RAPPORTI FINANZIARI

Indici che riflettono la struttura finanziaria di un’azienda. Essi consentono di misurare i rapporti esistenti tra i vari componenti dell’attivo e del passivo del patrimonio dell’impresa e di valutare, in particolare, l’adeguatezza della sua struttura finanziaria. Insieme agli indici relativi alla struttura economica, come quello che misura l’utile d’esercizio in rapporto al capitale proprio, i rapporti finanziari danno una valutazione sintetica dello stato di affidabilità in cui si trova un’azienda in un dato istante. Si possono calcolare rapporti finanziari descrittivi della struttura del patrimonio in relazione alle fonti di finanziamento dell’impresa e alla liquidità della stessa. Il primo gruppo è costituito essenzialmente dal rapporto tra capitale proprio e capitale totale e da quello, complementare rispetto al precedente, tra l’indebitamento dell’impresa e il capitale totale, detto rapporto dell’indebitamento (leverage negli Stati Uniti, gearing in Inghilterra). Una valutazione del rapporto d’indebitamento non può essere effettuata indipendentemente dal rendimento del capitale; (v. ROC, ROI), infatti quanto maggiore è la differenza tra il tasso di rendimento del capitale e quello d’interesse da pagare per il capitale di prestito tanto più grandi possono essere i dividendi distribuiti ai proprietari del capitale proprio (azionisti) e quindi più conveniente aumentare il rapporto d’indebitamento, anche se non va dimenticato il rischio connesso alla leva finanziaria. Ulteriori particolari rapporti indicativi delle forme di finanziamento (proprio ed improprio) sono: quello di autofinanziamento, che pone in relazione i mezzi finanziari ottenuti dai profitti non distribuiti, o anche dai fondi rischi e spese future e dai fondi d’ammortamento, con il totale dei mezzi finanziari investiti nell’azienda; l’indice delle attività tangibili nette, che pone in relazione il complesso delle attività tangibili,al netto delle passività correnti, con l’indebitamento a lungo termine; il rapporto tra il capitale proprio e il complesso degli investimenti a lungo termine, che indica la misura in cui gli investimenti in impianti sono coperti dal capitale proprio; quello tra il valore degli impianti e il capitale complessivo, esprimente la misura in cui gli investimenti in impianti hanno assorbito il finanziamento complessivo dell’azienda. I rapporti relativi alla situazione di liquidità dell’azienda sono invece quelli che consentono di valutare il suo grado di liquidità ponendo a confronto valori liquidi attivi e valori passivi a breve scadenza. Si possono calcolare quindi diversi indici a seconda del grado di liquidità dei valori attivi posti al denominatore. Così si possono porre a confronto denaro e altre disponibilità a vista presso istituti di credito con i debiti in scadenza, ottenendo un rapporto di cassa; oppure si possono includere tra i mezzi liquidi anche i crediti a breve termine e rapportarliai debiti a breve termine oppure ai debiti a breve si possono rapportare le attività a breve termine, comprensive, oltre che di mezzi liquidi e crediti a breve, di merci, materie prime, titoli ecc. prontamente convertibili in denaro. Tra i rapporti che possono così costruirsi c’è il quoziente di liquidità (current ratìo), che raffronta le passività correnti con le attività correnti. I rapporti di liquidità acquistano particolare rilevanza nelle banche, indicando essi la quota delle attività delle banche detenuta sotto forma di moneta e di titoli a breve. Tali rapporti, quindi, misurano la capacità teorica di far fronte alle richieste di contante da parte del pubblico, ma, nella pratica, essi vengono anche utilizzati dalle autorità monetarie per il controllo dell’offerta di moneta. Nell’ambito bancario, inoltre, il rapporto di cassa acquista un diverso significato rispetto a quello visto in precedenza, in quanto esso indica la relazione tra il contante disponibile e il complesso dei depositi raccolti. Oltre ai rapporti di finanziamento e di liquidità fin qui visti si possono costruire altri indici che descrivano in maniera più generale e sintetica la struttura del capitale di un’azienda: p.e., il rapporto tra il totale delle attività finanziarie e il totale delle attività economiche, che consente di valutare il giusto equilibrio tra le due categorie di attività, e i c.d. rapporti di capitalizzazione, che evidenziano la struttura del capitale misurando i rapporti percentuali dei diversi tipi di titoli emessi rispetto al capitale stesso. Infine, si indica con l’espressione rapporto prezzi-utili (più noto come price-earnings ratio) il reciproco del rendimento di un titolo, in quanto esso è dato dal rapporto tra la quotazione di mercato di un’azione ordinaria e l’utile medio per azione ottenuto nell’anno più recente ed è indicativo del costo che occorre sostenere per ottenere un reddito pari all’utile medio così calcolato.

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