INCLUSIONE FINANZIARIA

Tipo voce : Voci enciclopediche
Categorie:   Intermediazione finanziaria   |   Sistema finanziario  

Abstract
Per inclusione finanziaria (o financial inclusion) si intende la possibilità che gli agenti economici hanno di accedere e utilizzare una gamma di prodotti e servizi finanziari ad un prezzo accessibile. I recenti cambiamenti ed evoluzioni del settore bancario hanno aiutato ma ancora oggi, specialmente nelle aree del mondo non economicamente sviluppate, il problema dell’inclusione finanziaria sia ancora presente.

L’inclusione finanziaria: definizione e contestualizzazione del fenomeno

Il tema dell’esclusione finanziaria e, specularmente, dell’inclusione finanziaria, ha assunto un ruolo di straordinaria importanza nelle tematiche economico finanziarie (Ardic e altri, 2011; Demirgüç-Kunt e Klapper, 2012).
Gli studi sul tema forniscono diverse definizioni di tale fenomeno: in particolare, Mohan (2006) definisce l’esclusione finanziaria come l’impossibilità per alcuni segmenti della società nell’accedere a servizi e prodotti finanziari; altri autori fanno riferimento a quei meccanismi che non consentono l’accesso al sistema finanziario (Leyshon e Thrift, 1996; Carbo e altri, 2005).
Secondo un rapporto della Banca Mondiale sull'inclusione finanziaria, la popolazione finanziariamente esclusa è scesa a 736 milioni nel 2017 rispetto a oltre un miliardo nel 1990 (Allen e altri, 2016).
Nonostante una riduzione su scala globale del tasso di esclusione finanziaria, ancora oggi sono presenti delle zone dove il livello di inclusione finanziaria è ancora molto basso (Vo e altri, 2021). In particolare, nei paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) l'esclusione finanziaria è quasi inesistente mentre è ancora alta nelle regioni del pianeta in via di sviluppo (Van e altri, 2021). Infatti, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, il fenomeno dell'esclusione finanziaria è ancora vivo per quella parte di popolazione con un esiguo livello di ricchezza economica (Allen e altri, 2016). In particolare, l'Africa, l'America meridionale e centrale, il Medio Oriente e l'Asia meridionale sono le regioni più colpite dal fenomeno dell’esclusione finanziaria (Allen e altri, 2016)
Aver accesso a servizi e prodotti finanziari permette alle aziende di investire e alle persone di risparmiare e prendere a prestito, consentendo loro di regolare i consumi, investire in iniziative imprenditoriali, che possono portare e contribuire ad un miglioramento delle condizioni di vita delle persone e delle imprese (Demirgüç-Kunt e Levine, 2007; Cull e altri, 2021). Inoltre, l’inclusione finanziaria fornisce gli strumenti agli agenti economici gli strumenti per gestire con successo shock reddituali legati ad emergenze come malattie o perdita del lavoro (Rojas-Suarez, 2010). In particolare, l'inclusione finanziaria è considerata un fattore chiave sia per la crescita economica sia per la riduzione della povertà (Rajan e Zingales, 1998; Pasali, 2013). In particolare, il G20 ha messo in evidenza il piano d'azione per l'inclusione finanziaria nella sua strategia (Busch e altri, 2017). Secondo Demirgüç-Kunt e altri (2018), i governi assumono un ruolo chiave nel promuovere iniziative in materia di inclusione finanziaria. In particolare, questi studi dimostrano ad esempio effetti positivi sul grado di inclusione finanziaria grazie a politiche di deregulation nel settore bancario (Célerier e Matray, 2014; Beck, 2016). Gli studi condotti da Allen e altri, (2012) dimostrano come la riduzione dei costi e dei requisiti di documentazione all’apertura dei conti bancari migliori l’accesso ai servizi finanziari.  

