MINT: LE NUOVE ECONOMIE EMERGENTI (ENCICLOPEDIA)
Abstract
MINT è l’acronimo che identifica i nuovi paesi emergenti con le migliori prospettive di sviluppo nel futuro dell’economia mondiale, si tratta di Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia. L’ideatore dell’acronimo è Jim O’Neil, ex Chief Economist della Goldman Sachs, che già nel 2001 aveva coniato l’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). La nuova tesi di O’Neil sembra trovare riscontro anche nelle recenti analisi economiche del World Economic Outlook condotte dal Fondo monetario internazionale (FMI). Dal documento pubblicato il 7 ottobre 2014, che esamina gli sviluppi dell’economia mondiale, è, infatti, emerso che i paesi BRICS (Brasile, Russia, India e Cina) e i paesi MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia) hanno un prodotto interno lordo (PIL) di 37.800 miliardi di dollari, contro i 34.500 miliardi di dollari dei paesi dei paesi del G-7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti).
Da BRIC a MINT. Si allunga la lista di acronimi economico-finanziari per i paesi emergenti
Inizialmente, il primo termine riferito ai paesi emergenti viene utilizzato nel 2001, ad opera di Jim O’Neill nella relazione della Banca d’Investimento Goldman Sachs dal titolo “Building Better Global Economics BRICs”, per descrivere le economie di Brasile, Russia, India e Cina (BRIC) e alle quali successivamente si è aggiunta la “S” del Sudafrica, trasformando il termine in BRICS.
Jim O’Neil ha però recentemente aggiornato la classificazione dei paesi emergenti con l’innesto di nuove realtà che si affacciano nel contesto economico globale tanto da far concorrenza proprio ai BRICS. La sua tesi viene supportata da alcuni dati del FMI che mostrano le proiezioni di crescita di alcune economie, tra cui le nazioni che compongono il MINT, con un tasso di crescita del Pil pari o superiore a quello di Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia (come mostrato nella Tabella 1).
Tab. 1: MINT
I fattori che garantiscono il successo e l’ascesa dei paesi MINT sono molteplici: disponibilità di materie prime, tra cui petrolio, gas naturale, metalli preziosi, capacità di attrazione di investimenti esteri e di conseguenza know how e posti di lavoro. Inoltre, Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia godono di una popolazione molto numerosa che assicura sufficiente manodopera a prezzi bassi fino al 2050 e di una posizione geografica strategica che garantisce accesso ad ampi mercati.
Più pessimista è invece la visione di Nouriel Roubini, l’economista che predisse la crisi del mutui subprime nel 2007, il quale sostiene che è difficile immaginare i MINT tra le prime 15 economie mondiali alla luce del loro stato attuale. I fattori che hanno trainato la crescita dei paesi emergenti BRICS e che caratterizzano in parte anche i MINT, come la situazione demografica, gli investimenti diretti esteri (IDE) e la riallocazione delle risorse da settori a basso rendimento (settore agricolo) a settori più dinamici (industria e servizi), potrebbero non bastare. Secondo Roubini (vedi “Is the emerging market boom over?”), il recente rallentamento dei mercati emergenti, dovuto al calo dei prezzi delle materie prime, alla frenata del PIL della Cina e agli squilibri nelle partite correnti e di disavanzi nei conti pubblici interni, ne è la prova evidente.
Messico: Principali indicatori economici
Nonostante il contesto di rallentata crescita economica globale, il Messico ha registrato un tasso del 3,9% nel 2011 e 2012 confermandosi un’economia dinamica. Nel 2013, la crescita è stata dell’1,2%, per la fine del 2014 si stima una crescita dell’economia messicana complessiva di circa il 3,5%. L'economia messicana ha dimostrato negli ultimi anni un forte dinamismo, con un buon andamento dei consumi interni, degli investimenti e delle esportazioni. Il Messico gode di una finanza pubblica sana e di un sistema bancario che registra un tasso di capitalizzazione elevato. E’ membro del G20 e dell'OCSE e partecipa a trattati di libero scambio con più di 40 Paesi, inclusi gli Stati Uniti (NAFTA) e i Paesi dell' Unione Europea (TLC U.E.-Messico), oltre alla recente Alleanza del Pacifico con il progetto di realizzare la Partnership Trans-Pacifica (TPP). Il Messico vanta una posizione geografica strategica, in quanto paese "cerniera" tra l’America del Nord e l’America Centrale, infatti, molte imprese scelgono il Messico come testa di ponte per servire poi tutto il mercato nordamericano, a cui vi e' facile accesso grazie al trattato NAFTA. Punti di forza del paese: stabilità macroeconomica; ampia disponibilità di risorse naturali; contiguità geografica con gli Stati Uniti; numerosi accordi commerciali preferenziali e una forza lavoro (46 milioni di persone) giovane, qualificata. Punti di debolezza: iniqua distribuzione della ricchezza; eccessiva dipendenza da asset produttivi collegati a fattori altamente variabili, quali petrolio, rimesse degli emigranti, turismo.
