GESTIONE ATTIVO-PASSIVO

Processo mediante cui la banca gestisce in modo coordinato la dinamica delle fonti e degli usi dei fondi al fine di armonizzare i propri flussi finanziari (equilibrio finanziario), conseguire una sostanziale stabilità della capacità reddituale nel breve periodo (equilibrio economico) e alimentare la crescita dell’intermediazione. In particolare, il termine “gestione attivo-passivo” identifica un modello universalmente riconosciuto dalle direzioni bancarie come il più efficace ai fini del governo della sensibilità del margine di interesse alle variazioni dei tassi di mercato, vale a dire del rischio di tasso d’interesse. Il modello in questione si caratterizza secondo le seguenti modalità: assume come variabile guida il margine d’interesse, cioè la differenza tra ricavi da interessi attivi e costi da interessi passivi; persegue obiettivi alternativi in funzione della propensione al rischio del soggetto economico utilizzatore, in quanto (obiettivo perseguito può consistere alternativamente nell’immunizzazione del margine d’interesse dalle variazioni dei tassi di mercato (rischio nullo di tasso d’interesse), oppure nella massimizzazione degli effetti positivi di margine d’interesse ricavabili dalle variazioni attese dei tassi di mercato; presuppone necessariamente una conoscenza analitica ed approfondita della struttura per scadenze degli attivi e dei passivi, con l’avvertenza elle le scadenze si riferiscano ai tempi di rinegoziabilità delle condizioni di tasso d’interesse e non alle scadenze contrattuali dei debiti e crediti considerati, oltre che una buona conoscenza delle reali possibilità che il mercato offre per modificare tale struttura; si basa. altrettanto necessariamente, su un’elevata capacità di previsione dell’andamento prospettico dei tassi d’interesse, più precisamente delle strutture dei tassi d’interesse con riferimento ai diversi orizzonti temporali considerati; adotta come strumento operativo principale la manovra dei gaps, laddove per gap si intende il valore complessivo rispettivamente delle attività e delle passività di bilancio il cui tasso d’interesse può essere rinegoziato entro un determinato orizzonte temporale (gap cumulativo). Il modello della “gestione attivo-passivo”, pertanto, consente di modificare le strutture per scadenze degli attivi e dei passivi fino all’ottenimento delle situazioni di gaps desiderate; in particolare, l’obiettivo della neutralizzazione del rischio di tasso d’interesse è raggiunto solo quando le strutture per scadenze degli attivi e dei passivi sono speculari, nel qual caso, assumendo come ipotesi l’uguaglianza delle variazioni dei tassi attivi e passivi, il margine d’interesse risulterebbe immune rispetto alle variazioni dei tassi di mercato. Dal momento che la messa a punto delle strutture per scadenze ottimizzanti rispetto agli obiettivi perseguiti viene ottenuta procedendo “per tentativi”, misurando, attraverso i gaps, gli effetti possibili di margine di interesse in relazione ai possibili scenari dei tassi di mercato, l’adozione di tale modello implica l’attivazione di sistemi informativi progrediti e complessi, oltre che di elaborate tecniche di simulazione.

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