PARITÀ MOBILE

Nell’intento di contenere le tensioni valutarie internazionali, l’assemblea annuale del FMI, tenutasi a Washington alla fine di settembre del 1969 accolse la proposta di studiare l’introduzione del sistema di parità mobili dei cambi valutari, consistente in aggiustamenti di piccola entità, ma ripetuti, se del caso, anche più volte in un anno da parte di un paese o di più paesi del tasso di cambio della rispettiva valuta. Nella stessa assemblea fu proposto anche di allargare fino al 2% il margine di oscillazione dei cambi e di consentire a una singola valuta, se sottoposta a forti tensioni, di oscillare in via transitoria oltre i margini consentiti, onde dare modo al mercato indicare il nuovo tasso di cambio. L’accentuarsi della crisi valutaria internazionale e le posizioni divergenti di alcuni paesi, specie la Francia, riguardo alla stabilità del dollaro resero inattuabili le suddette proposte. In particolare, il concetto di parità mobile fu superato dall’abbandono del sistema dei cambi fissi introdotto con gli Accordi di Bretton Woods.

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