Gli effetti dell’inclusione finanziaria

Secondo Ahamed e Mallick (2019), vi è una relazione significativa fra sviluppo del sistema bancario e inclusione finanziaria. In particolare, l’effetto provocato dall’aumento della domanda relativa all’apertura di nuovi depositi provocherebbe una diminuzione del costo marginale della fornitura dei servizi bancari. In generale, la necessità di sviluppare e approfondire la tematica legata all’inclusione finanziaria risulta essere fondamentale alla luce degli effetti positivi apportati dalla finanza sulla riduzione dei livelli di povertà (Levine, 2005).
Il fenomeno dell’esclusione finanziaria colpisce non solo le economie e/o i paesi meno sviluppate/i ma anche le economie/paesi più avanzate/i. In particolare, in uno studio condotto negli Stati Uniti si evince come le famiglie soggette alla perdita della copertura assicurativa sono più propense a non avere rapporti con le banche (Campbell, 2006).
Nonostante una maggiore attenzione sul tema dell'inclusione finanziaria, circa 1,7 miliardi di adulti in tutto il mondo rimangono non bancarizzati e le donne rimangono finanziariamente più escluse degli uomini, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, secondo il database globale Findex (Demirgüç-Kunt e altri, 2018). Le analisi condotte evidenziano come il sesso femminile sia più soggetto al fenomeno dell’esclusione finanziaria rispetto a quello maschile (UN Women, 2015)¹. Infatti, rappresentando poco più della metà della popolazione mondiale, le donne rappresentano una parte fondamentale per lo sviluppo del benessere e della crescita economica (UN Women, 2015).
I dati dimostrano però che solo la metà di queste sono attive nel mercato del lavoro, situazione che va notevolmente diminuendo nei paesi in via di sviluppo, dove solo il 5% del totale delle donne costituisce la forza lavoro totale (UN Women, 2015).
Secondo Demirgüç-Kunt e altri (2018) nel sistema finanziario sono 1,1 miliardi, circa il 40%, le donne finanziariamente escluse e nonostante i miglioramenti generali sul livello di inclusione finanziaria globale dal 2011 al 2014, il divario presente nel 2014 tra i sessi si attesta al 7%, ancora troppo rilevante.
In particolare, la riduzione dei livelli di esclusione finanziaria porterebbe ad un miglioramento sostanziale dell’empowerment economico e sociale delle categorie maggiormente interessate a tale fenomeno, come disoccupati, genitori single, inabili al lavoro ed immigrati, aiutandoli a superare le rispettive condizioni di precarietà economica (Peachey e Roe, 2004; Ardic e altri, 2011; Demirgüç-Kunt e Klapper, 2012).  La possibilità per gli individui a basso reddito di ottenere benefici dai prodotti e servizi finanziari è legata soprattutto alla capacità degli intermediari di fornire tali servizi a costi che siano adeguati alle loro disponibilità ed esigenze economiche (Beck e Demirgüç-Kunt 2006; Thorat, 2010; Amidzic e altri, 2014).
In particolare, lo sviluppo della tematica legata all’inclusione finanziaria comporterebbe un immediato riflesso sulla crescita economica, in quanto è dimostrato che una riduzione del livello di esclusione finanziaria comporta livelli più alti di sviluppo finanziario (Deininger e Squire, 1998; Ravallion, 2001; White e Anderson, 2001; Bourguigon, 2003; Dollar e Kraay, 2003) e di benessere economico (Beck e altri, 2016).
Questi risultati supportano lo studio condotto da Peachey e Roe (2004), il quale sottolinea l’esistenza di una correlazione positiva tra l’inclusione finanziaria e il PIL pro-capite delle economie. Di conseguenza, è possibile dedurre come da un maggiore grado di inclusione finanziaria potrebbe scaturire un’ulteriore spinta alla crescita grazie ad una riduzione delle disuguaglianze (Gupte e altri, 2012).
In particolare, in termini di efficienza dei mercati, le iniziative sull’inclusione finanziaria permetterebbero al mercato finanziario di essere sempre più completo grazie ad un effetto di mediazione tra domanda e offerta di servizi finanziari dovuto ad un aumento della domanda di prodotti da parte di quei soggetti considerati finanziariamente esclusi (Agrawal, 2008).

