PANDEMIC BOND

Abstract
I Pandemic Bond sono titoli obbligazionari emessi per fronteggiare le spese relative allo scoppio e diffusione di pandemie mondiali. Emessi in due classi per la prima volta nel giugno 2017 dalla Banca Mondiale, essi sono legati rispettivamente a epidemie mondiali da influenza e coronavirus e a pandemie di altre casistiche, come appunto Ebola o la febbre di Lassa. Il valore nominale di queste due prime emissioni della Banca Mondiale si attesta a 320 milioni di dollari.

Che cosa sono e come nascono i Pandemic Bond?
Dopo l'epidemia legata alla diffusione del virus Ebola del 2014, la Banca Mondiale si è attivata al fine di fornire un meccanismo finanziario di supporto alle popolazioni colpite dalla propagazione di pandemie globali. In linea con il suo mandato di creare nuovi mercati, la Banca Mondiale ha creato una soluzione finanziaria chiamata Pandemic Emergency Financing Facility (PEF), che ha un funzionamento simile ad un meccanismo assicurativo (Stein and Sridhar, 2017). Il Pandemic Emergency Financing Facility (PEF), secondo quanto dichiarato dalla stessa Banca Mondiale, copre i sei virus che hanno probabilità più elevate di causare una pandemia, includendo i Coronaviridae, quali Sars, Mers e Sars-CoV-2, i nuovi Orthomyxovirus – un nuovo ceppo di virus pandemico-influenzale di tipo A – i Filoviridae – in cui rientrano Ebola e Marburg – e altre malattie zoonotiche, in cui si annoverano le febbri di Lassa, Crimea-Congo e Rift Valley.
Con l’attivazione di questo meccanismo, l’intento della Banca Mondiale era quello di slegarsi dall’idea di semplici donazioni o aiuti in denaro rivolti alle popolazioni colpite da un’eventuale diffusione pandemica di alcuni virus, creando un mercato per gli investimenti del settore privato legato alla scommessa circa il rischio dello scoppio delle pandemie. Così facendo, la Banca Mondiale considera la preparazione ad un’eventuale pandemia come un bene pubblico globale, a supporto della sicurezza sanitaria globale e dei suoi impatti economici.
Il 28 Giugno del 2017, la Banca Mondiale emette i primi due Pandemic bond, con durata triennale (con scadenza 15 luglio 2020), che vantano tassi molto elevati, ma anche vincoli molto stringenti circa la definizione di pandemia (Erikson, 2019; Labbe, 2017).
I due Pandemic bond emessi sono rispettivamente legati alle pandemie dovute a Coronavirus e a virulente influenze, e alle diffusioni pandemiche di Filoviridae e di altre malattie zoonotiche.
Le tipologie delle emissioni dei due titoli obbligazionari sono una di classe A dal valore di 225 milioni di dollari con rendimento del 6,9% e una di classe B da 95 milioni, rendimento dell’11% (l’obbligazione di classe A è meno rischiosa e paga un rendimento più basso, mentre l’obbligazione di classe B è più rischiosa).
Ufficialmente quotati sulla Borsa del Lussemburgo, i due Pandemic Bond ad oggi emessi non sono di fatto negoziati, se non tra operatori specializzati.

Come funzionano i Pandemic Bond?
I due titoli obbligazionari pandemici funzionano similmente ad un’assicurazione stipulata dalla Banca Mondiale per far fronte ad eventuali spese legate ad emergenze sanitarie. In caso di pandemie, gli investitori non verranno rimborsati, poiché in quel caso le disponibilità monetarie verrebbero versate interamente nel fondo per gestire le pandemie.
Con questo meccanismo, la Banca Mondiale evita di dover ricorrere a negoziati per ottenere i fondi a sostegno delle spese legate alla diffusione pandemica. Scommettendo sulla probabilità che la pandemia non si verifichi, gli obbligazionisti, in caso di pandemia, non sarebbero rimborsati.

Quando gli investitori non vengono rimborsati?
Affinché scatti il meccanismo assicurativo sotteso ai Pandemic Bond e gli investitori non ricevano il rimborso dei capitali, occorre che scattino alcune clausole. La prima fra tutte è l’ufficiale dichiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La seconda condizione è legata al numero di decessi connessi alla pandemia: nello specifico, la clausola scatta se nel paese di origine del contagio si contano almeno 250 decessi e in un secondo stato, almeno 20 vittime. Terzo, affinché si attivi la clausola del taglio al rimborso del bond, è necessario che dall’inizio del contagio sia trascorso un periodo di 12 settimane (84 giorni). L’ultima e più complicata condizione riguarda una valutazione da parte dell’agenzia indipendente Air Worldwide Corporation, specializzata in modelli econometrici e quantitativi di gestione del rischio, che dimostri alla fine del periodo di 84 giorni, un determinato tasso di crescita dei contagi e un dato rapporto tra casi confermati e casi totali nei paesi membri dell’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (International Development Association) e della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) (International Bank for Reconstruction and Development, IBRD), due pilastri della Banca Mondiale.

