MARCO TEDESCO

ISO: DEM. Con l’unificazione politica degli Stati tedeschi e dopo la guerra franco prussiana, le leggi monetarie del Bismarck emanate tra il 1871 e il 1875 crearono il marco d’oro, in sostituzione delle monete locali, principalmente il tallero prussiano e il fiorino bavarese, oltre che l’importante moneta di conto, il marco banco di Amburgo, e le monete comunitarie: la Vereinsmünze e la Vereinsthaler. Il marco d’oro si assise a moneta della Germania, il cui regime monetario monometallico diventò subito di gold standard. Il contenuto aureo del marco fu fissato in 0,358422919 grammi di fino. Prima di questo avvenimento il marco era stato per lungo tempo un lingotto d’argento ritagliato nel Medioevo nel peso di otto once dalla libbra di Colonia. Il marco di questa città pesava circa 233,9 grammi ed era piede monetario, moneta effettiva per i grandi pagamenti e moneta di conto. Via via per effetto dell’inflazione anche il marco di Colonia si ridusse di peso. La Germania era fonte di caos monetario in tutta l’Europa, giacché i suoi numerosi Stati battevano moneta di pessima lega e la esportavano. Tra principi elettori del Sacro romano impero, principati ecclesiastici, principati laici e città libere si potevano contare più di 200 Stati che battevano moneta secondo i propri interessi. Non mancarono iniziative per porre un argine al disordine, senza tuttavia riuscire nell’intento. Solo il senato della città libera di Amburgo, dopo aver fondato ai primi del XVII secolo l’omonimo Banco, diede facoltà a esso di operare con il “marco banco”, particolare moneta di conto. Il Banco di Amburgo accettava depositi in moneta corrente, che era di pessima lega, la cosiddetta “moneta nera”, e li trasformava in marchi banco dopo un’opportuna riduzione di valore. Il Banco concedeva crediti in marchi banco, ma erogava solo moneta corrente. Il marco d’oro del Bismarck, affiancato dal marco carta liberamente convertibile, si mantenne stabile fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Durante la guerra la moneta tedesca circolò in regime di corso forzoso e poi dopo la sconfitta degli eserciti tedeschi s’inflazionò progressivamente per assumere valori di iperinflazione vertiginosa. Il marco iniziò una corsa sempre più accelerata verso l’annullamento del suo valore. Nel 1924, alla vigilia della riforma monetaria di Schacht, nuovo presidente della Reichsbank, la circolazione monetaria sfiorava i 500 quadrilioni di marchi (un quadrilione è l’unità seguita da 24 zeri, ossia un milione elevato alla quarta potenza). Con i prezzi al minuto espressi in miliardi di marchi, il bisogno di moneta durante l’iperinflazione fu tale da dover essere soddisfatto anche con il ricorso a circa 2 mila tipi di moneta locali, emesse dai commercianti, dagli industriali, dalle ferrovie, dalle municipalità ecc., dette appunto “monete di necessità". La riforma del 1924 creò prima il Rentenmark e poi il Reichsmark, il nuovo marco d’oro, avente lo stesso contenuto di fino del marco d’anteguerra. Il ritiro della moneta in circolazione avvenne al tasso di conversione di un bilione di vecchi marchi contro un marco nuovo. Il nuovo marco carta fu dichiarato convertibile in linea di principio, ma l’effettiva convertibilità fu rimessa al giudizio insindacabile della banca centrale, che però non la ripristinò mai. Anzi, facendo leva sulle disastrate condizioni economiche del paese, essa rifiutò ogni pur minima apertura liberista. Oltre alla moratoria dei debiti verso l’estero fu creata una serie sempre più nutrita di conti in marchi bloccati. Negli anni ‘30 il regime nazista accolse la politica protezionistica della Repubblica di Weimar e della sua banca centrale, la inasprì e introdusse la pena di morte e la confisca dei beni per chi speculava sulla moneta o la esportava all’estero. Durante la seconda guerra mondiale il marco fu sistematicamente sopravvalutato rispetto alle monete in circolazione nei paesi occupati, per cui la Germania poté saccheggiare anche con la moneta i paesi a essa soggetti. Con la fine della seconda guerra mondiale il Reichsmark, rimasto in circolazione nella Germania occidentale, si avviò a ripetere le tragiche esperienze dei primi anni ‘20, ma gli esperti statunitensi attuarono una riforma monetaria che impedì al marco di correre verso l’annullamento del suo valore. Tra il giugno e il settembre del 1948 apposite leggi crearono un nuovo marco, il Deutschemark, che fu posto in circolazione al cambio di un DEM contro 10 Reichsrmark. Il contenuto aureo fu stabilito in 0,266867 grammi di fino, pari a un cambio di 3,33 marchi per dollaro. Nel settembre del 1949, in seguito alla svalutazione del 30,5% della lira sterlina, il nuovo marco fu svalutato del 20,6% e la sua parità aurea fu ridefinita in 0,211588 grammi di fino, con un cambio di 4,2 marchi per dollaro. Alla fine degli anni Cinquanta il Deutsche mark, al pari delle altre monete dell’Europa occidentale, entrava in regime di convertibilità multilaterale in valuta estera. Nel marzo del 1961, vigendo gli Accordi di Bretton Woods, fu rivalutato del 5%, con un cambio di 4 marchi per dollaro. Sempre in base agli accordi suddetti, che, salvo altre misure, obbligavano a correggere con una variazione del cambio valutario gli squilibri strutturali della bilancia dei pagamenti, il marco è stato rivalutato nel 1969, nel 1971 e per ben 3 volte nel 1973, di cui l’ultima in giugno. A questa data il cambio si poneva su 2,669 marchi per dollaro. Con il funzionamento sia pure ridotto a poche monete del serpente monetario europeo e dal marzo del 1979 dello SME, il marco è stato frenato nel suo processo di rivalutazione. Non vigendo più gli Accordi di Bretton Woods, i sistematici attivi di bilancia dei pagamenti, non certamente compatibili con l’obiettivo di unificazione economica e monetaria della Comunità europea, non sono stati più corretti tramite variazioni adeguate. Nonostante gli aggiustamenti ricorrenti, si sono creati cambi artificiali anche per le altre monete dello SME, con effetti distorsivi sulla concorrenza internazionale. Con la caduta del Muro di Berlino e con la riunificazione della Germania è stato provveduto per mera decisione politica a portare il marco orientale alla pari con quello occidentale, nonostante quest’ultimo valesse almeno dieci volte di più. Per ovviare in parte agli squilibri venuti subito in essere la banca centrale tedesca ha alzato il tasso dell’interesse, contribuendo a mettere in crisi irreversibile negli ultimi mesi del 1992 il Sistema Monetario Europeo. Da ultimo la banca centrale tedesca ha imposto, tramite il Trattato di Maastricht e il Patto di stabilità la sua politica di affidare l’euro alla Banca centrale europea (BCE) e alle banche centrali dei paesi comunitari. Col 1°1.2002 il marco tedesco ha cessato di circolare ed è stato sostituito dall’euro.

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