M0, M1, M2, M3, M4, M5, M10
Sigle che indicano altrettante misure dell’offerta di moneta in un’economia moderna aggiungendo, a partire dall’aggregato monetario liquido per eccellenza (monete metalliche e banconote), serie di attività finanziarie con grado di liquidità decrescente. Questa classificazione è stata adottata da Stati Uniti e UK negli anni Settanta ed è stata poi introdotta nelle statistiche degli altri Paesi con adattamenti e modificazioni che le rendono non uniformi. Inoltre la composizione degli aggregati è variata col tempo. M0 indica negli Stati Uniti e in UK sostanzialmente l’ammontare della moneta emessa (in metallo o in banconote in circolazione e in cassa presso le banche). L’aggregato è denominato in USA monetary base e anche high-powered money. M1, comprende M0 più i travelers checks e i depositi a vista presso banche, utilizzabili per i pagamenti, che costituiscono la liquidità primaria dell’economia. È moneta che può essere spesa immediatamente. È, quindi, denominato transaction money e corrisponde a tutti i requisiti della moneta in senso stretto (narrow money):valore facciale determinato e invariabile, trasferibilità perfetta, assenza di costi di transazione, divisibilità in unità convenzionali aventi corso legale, zero-maturity (cioè disponibilità e spendibilità immediata al valore facciale; il loro valore attuale coincide con quello facciale), rendimento nullo per il portatore. M1 (distinto in USA nel 1980 in M-1A e M-1B) è stato lo strumento preferito nelle analisi monetarie finché le banche non hanno preso a remunerare signifi- cativamente i depositi. M2 comprende M1 più depositi fruttiferi e altre attività investite a breve termine e costituisce la liquidità secondaria dell’economia. M3 è uguale a M2 più i depositi a termine. M4 e M5 includono attività finanziarie via via meno liquide. M10 è un aggregato introdotto dalla Bank of England nel 1984 come misura di una base monetaria ampia e comprende monete metalliche e banconote emesse più i saldi operativi attivi delle banche presso la Bank of England. Nel nostro Paese la Banca d’Italia ha utilizzato fino al 1998 tre classificazioni da ultimo così: M1 composta da circolante, conti correnti liberi delle banche e postali, assegni circolari, vaglia cambiari e depositi in conto corrente presso il Tesoro; M2 composta da M1 più certificati di deposito delle banche, depositi vincolati, depositi postali; M2 estesa composta da M2 più depositi presso filiali estere delle banche italiane. Con la costituzione del SEBC le definizioni degli aggregati monetari sono state standardizzate nell’area dell’euro e comprendono ora: M1, che comprende circolante e depositi in conto corrente; M2 che comprende M1 più depositi con durata prestabilita fino a 2 anni, depositi rimborsabili su preavviso fino s 3 mesi; M3 che comprende M2 più pronti contro termine, quote di fondi comuni monetari e titoli di mercato monetario, obbligazioni con scadenza originaria fino a 2 anni. Altre definizioni sono elencate nella voce aggregato monetario.