Pandemic Bond e implicazioni
Con l’emissione dei Pandemic Bond e la creazione del Pandemic Emergency Financing Facility (PEF), la Banca Mondiale assume un ruolo centrale nei meccanismi di garanzia della sicurezza sanitaria globale e anche degli impatti economici che una crisi sanitaria può generare. Il rischio insito nei titoli obbligazionari legati alle pandemie e nel meccanismo assicurativo sotteso ad essi riguarda il trasferimento al mercato delle problematiche sanitarie pubbliche. Tale trasferimento potrebbe implicare un disallineamento fra l'obiettivo di fornire assistenza sanitaria, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e l’obiettivo di ricerca del profitto, da parte degli investitori.

Pandemic Bond e Covid-19
I Pandemic Bond sono stati pensati e lanciati dopo l'epidemia di Ebola del 2013-2016 che ha devastato la Sierra Leone, la Guinea e la Liberia, mietendo circa 11.300 individui. Tuttavia la successiva epidemia di Ebola, che nel 2018 ha imperversato nella Repubblica Democratica del Congo per circa un anno, uccidendo oltre 2.000 persone, ha reso questo strumento finanziario controverso, in quanto in questa occasione il meccanismo del PEF non funzionò perché non scattarono tutte le clausole del contratto obbligazionario. In particolare, non scattarono i criteri relativi al rapporto di dimensione/diffusione dei contagi e la crescita degli stessi.
Tuttavia, con una nota di fine Aprile 2020 pubblicata sul proprio sito web, la Banca Mondiale ha comunicato che, per la pandemia da Covid-19, il meccanismo del PEF funzionerà in quanto tutti i criteri di attivazione sono scattati, inclusi i criteri relativi alle dimensioni, alla diffusione e alla crescita dei contagi (Hofmann, Shim, and Shin, 2020).
Un organo direttivo sarà chiamato a riunirsi per determinare come assegnare i fondi ai paesi membri dell’Agenzia Internazionale dello Sviluppo, detti anche IDA-countries, un gruppo di 76 Nazioni fra le più povere del mondo. Quest’organo è composto da Australia, Germania, Giappone, Organizzazione Mondiale della Sanità, UNICEF, Banca Mondiale e due paesi IDA (attualmente Haiti e Liberia).
La critica più aspra che viene mossa al meccanismo riguarda quindi la complessità dello strumento e la stringenza delle clausole per evitare il rimborso dei bond. In base ad esse, infatti, il meccanismo è scattato solo dopo che i casi di coronavirus segnalati hanno superato la soglia 2,26 milioni a livello globale, contando oltre 154.613 vittime. La critica considera lo strumento sbilanciato, favorendo la posizione dell’investitore e non le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, evidenziando problemi di pricing dello strumento. Con una struttura meno complessa, in cui il meccanismo di rimborso scatti più facilmente, i fondi potrebbero essere utilizzati per prevenire la diffusione delle pandemie nei Paesi con maggiori difficoltà, in quanto un intervento tardivo è più costoso sia in termini di vittime, sia in termini di disponibilità finanziarie necessarie per porre rimedio alla situazione. Un’alternativa alla semplificazione delle clausole potrebbe riguardare l’aggiustamento del meccanismo pricing di questi strumenti, in modo da limitare lo sbilanciamento nei confronti degli investitori.

Bibliografia
LABBE A. (2017), “DEAL: world's first pandemic bond”, International Financial Law Review, London.
STEIN F. e SRIDHAR  D. (2017), “Health as a “global public good”: creating a market for pandemic risk”, BMJ, DOI: https://doi.org/10.1136/bmj.j3397.
LEITE  P. e  CORTEZ  M. C. (2016), “The conditional performance of Euro bond funds: evidence from Portugal during the debt crisis”, Spanish Journal of Finance and Accounting, 46(2), 212-226, DOI: https://doi.org/10.1080/02102412.2016.1265708.
ERIKSON S. (2019), “Global health futures? Reckoning with a pandemic bond”, Medicine Anthropology Theory 6(3): 77–108; DOI: https://doi.org/10.17157/mat.6.3.664.
HELBERG  S. e LINDSET  S. (2020), “Collateral affects return risk: evidence from the euro bond market”, Financial Market Portfolio Management, 34, 99–128, DOI: https://doi.org/10.1007/s11408-019-00343-2.
HOFMANN  B., SHIM I.  & SHIN H. S. (2020), “Emerging market economy exchange rates and local currency bond markets amid the Covid-19 pandemic”, BIS Bulletins 5, Bank for International Settlements.
https://www.worldbank.org
https://ida.worldbank.org/about/borrowing-countries
https://www.worldbank.org/en/who-we-are/ibrd

Redattore: E. Anna GRAZIANO




  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Publication Ethics and Malpractice

Copyright © 2019 ASSONEBB. All Rights reserved.

Menu
×