La relazione individuava esplicitamente lo stato dell’economia USA come quello di economia mista, sebbene fondamentalmente di mercato (concetto introdotto in economia da Samuelson, che l’ha suggerito alla Commissione) e definiva i diversi obiettividella politica monetaria (espansione, basso livello di disoccupazione, stabilità dei prezzi) riconoscendone l’interdipendenza e la possibilità di conflitto, ma concludendo che essi possono essere raggiunti simultaneamente purché non ci si aspetti per ciascuno di essi l’impossibile. Il rapporto, inoltre, consigliava di allargare il ventaglio dei titoli pubblici da negoziare sul mercato aperto, di allungare la scadenza media del debito pubblico, di fissare un unico saggio di ufficiale di sconto nei dodici distretti del Federal Reserve System, di limitare il ricorso alla manovra della remunerazione delle riserve obbligatorie, introducendo la parità di trattamento per tutte le banche, auspicava l’esenzione dall’obbligo di riserva dei depositi vincolati e proponeva, poi, alcune riforme degli organi di decisione del Federal Reserve System. Di particolare rilievo è la raccomandazione al Federal Reserve Board di informare, per regola, tempestivamente e con sufficienti particolari delle ragioni che hanno indotto ad assumere certe decisioni di politica monetaria. Ciò veniva già fatto, forse non con regolarità, al contrario dell’uso inglese propenso alla riservatezza e al segreto sui motivi delle decisioni. Infine Rapporto Wilde attribuiva il ruolo di strumento di politica anticongiunturale di stabilizzazione esclusivamente alla politica fiscale e in particolare alla manovra della tassazione, più che a quella dal lato della spesa. In proposito si proponeva di rafforzare l’efficacia degli stabilizzatori automatici con interventi discrezionali del Governo federale. In particolare è della Commissione la proposta della formula-flexibility, cioè la variazione automatica del livello di alcune aliquote fiscali ogni qualvolta dei prefissati indicatori economici di riferimento superano una certa soglia di variazione. Il Rapporto Wilde si è occupato anche delle relazioni monetarie internazionali degli USA, dei programmi di credito federale, dell’organizzazione e del coordinamento degli obiettivi di politica economica e degli uffici a ciò preposti. Nell’insieme, rispetto al Rapporto Radcliffe, il lavoro della Commission on Money and Credit statunitense appare più consono ai compiti propositivi del gruppo di esperti e, tutto sommato, tecnicamente e scientificamente meno caduco.