PARTECIPAZIONI STATALI

Locuzione sintetica per indicare l’insieme delle imprese costituite nella forma di società per azioni di cui lo Stato è azionista. Le origini delle partecipazioni statali sono legate a situazioni contingenti di crisi economica (a scopo di salvataggio) e più ancora alla volontà dei Governi di supplire all’iniziativa privata, o di spiazzarla. Forma più duttile e meno trasparente dell’ente pubblico economico e dell’amministrazione autonoma, le partecipazioni statali (al pari delle altre partecipazioni societarie pubbliche) sono state, infatti, lo strumento ideale della politica dirigista imperante in Italia nel secolo scorso, a partire dagli anni Trenta. Le spa con partecipazione pubblica sono generalmente soggette alle comuni regole relative alle società. Tuttavia, l’art. 2458 c.c. stabilisce che l’atto costitutivo può riservare all’azionista pubblico la nomina di uno o più amministratori o sindaci ed eventualmente anche tutti. Le imprese con partecipazione statale erano inquadrate in appositi enti autonomi di gestione (v. ente autonomo di gestione) che dipendevano formalmente dal Ministero delle Partecipazioni Statali e, dopo la soppressione di questo nel 1993, dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, mentre l’esercizio dei diritti spettanti allo Stato in veste di azionista veniva attribuito al Tesoro (oggi Ministero dell’Economia e delle Finanze), tenuto al rispetto delle direttive formulate dal Presidente del Consiglio dei Ministri d’intesa con il Ministero dell’Industria (oggi Ministero delle attività produttive). Successivamente il Governo ha avviato un importante programma di smobilizzo delle partecipazioni statali dell’IRI e degli altri enti di gestione.

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