Tab.2: Indicatori economici Messico
Indonesia: quadro macroeconomico
I dati fondamentali macroeconomici confermano il buon andamento dell’economia indonesiana, che dal 2008 continua a garantire tassi di crescita del PIL solidi e costanti, anche superiori al 5% annuo. Dal 2008 in avanti l'Indonesia ha registrato tassi di crescita sostenuti (+6% nel 2008, +4,6% nel 2009, +6,2% nel 2010, +6,5% nel 2011 e +6,4% nel 2012). A partire dal 2004, l'Indonesia ha registrato tassi di crescita stabilmente superiori al 5%, tra i più alti dell’area asiatica. La crescita interna è trainata dai consumi (54,6% del PIL) e dagli investimenti (34,9%). Ciò permette all'Indonesia di dipendere dagli andamenti dell'economia internazionale in maniera minore rispetto agli altri paesi dell’area grazie a una relativa resistenza rispetto a eventuali flessioni della domanda internazionale. Con una popolazione stimata attorno ai 240 milioni di abitanti, l’Indonesia rappresenta il più popoloso del Sud-Est asiatico. E’ fortemente integrata con i paesi dell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations). La crescita economica, coniugata alla stabilità politica del paese, ha contribuito a rafforzare la fiducia dei mercati internazionali nella sostenibilità di tale sviluppo nel medio-lungo termine.
Tab. 3: Indicatori economici Indonesia
Nigeria: la maggiore realtà economica dell’Africa occidentale e dell’Africa sub-sahariana
La Nigeria ha una popolazione di oltre 160 milioni di persone e in termini di PIL è già la prima economia dell'Africa Occidentale e sub-sahariana, superando il Sud Africa (paese BRICS). Con una crescita economica trainata principalmente dall’estrazione del petrolio, l’economia nigeriana è dipendente dal settore petrolifero per il 95% delle esportazioni, per l’80% del bilancio e in media del 40% alla formazione del prodotto nazionale. Oltre al petrolio, però, la Nigeria è l’11° produttore mondiale di gas. Il rapporto debito/PIL è del 20,77%, al di sotto della soglia di sostenibilità del 40% indicata dal FMI (inoltre la Nigeria è stato il primo Paese africano a pagare l’intero debito nei confronti del Club di Parigi). L’inflazione è sotto controllo, tra il 9 e il 12% negli ultimi due anni. Il Governo persegue una politica protezionistica in favore dell'industria nazionale. Sono applicati divieti alle importazioni o dazi ingenti, particolarmente sui prodotti agricoli.
Tab. 4: Indicatori economici Nigeria
Turchia: Dal 2002 tassi di crescita elevati
Dal 1999 la Turchia ha concretizzato il programma di risanamento definito insieme al FMI, conseguendo importanti risultati. Il Paese ha registrato altissimi tassi di crescita dal 2002, ad eccezione del 2008 e del 2009 a causa della crisi internazionale, e nel biennio 2010-2011 ha conosciuto tassi di sviluppo reali tra i più alti al mondo rispettivamente 9,2% e 8,5%. Caratterizzata da una crescita economica stabile, la Turchia è anche al 13° posto nel 2012 tra le economie più attrattive al mondo per gli Investimenti Diretti Esteri (IDE). Il paese è caratterizzato da un sistema bancario molto solido, fondato su rigidi criteri di disciplina dopo la grave crisi degli anni 2001-2002. Anche la Turchia, come gli altri paesi MINT, gode di una posizione geografica strategica essendo un “ponte naturale” tra Europa, Asia e Medio Oriente e disponendo di sbocchi efficienti verso i mercati più importanti di queste aeree (1,5 miliardi di persone per un valore di 25 trilioni di dollari di PIL) e, secondo dati ISTAT, la Turchia avrà anche un ruolo fondamentale per le rotte degli approvvigionamenti energetici futuri. Per quando riguarda gli accordi commerciali, è importante segnalare l’esistenza di un'Unione Doganale, tra Turchia e Unione Europea, in vigore dal 1996 che ha molto contribuito a rendere l'UE il primo partner commerciale del paese. Sempre in chiave europea, secondo le analisi del Ministero degli Affari Esteri italiano, il sistema economico turco deve l’ottima performance dell’ultimo decennio proprio alle riforme strutturali introdotte per il processo di adesione all’UE.
Tab. 5: Indicatori economici Turchia
Bibliografia
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BBC (2014) The MINT Countries: Next economic giants?, BBC News Magazine, January (http://www.bbc.com/news/magazine-25548060)
DA ROLD V. (2014) Dopo i BRICS arrivano i MINT: emergenti pronti alla ripartenza nonostante la recente frenata, Il Sole 24 ore, Aprile (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-07/-brics-arrivano-mint-emergenti-pronti-ripartenza-nonostante-recente-frenata--135648.shtml?uuid=ABPY008)
INFOMERCATIESTERI WEBSITE, (http://www.infomercatiesteri.it/)
INTERNATIONAL MONETARY FUND (2014) World Economic Outlook, World Economic and Financial Surveys, April (http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2014/01/pdf/text.pdf)
O’NEILL J. (2013) From BRIC to MINT, Business standard, November (http://www.business-standard.com/article/opinion/jim-o-neill-from-bric-to-mint-113111301201_1.html)
RAPPORTI CONGIUNTI AMBASCIATE/CONSOLATI/ENIT 2015
ROUBINI N. (2013) Is the emerging market boom over?, the Guardian, July (http://www.theguardian.com/business/2013/jul/23/emerging-market-boom-over-nouriel-roubini)