La rilevanza del fenomeno su scala internazionale

I livelli di inclusione finanziaria dimostrano che l’incidenza di tale fenomeno varia a seconda del paese analizzato (Demirgüç-Kunt e altri, 2018). Gli studi presenti, oltre a fornire definizioni, hanno raccolto dati per stimare e misurare tale fenomeno: da un lavoro di Demirgüç-Kunt e Klapper, svolto per conto della Banca Mondiale (Demirgüç-Kunt e altri, 2018), condotto su un campione di 148 paesi, si evince che solo in Europa sono 138,6 milioni le persone finanziariamente “escluse” e 2,5 miliardi nel resto del mondo, in maggioranza nei paesi in via di sviluppo.
Sempre lo stesso studio (Demirgüç-Kunt e altri, 2018) ha rilevato un progressivo miglioramento del grado di inclusione finanziaria a livello mondiale, con un calo del 20% del livello di esclusione finanziaria nel 2017, in particolare nei paesi a più basso livello di reddito pro capite.
Lo sviluppo tecnologico, grazie alle nuove piattaforme mobile, ha permesso un innalzamento dei livelli di inclusione finanziaria, specialmente nei paesi in via di sviluppo (Turègano e Herrero, 2018). Nonostante ciò, i miglioramenti non possono essere ancora definitivi poiché a livello mondiale il 40% della popolazione risulta ancora essere in difficoltà economica e finanziariamente escluso, evidenziando quindi la necessità di ulteriori sforzi per la risoluzione del problema (Demirgüç-Kunt e altri, 2018).
L’Indagine condotta nel 2017 negli Stati Uniti da parte della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) “National Survey of Unbanked and Underbanked Households”²  dimostra come il 6,5% del totale delle famiglie, circa 9 milioni di statunitensi, risultasse finanziariamente escluso. In particolare, gli studi condotti dimostrano come una parte della popolazione, circa il 57,5% del campione interessato, non possieda adeguate capacità economiche per poter stipulare un contratto di conto corrente mentre per la parte restante sono altre le cause legate all’esclusione finanziaria, come la diffidenza sul sistema bancario, soprattutto dopo la crisi del 2008 (FDIC, 2017).
I dati relativi alla situazione europea, dimostrano che sono 138,6 milioni le persone finanziariamente escluse (Demirgüç-Kunt e altri, 2018).
Un aggiornamento sui livelli di inclusione finanziaria in Europa è stato recentemente fornito dalla ricerca “The Road to Inclusion” condotta da Mastercard nel 2016³. In particolare, anche se il livello di esclusione finanziaria è rimasto pressoché invariato (da 138,6 a 138 milioni), si registrano in Europa differenze nei livelli di inclusione finanziaria tra uomini e donne (Mastercard, 2016).
Inoltre, analizzando i paesi della comunità economica europea, i livelli di inclusione finanziaria dei singoli mercati non sono omogenei: in particolare Romania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria e Polonia registrano i livelli di inclusione finanziaria più bassa rispetto agli altri paesi aderenti come Svezia e Finlandia (Demirgüç-Kunt e altri, 2018).
Gli studi condotti nel sud est Asiatico da parte di KPMG (2016)⁴, dimostrano che solo il 27% della popolazione sudorientale ha un conto corrente bancario portando così il livello di esclusione finanziaria a 438 milioni di individui solo in quell’area. Una delle conseguenze più importanti, dovuta all’impossibilità nell’accesso ai servizi finanziari di base, è legata alla correlazione esistente fra tasso di povertà e inclusione finanziaria. Un maggior grado di inclusione finanziaria fornisce agli individui maggiori soluzioni finanziarie, specialmente legate ai bisogni di finanziamento e risparmio: i dati rilevati avvalorano tale correlazione specialmente nell’area considerata (KPMG, 2016).
Le misurazioni sui livelli di inclusione finanziaria condotte sui Paesi dell’America latina e Caraibi (Demirgüç-Kunt e altri, 2018; CGAP, 2016⁵) hanno mostrato come tali Paesi hanno avuto livelli di accesso al sistema finanziario simili a quelli dell’Europa dell’est e dell’Asia Centrale.  Il 39,2% degli adulti in questa regione ha un conto presso un’istituzione finanziaria, il 20,3% della popolazione adulta utilizza il conto corrente bancario per l’accredito del proprio stipendio (CGAP, 2016).  In particolare, miglioramenti sul livello di inclusione finanziaria si sono registrati in particolar modo in Brasile, Costa Rica e Giamaica (Demirgüç-Kunt e altri, 2018). In Brasile, la diminuzione dei livelli di esclusione finanziaria si sono registrati grazie ad un periodo di crescita e stabilità economica. Sono stati importanti anche gli sforzi governativi volti ad aumentare la trasparenza nei contratti bancari (Dabla-Norris e altri, 2015).  Tuttavia, i miglioramenti sul fenomeno dell’inclusione finanziaria non si sono registrati in tutti i paesi dell’America latina: infatti, in una comparazione con i paesi emergenti situati in Asia⁶, solo il 47% delle famiglie possiede un conto presso un’istituzione bancaria contro il 60% registrato per le economie emergenti asiatiche (International Monetary Fund, 2015)⁷.
Se per una parte della popolazione mondiale il fenomeno dell’esclusione/inclusione finanziaria sembra essere un problema inesistente, per la parte restante, specialmente quella più povera, poter accedere ai servizi bancari base rappresenta uno scoglio insormontabile. Il prossimo obiettivo delle Autorità, Nazionali e Internazionali, dovrà essere quello di attuare le iniziativi necessarie al fine di risolvere la piaga legata all’esclusione finanziaria.



¹https://www.unwomen.org/-/media/headquarters/attachments/sections/library/publications/2015/discussion-paper-gender-and-financial-inclusion-through-the-post.pdf?la=en&vs=3008
² https://www.fdic.gov/analysis/household-survey/2017/index.html
³  https://newsroom.mastercard.com/documents/the-road-to-inclusion-mastercard-financial-inclusion-survey/
https://home.kpmg/xx/en/home/insights/2017/01/financial-services.html
https://www.cgap.org/about/key-documents/cgap-annual-report-2016
⁶ Filippine, l'Indonesia, Malesia, Singapore, Tailandia, il Vietnam, Corea del Sud, Taiwan, Bangladesh, Pakistan e Iran.
https://www.imf.org/external/pubs/ft/sdn/2015/sdn1517.pdf

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Redattori: Gian Paolo STELLA e E. Anna GRAZIANO (dicembre 2024)

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