GESTIONE ATTIVA E PASSIVA

Espressioni che denotano due modi estremi di condurre la gestione di un patrimonio mobiliare da parte del gestore. Nella gestione attiva il gestore ha margini di discrezionalità, nell’ambito del rispetto della normativa e dell’etica professionale e nei limiti del mandato affidatogli. Tanto nelle gestioni in monte (p.e. fondi comuni d’investimento), quanto in quelle individuali il gestore, purché non si discosti significativamente dal benchmark dichiarato, ha sempre un minimo di libertà d’azione spostando gli impieghi da certe azioni ad altre, o al reddito fisso, secondo le sue aspettative nel tentativo di migliorare la performance. Gestione passiva si ha, invece, quando il gestore deve attenersi strettamente alle indicazioni del cliente. Il caso più rigido si ha nel deposito di titoli in amministrazione (dove la gestione, se l’impiego del termine è tecnicamente corretto, si limita secondo l’art. 1838 c.c. alla custodia, all’esazione di interessi, premi, capitale e dividendi, alla verifica dei sorteggi e all’esercizio dei diritti secondo le istruzioni del cliente). Un fondo comune d’investimento può adottare, dichiaratamente e non, una gestione passiva e allora il gestore struttura la composizione del fondo come una “copia” del benchmark senza modifiche, di regola in automatico da software. Tipica gestione istituzionalmente passiva è quella degli ETF, le cui azioni rispecchiano un portafoglio la cui composizione è uguale a quella dell’indice-benchmark sottostante. Anche nella gestione attiva, specie in quella personalizzata, il gestore deve conformarsi alle esigenze degli investitori che possono preferire una gestione prudente (clienti con propensione al rischio medio-bassa, intesi a conservare nel tempo il capitale accontentandosi di un rendimento modesto ma sicuro; gli impieghi vengono fatti in BOT e altri strumenti finanziari a breve, in titoli di Stato e obbligazioni, in fondi monetari o obbligazionari); una gestione bilanciata (clienti a propensione al rischio medio-alta, che mirano ad accrescere nel tempo il capitale e ad avere una certa redditività; gli impieghi vengono fatti parte in obbligazioni e parte in azioni o in fondi bilanciati); una gestione aggressiva (clienti che desiderano soprattutto una crescita nel tempo consistente del capitale; gli impieghi vengono fatti in azioni e in fondi nazionali, nazionali ed esteri, anche del tipo speculativo).

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